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lunedì 28 ottobre 2013

Incontro 4 – 28 ottobre 2mila3


Prima parte

I 12 partecipanti vengono divisi in 4 squadre, ad ogni squadra viene assegnato un gruppo dei seguenti:
  • Compagnia “Fate riferimento al gruppo di amici che frequentate di più”
  • Parrocchia “Si intende il gruppo di Oratorio e chiesa parrocchiale insieme, con a capo il parroco”
  • Chiesa “Si intende quella Romana Apostolica, con a capo il Papa”
  • Comune “Si intende il gruppo dei cittadini gussaghesi, con a capo il Sindaco”
Ogni gruppetto deve compilare la seguente scheda, accordandosi sulle risposte.

SCHEDA
Chi? Da chi è composto il gruppo (Segnalare 5 membri indicativi)
(Ad esempio Squadra di calcio: portiere, allenatore, attaccante, dirigente, difensore)
Che cosa fa? (Segnalare 4 attività tipiche)
(Ad esempio Squadra di calcio: partite, allenamento, ritiro, riunione fine anno)
 
Dove? Luoghi di ritrovo (Segnalare 3 luoghi di ritrovo)
(Ad esempio Squadra di calcio: Campo di calcio, Palestra, Salone riunioni)
Perché? Finalità del gruppo (Segnalare 3 scopi ultimi del proprio gruppo)
(Ad esempio Squadra di calcio: Vincere, Spirito di squadra, Prestazione fisica)
Quando? (Segnalare 3 occasioni/momenti temporali di ritrovo)
(Ad esempio Squadra di calcio: Allenamento del mercoledì, allenamento del venerdì, Partita della domenica)
Cosa si deve fare al suo interno? Quali comportamenti sono adeguati per appartenere al gruppo?
(Ad esempio Squadra di calcio: Venire agli allenamenti, assistere la squadra, impegnarsi)

Che ruolo hai? (Ogni partecipante segnalava il suo ruolo specifico)
(Ad esempio Squadra di calcio: Nessun ruolo -non gioco a calcio-, mediano, spettatore...)

Compilata la scheda i gruppi (che saranno identificati in modo anonimo come A, B, C, D) si affrontano e devono cercare di scoprire l'identità degli altri gruppi facendosi delle domande della scheda a turno:
  1. Ogni gruppo dà un numero ad ogni componente (1,2,3 – Quindi ci sarà il componente 1A, 2C, 3B ecc... )
  2. Ogni componente sceglie un gruppo diverso dal proprio e un componente a cui fare una delle domande della scheda
  3. Il componente sceglie una delle risposte compilate
  4. Tutti i gruppi sentono tutte le domande e tutte le risposte
  5. Un gruppo può scegliere di non fare la domanda ma di dare la risposta, identificando un gruppo avversario
  6. Vince il gruppo che indovina più identità

Esempio concreto dello svolgimento del gioco:
Il componente 1 del gruppo A (Comune) sceglie di fare una domanda al componente 3 del gruppo C (Parrocchia) scegliendo sulla scheda “Chi? Da chi è composto il gruppo”. Il componente 3 del gruppo C sceglie una delle 5 risposte che ha elencato “Educatore”. Ogni gruppo si annota la risposta data dal gruppo C e si prosegue nel giro.

Seconda Parte – Preghiera

  • L'educatrice  distribuisce il foglietto della preghiera, chiedendo una lettura silenziosa e personale del brano del Vangelo, però l'educatrice non dice che una metà ha ricevuto la preghiera con il Vangelo di Matteo 6, 25-34 e l'altra metà ha ricevuto la preghiera con il Vangelo di Luca 14, 25-35 (non li riporto, dovete andarli a cercare!)
  • L'educatrice chiede molto liberamente di commentare, esprimere opinioni o fare domande rispetto al Vangelo definito particolarmente “tosto”
  • ES dice “Ecco se qualcuno lo spiega anche a me” (ES ha il Vangelo di Luca)
  • Segue silenzio
  • Interviene l'educatrice che pungula ("giusto per commentare il Vangelo") domandando se qualcuno vuole esprimere quale messaggio indica il Vangelo
  • AF comincia dicendo che secondo lui il Vangelo (ha il Vangelo di Matteo) vuole spingere all'essenzialità della vita e cita “non raccolgono nei granai”, ma si ferma perché nota che la metà dell'altro Vangelo lo sta guardando stupito
  • L'educatrice (infame perché si diverte) chiarisce “Avete due Vangeli diversi! Ora questa metà leggerà il suo Vangelo all'altra metà e viceversa”
  • Un volontario per ogni metà legge il proprio Vangelo.
  • I due Vangeli sono proprio diversi e sembrano opposti, assolutamente in contraddizione. In Matteo Gesù dice di non preoccuparsi delle cose, di affidarsi alla Provvidenza, in Luca Gesù invita a progettare una torre o la disposizione di una guerra per essere sicuri di portare il progetto a buon fine. L'educatrice sprona i ragazzi a chiedersi il motivo di questa contraddizione, di spingersi nelle ragioni profonde del Vangelo, di scavare il messaggio, di non accontentarsi di leggerlo e prenderlo come viene! Non è utile credere che visto che è il Vangelo non si mette in crisi e va bene a priori: bisogna avere il coraggio anche di scoprire che potrebbe non essere “vero”. In realtà il Vangelo è vero, è la “verità” quindi se lo scaviamo, lo scopriamo catturiamo una verità profonda della nostra vita, non bisogna avere paura di mettersi e di mettere in discussione la Parola. L'educatrice è lì per dare quest'opportunità di approfondimento, sfruttiamola!!
  • Poi prova a spiegare...  Nel Vangelo di Matteo Gesù da indicazioni sulla vita personale, invita a non soffermarsi sulle banalità della vita, sulle cose “superficiali” (il cibo, il vestito), se ognuno si preoccupa del proprio mondo, sul proprio immediato “cosa mangeremo? Che abito indosseremo?” saremo chiusi in un'ansia che ci fa vivere limitati. Nel Vangelo di Luca Gesù parla di un progetto più ampio, di un progetto di vita, un progetto che coinvolge tante persone (una torre, una guerra), coinvolgono un “gruppo”. I gruppi di persone che abbiamo incontrato nel gioco sono gruppi che hanno una finalità precisa, anche il gruppo di amici ha delle caratteristiche che lo identificano. Gesù ci invita ad una progettualità precisa, perché portiamo avanti un progetto personale consapevole, pensato, “scelto”, vissuto con un gruppo strutturato. Quando ci dice “odiare il padre, la madre, i fratelli” non ci chiede di non voler loro bene, ma di staccarci da tutto quello che ci capita per caso. La famiglia in cui nasciamo non l'abbiamo scelta noi, ci è capitata. Gesù ci invita a non essere banalmente in balia delle cose che ci capitano (cosa mangeremo? Cosa indosseremo? Madre, padre, fratelli) ci chiede di scegliere, calcolare, pensare, costruire un percorso che sia realmente nostro e che ci dia sapore, per questo motivo chiude con l'immagine del sale. (Vale o no la pena di approfondirlo 'sto Vangelo!?!?)
  • L'educatrice invita quindi il gruppo a ragionare il programma del gruppo, perché il gruppo ACG è un bel mix tra amici-Chiesa-parrocchia-responsabità cittadina e quindi deve riuscire a cogliere il meglio dei 4 gruppi e costruire un bel progetto!
  • Preghiera di Tommaso Moro recitata a cori alterni: "Signore dammi la forza di cambiare le cose che posso modificare e la pazienza di accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per distinguere la differenza tra le une e le altre. Dammi Signore, un anima che abbia occhi per la bellezza e la purezza, che non si lasci impaurire dal peccato e che sappia raddrizzare le situazioni. Dammi un anima che non conosca noie, fastidi, mormorazioni, sospiri, lamenti. Non permettere che mi preoccupi eccessivamente di quella cosa invadente che chiamo 'io'. Dammi il dono di saper ridere di una facezia, di saper cavare qualche gioia dalla vita e anche di farne partecipi gli altri. Signore dammi il dono dell'umorismo"


Parte terza

Condivisione del programma annuale inviato via mail in precedenza.
Riporto qui il programma e alcuni commenti, sperando che i giovani contribuiscano ulteriormente alla discussione del programma che va ulteriormente chiarito e dipanato.
Tutti i punti sono condivisi e ritenuti “degni di essere presenti”, nessuno è stato depennato (per ora), altresì nessun punto è stato aggiunto.

VERIFICA ANNO PASSATO
Esigenze emerse dai giovani:
Attenzione alla spiritualità e alla preghiera → ES dice che dovremmo sfruttare le occasioni parrocchiali e diocesane presenti che sono ben fatte e interessanti, si dà disponibile a fornire calendario degli appuntamenti specifici. Inoltre sottolinea che la preghiera con questa particolare attenzione al Vangelo offre una spiritualità di gruppo più approfondita. Anche AL sottolinea l'importanza di questo punto collegando ai temi proposti riguardo alla fede.
Maggiore continuità
Profondità nella trattazione degli argomenti

Esigenze aggiunte da educatore:
Una verifica più approfondita sul singolo incontro (è stato afferrato il concetto? È sufficiente?) Qui l'educatrice supplica i giovani a darle riscontro sugli incontri, specie se non sono efficaci o sono confusi, perché è poco utile sapere alla fine dell'anno che un incontro o una serie di incontri non sono stati efficaci. Mail, SMS, commenti sul blog, tutto aiuta a correggere il tiro!
Aprire meglio il gruppo all'esterno con iniziative e relazioni (vedi punto sul tema)
Avvicinarsi meglio all'associazione parrocchiale e diocesana

Punti di forza:
Condivisione e affiatamento in gruppo
Interesse e trattazione dei temi (anche se quest'ultima non sempre approfondita)



POSSIBILI TEMI ANNO 2013/2014

Percorso assembleare (Responsabilità-fraternità):
AL ritiene questo tema importante ma non vorrebbe che si insistesse troppo. CB invece vorebbe che questo tema venisse approfondito parecchio.
Cos'è l'AC? Perché me ne devo curare?
Fotopetizione → Richiesta della Diocesi
Responsabilità associativa – 8 dicembre

Testimoni fuori dal giro!! (Ecclesialità-Interiorità) TEMA DELL'ANNO ASSOCIATIVO
ES e AF hanno particolarmente a cuore questo tema, ma anche gli altri (ricordo bene ST e AL) sembrano interessati a questo tipo di testimonianza esterna al gruppo, per creare una condivisione aperta ed esterna al gruppo. ES dice che l'AC è vista un po' troppo chiusa in se stessa, problema che si vedeva anche negli altri gruppi AC (ACA e ACR), come gruppo giovani potremmo aiutare l'AC parrocchiale in questo. AL lanciava l'idea di incontri al bar. L'educatrice diceva che si potrebbero studiare degli incontri tipo 4 all'anno non conseguenti, ma spot che permettessero un tipo di rilancio simile (Natale dei giovani), ma invitava una progettazione ben ponderata.
Come testimoniare la fede? (progetto “Missioni Naruto”) → progetto che ha in testa la educatrice, si inventano delle missioni molto specifiche sulla testimonianza da molto semplici a missioni più difficili e si assegnano da compiere... da discutere!
Andare all'esterno della Parrocchia
Cercare gli altri giovani → AF piaceva questo discorso e voleva che il gruppo si spendesse in questa direzione
Curare le relazioni all'interno dei giovani di Gussago
Farci “vedere” fuori dal gruppo

Cittadini si diventa (Responsabilità-fraternità)
LM era molto interessata a questo tema. AL non tanto interessato. AF vorrebbe capirci di più di politica.
Mi interessa la Politica? A cosa mi serve a cosa le servo?
Dialogo e relazione con la Politica (progetto “Appello per l'Italia”)

Fede, dove appoggio i piedi? (Ecclesialità-Interiorità)
I dubbi della Fede: dubitare fa bene
Fede-Scienza – Parte II → DN e CB mi sembravano propensi a ritornare sul tema
Eucarestia: sei proprio tu, Jesus? → non ho sentito nulla su questo, è possibile? Depenno?
I "no" della Chiesa che mi interrogano → Ho colto voci interessate a questo tema quali DN, LM e ST (se non sbaglio)

Mese della Pace 
Pace e ? (vedremo cosa ci dirà Papa Francesco nel suo primo messaggio sulla Pace) Troppo vago ancora impossibile escluderlo a priori a dicembre vedremo.

Chiedo scusa se non ho colto altre voci e commenti! Ma spero che mi correggerete e completerete, facendomi pervenire i vostri commenti non inclusi nel report!!

Incontro Extra - 21 ottobre 2mila13

Incontro informale e ludico, aperto anche ai non soliti.
Giochi in scatola e nessuna pretesa, visto che la domenica prima c'era stato un incontro macrozonale diocesano.

Giochi: Perudo, Bang!, Taboo

E' utile fare ogni tanto questo tipo di incontro, specie se c'è l'opportunità di creare qualche ponte in più esternamente, non necessariamente per includere qualcuno, ma semplicemente per creare relazioni esterne che apportano sempre a nuovi e proficui contributi.

Da ripetere!!

venerdì 25 ottobre 2013

Oroscoppio I


Ariete

Influenze positive da parte degli astri.
Il consiglio: Copritevi bene prima di uscire.

Toro

Saturno sbarra la strada ai progetti.
Il consiglio: Attenzione ai vigili corpulenti.

Gemelli

Urano vi ruba vitalità e dinamismo.
Il consiglio: Chiudete bene la macchina.

Cancro

Nettuno favorisce le vostre iniziative.
Il consiglio: Non lasciatevi scoraggiare dall’indifferenza.

Leone

Mercurio vi offre soldi e novità imperdibili.
Il consiglio: Non rispondete a numeri sconosciuti.

Vergine

Le stelle risplendono davanti a voi!
Il consiglio: Sulla neve si scivola.

Bilancia

Plutone vi innervosisce con spese ingiustificate.
Il consiglio: Siete in ritardo con il canone?


Scorpione

Otterete presto l’influsso energico di Marte.
Il consiglio: Attenzione alle diete proteiche.

Sagittario

Venere vi stupisce con nuovi incontri.
Il consiglio: Rispettate le precedenze.

Capricorno

Giove vi sorride.
Il consiglio: Niente imprecazioni... Per Giove!

Acquario

Avete Urano in prima casa e Saturno nella seconda.
Il consiglio: Basta animali domestici!

Pesci

Gli astri suggeriscono investimenti.
Il consiglio: Meglio non guidare.


Oroscoppio proverbiale

C’è posta per te… No!


Articolo febbraio 2012

Esperienze di vita allo sportello postale di Gussago


Ci sono evenienze nella vita che non si possono evitare, bisogna affrontarle con coraggio e intraprendenza, senza lasciarsi abbattere, così prendiamo la nostra cartolina che ci comunica la giacenza di una raccomandata alla Posta di Gussago e affrontiamo l’inevitabile visita!!
Eppure dobbiamo solo ritirare la nostra raccomandata, non dovremmo impiegare tanto...
Arriviamo, sospiranti, al temuto e sempre evitato ingresso dello squadrato edificio pubblico.
Ci si presenta la pulsantiera, davanti alla quale dobbiamo sempre rileggere tutte le diciture per timore che nel frattempo le abbiano rimescolate. Mentre noi rileggiamo, entrano altre quattro persone che con nonchalance pigiano il tasto prima di noi. Frastornati ricalcoliamo le persone in attesa che ci anticipano, quindi pronti per schiacciare il tasto giusto, siamo improvvisamente preceduti da un’esperta vecchina, che, come un fulmine, sbuca alle nostre spalle.
Inghiottendo qualche disappunto contro la nostra lentezza, ci avviciniamo alle sedie dell’attesa che ovviamente straripano di gente, qualcuno chiacchiera, qualcuno legge, qualcuno passeggia, qualcuno
smonta la tenda che aveva improvvisato il giorno precedente, l’immagine non ci consola…
Facciamo passare l’interessante scaffale colmo di libri, DVD e CD, che neanche il negozio Ricordi, dalle Ricette di Suor Germana all’ultimo Album dei Litfiba. Dopo aver passato tutti i titoli, letto tutte le quarte di copertina e preso appunti per i prossimi dodici pranzi a casa, la fila davanti a noi non si è neppure smezzata. Benché ci siano stati degli abbandoni dovuti alla notizia di uno sportello occupato da un nuovo correntista del Banco Posta, sono scelte… forse qualcuno rimpiange i PonyExpress per la propria corrispondenza.
Per distrarci nell’attesa, benché non si possa fare per la privacy e nonostante ci siamo posti ben oltre la linea gialla, sentiamo una ragazza che al banco dedicato ai “Prodotti postali” incomincia: «Io dovrei
spedire un pacchetto». 
Dall’altra parte l’impiegato di turno la guarda stupito e chiede conferma: «Deve spedire un pacco?!». 
La ragazza sembra spiazzata e si guarda intorno come ad assicurarsi di essere in Posta. Auto-convincendosi di non aver capito bene, continua: «Devo spedire questo CD a Trieste nel modo più sicuro e veloce possibile». 
Dall’altra parte segue l’imbarazzo «Eh… (pausa di riflessione) c’è la posta prioritaria, ma non è sicura, oppure la raccomandata ma non è veloce…».
La ragazza, un po’ agitata, chiede «Ma un modo veloce e sicuro, tipo corriere?».
Sempre l’imbarazzo risponde dall’altra parte (ma che gli starà chiedendo per generare questo stato d’ansia?): «Beh ci sarebbe il pacco celere, ma è costoso… sui 15 euro...»
La ragazza crolla il capo in un’indecisione tra il riso e il pianto e dice «Va bene il pacco celere e mi servirebbe una busta».
 «Ma non so se le abbiamo!» esclama strabiliato l’impiegato.
Noi, ridendo, pensiamo che al massimo potrebbero usare il volume in brossura delle avventure di Salgari, esposte sullo scaffale di libri.
Subito dopo arriva un’altra giovane che deve spedire una raccomandata, la donna è esperta e ha già compilato tutte le cartoline prima di affacciarsi allo sportello (l’esperienza insegna). «Devo spedire queste tre raccomandate, per favore» dice con gentilezza, mentre una signora dall’altro lato squadra le
cartoline storcendo la bocca in disappunto.
La giovane si giustifica «Mi scusi non ho scritto molto bene, però si legge». «Vedo, infatti, che non ha scritto bene!» la rimprovera dall’altra parte. La ragazza è mortificata, mentre noi abbiamo pensato un ulteriore uso dei libri sullo scaffale.

Dopo una serie di gag, tra il tragicomico è quasi il nostro turno, sono ormai passate 3 ore e 25 minuti, in cui abbiamo conosciuto Guido, Marisa, Gianfranco e Susanna con il figlio Mattia, tutti che rimbrottano ogni volta che l’impiegata postale fa firmare otto copie di uno dei dodici documenti al tizio che da 37 minuti occupa lo sportello. È quasi il nostro turno, ma il ghepardo che ci ha soffiato il posto all’ingresso
della Posta, è divenuto un bradipo, la nonnina impiega un eternità contando una a una le banconote per il Canone Rai, chiacchierando amabilmente con la sportellista e perdendo il conto ogni 7 euro.
Tocca a noi finalmente! È arrivato il nostro turno!!
«Buongiorno! Dovrei ritirare una raccomandata» e mostriamo la cartolina.
«Eccoli i soliti… e farsi trovare a casa? Noi non possiamo mica corrervi dietro!»
Sorridiamo in silenzio, immaginando Il grande libro illustrato del corpo umano che incontra le origini. Dopotutto siamo qui per caso, ormai il nostro riferimento è la posta di Rodengo.

Al di là dell’ironia, l’obiettivo di questo articolo è sollevare il problema dell’evidente inefficienza  dell’ufficio postale locale e invitare il Direttore, o chi per lui, a rispondere, per spiegare le motivazioni e capire quali potrebbero essere le soluzioni.



NB: Tutte le esperienze citata sono realmente accadute!

Posta di Gussago

Spot di Pace in Franciacorta


Articolo del febbraio 2012

Il messaggio del Papa interpretato e diffuso dai giovani 

Il primo gennaio, giornata mondiale della Pace, il Papa Benedetto XVI ha lanciato il suo annuale messaggio, che, per il 2012, aveva come titolo Educare i giovani alla Giustizia e alla Pace. Molte realtà parrocchiali e associazioni ogni anno promuovono un cammino per la diffusione dell’annuncio del Santo Padre e la promozione della tolleranza e della condivisione, facendo di gennaio il Mese della Pace. Due eventi hanno richiamato l’attenzione della nostra redazione, che è intervenuta in entrambi.

Ospitaletto, 4 febbraio – La tradizionale 18 ore della Pace, veglia promossa tutti gli anni dalla Parrocchia di Ospitaletto a chiusura del mese della Pace, è vissuta sempre con grande intensità e spiritualità. Durante la veglia, ogni gruppo parrocchiale anima un’ora di adorazione, con preghiere e spunti di riflessione su possibili vie di Pace. Attività promossa ed estesa anche al di fuori del paese, coinvolgendo altri gruppi di Parrocchie vicine, che hanno fatto un percorso affine nelle stesse giornate.

Provaglio d’Iseo, 12 febbraio – Il secondo evento è promosso, a livello diocesano, dall’Azione Cattolica e ha visto la partecipazione di un centinaio di persone, tra i 14 e i 35 anni. L’evento si è aperto con la S. Messa alle ore 18.00, è continuato con una riflessione su grandi testimoni di Pace, da Martin Luther King, promotore della non-violenza e dei diritti dei neri, a Aung San Suu Kyi, nobel per la pace 1991, da Sophie Scholl, membro della Rosa Bianca, a Rosario Livatino, il “giudice ragazzino” ucciso dalla Mafia nel 1990. Ha chiuso l’incontro il “Paceritivo”, un momento informale di musica e snack, all’insegna dell’incontro e del divertimento “sano”.
Certo entrambi possono sembrare piccoli momenti luminosi all’interno di uno scenario vasto di violenza e di sopruso, ma piace pensare che un lumicino, seppur piccolo, faccia più luce di un migliaio di persone che si lamentano del buio.

Festa della Pace a Provaglio di Iseo - 12 febbraio 2012

A Mali estremo, il rimedio è conoscerlo

Articolo del febbraio 2012


L’esperienza di Padergnone nel Corno d’Africa è prossima a ripetersi

A dicembre la comunità di Padergnone, rappresentata da alcuni suoi membri, ha soggiornato per tre settimane nella Repubblica del Mali, in Africa occidentale, inserendosi in quello che è un progetto importante del Gruppo Africa, una realtà di Odolo arrivata in zona franciacortina grazie al contributo
di don Duilio, nuovo parroco di Padergnone.
L’accoglienza all’incontro fa subito assaggiare il clima informale del gruppo e il don propone un band in francese (lingua parlata in Mali) sulle note della Carrà, mostrando a tutti i partecipanti uno spaccato delle attività, che li aspetta in Africa. Il ghiaccio è subito rotto, ci mettiamo in cerchio e ciascuno è invitato a scrivere le ragioni che lo spingono a fare l’esperienza africana. I biglietti vengono raccolti.
Andrea racconta l’esperienza africana, rispondendo alla piccola provocazione lanciata dal don «“In Africa non facciamo nulla”. Non è vero che non facciamo nulla, facciamo la cosa essenziale e più importante: costruiamo rapporti con le persone». «Certo» continua Andrea Da Padergnone a San c’è una distanza di circa 7.000 Km «non è una finalità materiale quella che portiamo avanti, ma andare, conoscere, giocare se stessi nelle relazione, vivere con chi ci accoglie, stare con loro, condividere gli ideali è la cosa più grande che possiamo fare».

Primi approdi alla cultura maliana

Andrea, “l’esperto di Africa” come lo definisce don Duilio, ci racconta dell’affascinante cultura maliana. Ci spiega che il Mali è abitato da molte etnie diverse, anche se fisicamente molto simili tra loro, identificate dall’attività produttiva che compiono e da cui deriva tutta la cultura.
Il gruppo europeo in visita risiede vicino a San, una cittadina a sud del Mali, poco lontana dal confine con il Burkina Faso, presso l’etnia Bou, popolo dedito all’agricoltura, particolarmente ligio al lavoro. I Bois sono quindi molto legati alla terra e tutte le usanze, i riti e i culti fanno riferimento alla terra e alla
pratica agricola, ma ci avverte Andrea «È impossibile per lo straniero vedere le pratiche religiose». I Bois, infatti, sono molto gelosi e riservati del loro culto e non mostrano all’esterno i riti, se non solo alcuni specifici, come quello dell’accoglienza, durante il quale i visitatori sono accolti dalla popolazione
che indossa copricapi particolari, abiti fatti di reti e rivestiti di sonagli, che fanno di ogni movimento
di danza suoni e ritmi, che amplificano la musica suonata per il rito.
Andrea racconta come i visitatori vivono l’incontro con una cultura molto diversa, benché mediata dalla religione cattolica, accolta da molto tempo dalla popolazione Bou, al contrario del resto del Mali, dove la religione più diffusa è l’Islam. 

Il rito Sanchemon

Il rito Sanchèmon mi colpisce molto: è praticato presso una palude che i Malesi chiamano lago Amar Sanchè. Il rito serve per promuovere la concordia tra le diverse etnie che popolano il Mali, una delle poche regioni africane in cui regna una convivenza pacifica in un crogiolo di credo e culture diverse.
Tutti i popoli infatti fanno riferimento al concetto di Sinanchià, un’espressione intraducibile, per la quale Andrea ha una sua traduzione “aver imparato a convivere pacificamente anche prendendosi in giro” (parafrasato ndA). I Maliani usano deridersi tra etnie per prevenire i conflitti, una specie di valvola di sfogo, che consolida le relazioni tra culture differenti.
Andrea spiega che ci sono tante altre riflessioni che si possono fare sulla cultura maliana e africana in generale, ma il tempo stringe. 

Le ragioni di un viaggio in Africa

Il don fa recuperare i biglietti scritti all’inizio, si rileggono e si commentano alla fine si condividono insieme. Ciò che spinge molti a intraprendere l’esperienza africana è la curiosità di incontrare un mondo lontano e assolutamente diverso dal nostro.
Qualcuno aggiunge un desiderio di crescere interiormente attraverso l’incontro e qualcuno suggerisce che il primo scopo deve essere quello di incontrare le persone, l’incontro con la cultura della persona è successivo, il primo passo è personale. Si conclude con un monito di don Duilio che parla del “mal d’Africa”, quella grande nostalgia che prende chi ne fa esperienza, «L’Africa ti entra dentro e ti esce anche fuori!» usa queste parole per spiegare che quando si vive un’esperienza simile la si trasmette, se ne diventa testimone, contribuendo a una nuova concezione di Africa, non miserabile e oscura, ma vitale e accogliente.

Il Bambino senza Ombra


Racconto scritto nel maggio 2001.

Gli stralci che vi sto per presentare sono frutto di una riflessione di uno dei tanti alunni che ho avuto il privilegio di istruire. All’inizio dell’anno ho proposto ai miei piccoli studenti di appuntarsi riflessioni o pensieri che avevano avuto durante la loro giornata, spinto dalla convinzione che i bambini siano dei pensatori eccezionali, se correttamente stimolati, poiché non danno nulla per scontato.
Volevo semplicemente capire quanto la dimensione religiosa toccasse la loro vita quotidiana, quanto di ciò che dicevo fosse assorbito, ovviamente senza rivelare quale fosse il mio fine (i bambini sono anche furbi!). Un esperimento un po’ inutile, penserà qualcuno, poco produttivo, allora preparatevi a ricredervi...
Maestro elementare della Scuola di Montalpicchio

Il Bambino senza Ombra

Montalpicchio, 12 marzo 2010
L’altro giorno non ho incontrato un bambino, o meglio, ho incontrato un non-bambino, so che sembra una cosa illogica e dopotutto lo è, ma ora lo racconto meglio.
Io faccio spesso un gioco: incrocio le persone, ma non come fanno tutti, io lo faccio apposta. Ogni volta che vedo una persona che arriva nella mia direzione, io mi concentro e presto la massima attenzione all’attimo in cui mi incrocerò con quella persona. Lo faccio per sentire la sua “aura” (questa parola l’ho sentita nei cartoni animati giapponesi), ora spiego cos’è, o, meglio, cosa ho capito che è.
Secondo me l’aura è una specie di proiezione dell’anima: come il corpo proietta l’ombra alla luce del sole, così l’anima proietta l’aura. Ma mentre il corpo toglie la luce e l’ombra è qualcosa di scuro, l’anima aggiunge e l’aura è luminosa. Ogni volta che incontro “qualcuno”, sento questa vibrazione, questa presenza vitale, anche se la persona che incontro è molto triste o molto stanca. Quando è felice, è molto facile sentirla ed è forse per questo che tra noi bambini è facilissimo avvertirla: la nostra aura è vivace come noi!
Ma questo gioco che spesso mi diverte tanto, l’altro giorno è stato molto brutto.
Andavo a fare le spese in centro con la mia mamma e ho viso questo strano bambino in fondo alla strada. Ho cominciato a camminare velocemente verso di lui: volevo giocare! Ho raccolto la massima concentrazione per incrociarlo, era a due passi... ecco! Cosa? Non ho sentito nulla! Aspetta un attimo, riproviamo! Possibile che ci sia stato un attimo di distrazione? Nulla, non ho sentito nulla, non l’ho sentita, non l’ho sentito. Una tristezza intrusa ha colmato quel vuoto che avevo preparato per essere riempito da altro, da un altro. Continuo a pensaci, sarà stato un errore, una distrazione, magari di entrambe le anime? Non lo so...

Montalpicchio, 24 marzo 2010
Ho sentito una cosa veramente strana: le mie cellule sono più vecchi di quelle del mio papà e della mia mamma! Fortunatamente mio papà, che stava ascoltando la tele con me, mi ha spiegato cosa vuol dire questo buffo discorso.
Le mie cellule contengono una cosa che si chiama DNA ed è una specie di magazzino con tutte le informazioni che c’erano nelle cellule del mio papà e della mia mamma, nelle cellule dei quali, a loro volta, c’erano quelle dei miei nonni, ma anche nello loro c’erano le informazioni dei miei bisnonni, ecc... Non so se questa spiegazione sia abbastanza chiara, spero di sì.
L’ho scritta perchè mi piaceva moltissimo pensare che dentro di me, in qualche modo, sono racchiusi tutti i dati di tutte le persone della mia famiglia che mi hanno preceduto ed è bello pensare che anch’io aggiungerò nuove informazioni a quelle che ci sono già. È come se io fossi il risultato di tutte le storie dei miei antenati, più la mia e allora ho pensato che in me c’è un grande tesoro!

Montalpicchio, 17 aprile 2010
Oggi ho giocato con i miei due vicini di casa: Matteo e Diego. Sono due gemelli e sono proprio uguali, anche oggi mi hanno fatto lo scherzo di non dirmi chi era l’uno e chi era l’altro, ma poi è arrivata la loro mamma che subito sapeva chi era Matteo e chi era Diego. I gemelli mi hanno raccontato che non riescono mai ad imbrogliarla, le mamme sanno sempre tutto dei loro bambini! 
Matteo e Diego sono molto simpatici, fanno sempre battute e mi raccontano un sacco di avventure. Diego è molto bravo a raccontare le storie, fa anche tutte le voci. Matteo invece è capace di fare le capriole e i salti, Diego ogni tanto lo sgrida, perché a paura che si faccia male e mi dice di non provare mai a imitarlo.
Anche se sono uguali fuori, sono, comunque, diversi nei gusti e nel fare le cose, così so sempre a chi rivolgermi. Se ho bisogno d’aiuto per i compiti di grammatica o italiano vado da Diego, invece per confidare un segreto vado da Matteo.
Che bravo Dio! Ci ha creati tutti diversi, così ognuno ha la propria identità e ciascuno dà all’altro qualcosa che può dare solo lui.

Montalpicchio, 28 aprile 2010
Oggi ho avuto lezione di religione. Il maestro ci diceva che Dio ci ha amato ancora prima che noi nascessimo. Io ho pensato: “Quando eravamo nel cielo e non avevamo ancora un corpo, solo l’anima”. Il maestro ha continuato dicendo che Egli sa addirittura quanti sono i capelli che abbiamo in testa, tanta è la cura e l’attenzione che ha per noi. Tutto questo mi sembrava molto bello, allora ho chiesto:- Ma Dio ci sta sempre vicino? -
- Sempre!- ha esclamato il maestro.
Io ho deglutito e ho chiesto titubante: - Anche quando siamo cattivi? -
- In modo particolare quando facciamo i cattivi - ha ribattuto il maestro con un sorriso - perché è in quel momento che abbiamo più bisogno di Lui! -
“Dio è troppo grande! Come fa a volerci così bene?!” pensavo con enorme stupore. Poi ho pensato che forse l’aura è la proiezione dell’anima amata da Dio, è Dio a fare da luce all’anima per proiettare l’aura. In tutta l’ora di religione sentivo la mia anima ridere e la mia aura brillare...

Montalpicchio, 30 aprile 2010
Ieri notte è nata la mia cuginetta, così stasera andrò con il mio papà a trovare lei e la zia.
Siamo molto contenti, è sempre bello quando nasce un bambino.
- Mamma, perché i genitori vogliono avere dei bambini? -
La mamma ha sorriso e ha detto: - Perché c’è così tanto amore tra di loro che vogliono renderne partecipi altre creature: un figlio è un gesto d’amore! -.
Ma io so bene che a volte i bambini vengono abbandonati e le ho chiesto il perché, la mamma ha sospirato e mi ha detto che per loro non c’è amore e che spesso, purtroppo, non c’è né neppure abbastanza per farli nascere. Mentre mi spiegava ciò, si è un po’ rattristata, allora mi è venuto in mente che mi aveva detto il meastro di religione e ho esclamato:
- Per fortuna per tutti noi c’è l’amore di Dio, che è nostro Creatore! - e la sua anima si è accesa di una luce abbagliante mentre mi abbracciava.

Montalpicchio, 7 maggio 2010
Non crederete mai cosa ho visto oggi alla tele, o meglio chi ho visto, ora vi racconto.
Mio papà stava guardando il telegiornale, io invece stavo giocando con le costruzioni, a un certo punto mio papà ha esclamato:
- Toh! C’è Dolly! -
Allora ho guardato lo schermo e ho visto un agnellino carinissimo e ho pensato: “Deve essere un agnellino famoso, se il papà lo conosce...”; poi hanno fatto vedere la stessa pecora spiegando che era cresciuta e si era molto ammalata.
Fin qui niente di particolare, ma poi parlando di questa pecora famosa, ecco che fanno vedere il non-bambino che avevo visto io un po’ di tempo fa! Non sapevo che fosse un bambino famoso, non l’avevo mai visto prima in televisione. Comunque era proprio lui e aveva ancora l’espressione triste di quando lo avevo incontrato la prima volta. Come se fosse smarrito. Ho chiesto al papà chi era quel bambino e lui mi ha sospirato un po’ mogio e mi ha detto:
- È il primo clone umano... -
- Cos’è un clone, papà? - ho subito chiesto. 
Lui ha risposto prima dimesso, poi arrabbiato:
- È un essere umano creato in laboratorio, non ha un papà o una mamma, ha un inventore! -
- Come un robot? - ho precisato.
- Esatto come un robot! - ha confermato il papà.
Prima ho pensato che gli scienziati erano davvero dei geni se erano riusciti a costruire un uomo da soli, poi ripensando all’espressione triste di quel bambino e alla brutta sensazione che avevo provato nell’incrociarlo, ho avuto un ripensamento.
Ecco perché non avevo sentito l’aura, l’ombra della sua anima: quel bambino non l’aveva, perché non aveva l’anima. Il suo inventore se ne era dimenticato, forse era troppo occupato del risultato, forse non aveva gli ingredienti...
Quindi ho pensato che Dio non l’avrebbe mai dimenticata!!

Tra il dire e il dare


Articolo scritto il 24 marzo 2010 per il Convegno Educatori "Tra il dire e il dare", riportato qui in memoria di Romano Damiani.

La povertà torna al centro dell’attenzione per l’Azione Cattolica, già protagonista nella riflessione di giovanissimi e giovani durante il mese della pace. Il tema infatti offre diversi spunti di riflessione e risveglia l’attenzione specie nell’attuale situazione economica che ci troviamo ad affrontare.  
Chi sono i poveri? E come siamo chiamati a confrontarci soprattutto noi cristiani cattolici, aderenti all’associazione e magari con qualche particolare incarico formativo o di responsabilità? È una domanda che non possiamo non porci in questo frangente ed è una domanda che abbiamo rivolto domenica 22 marzo al Vangelo e a due testimoni invitati per l’occasione.
Gesù ci risponde, indicando ai suoi discepoli, a noi, l’esempio straordinario della povera vedova che nel tesoro del tempio getta solo due monetine, ma che in realtà getta tutta sé stessa, per vivere realmente, nel totale affidamento del Signore della Vita.
Ljerka Baktovic racconta la sua storia di profuga della Bosnia Erzegovina. Lavoro tranquillo, famiglia affettuosa, una vita normale, una grande fede in Dio. Proprio perché cristiana cattolica, viene sottoposta a un trattamento discriminatorio sul posto di lavoro nella Jugoslavia comunista e per migliorare un po’ le proprie condizioni decide di trasferirsi per qualche tempo in Germania. Durante la sua permanenza lontana da casa, scoppia la guerra in Bosnia. Ljerka tenta di ritornare nel suo paese, ma le frontiere sono chiuse e lei faticosamente riesce solo a entrare in Croazia. Senza nessuno, con pochi soldi e con un figlio in arrivo, passa in un breve giro di vita da una situazione di normalità a una povertà materiale e soprattutto di contatti umani. “L’unica persona che mi era rimasta vicina era Dio, Lui mi ha dato la forza”. Con il solo affidamento alla provvidenza trova il coraggio di ricostruire pezzo per pezzo la propria vita e quella di suo figlio. “Quando ero a Zagabria, anche se non mangiavo e avevo il bambino piccolo, continuavo a pensare e a pregare per quelli che erano in mezzo alla guerra. Non sapevo se i miei genitori fossero ancora vivi”.
Grazie a diverse traversie, arriva in Italia nel ’94 e appena possibile organizza gli aiuti da portare nel proprio Paese, distrutto dalla guerra. Per quattro anni fa la spola dall’Italia alla Bosnia portando aiuti umanitari. “Ho vissuto tanti momenti difficili, ma anche se ero povera materialmente, sono sempre rimasta ricca spiritualmente. Dio portava la croce con me”.
Romano Damiani presenta il progetto Camper Emergenza, l’impegno scelto quest’anno dall’Azione Cattolica diocesana per l’Iniziativa di Solidarietà. Romano racconta com’è nato il Camper Emergenza, come il grave lutto per la perdita di suo figlio in un incidente del sabato sera abbia spinto sua moglie e lui a dare un nuovo senso alle proprie vite. Prima portando aiuti nella ex-Jugoslavia, poi in Russia, finché Romano non viene interpellato su un nuovo campo: i poveri della sua città. Nasce così Camper Emergenza con i suoi servizi: dall’assistenza ai senzatetto in stazione, all’esperienza del dormitorio, dall’iniziativa “Vieni a pranzo con noi”, in cui si può trovare la serenità di un pasto al caldo tra amici nei giorni festivi, al Servizio medico e di prima terapia. “Lo spirito che ci deve animare è sempre quello dell’aiuto al fratello, perché il povero è prima di tutto nostro fratello”. 
Parla dei suoi volontari, un numero che si aggira sui centocinquanta, con un orgoglio di padre, ma cede subito il passo all’umiltà autentica, mentre chiede a sé stesso se davvero fa tutto il possibile per il suo fratello povero. Poi suggerisce stili di vita: “Al povero non date soldi, ma fermatevi con lui, offritegli un cappuccino, chiedetegli se ha bisogno di qualcosa. È il riconoscimento della sua dignità come persona che gli serve più del resto”. 
Due diversi punti di vista quelli di Ljerka e Romano, di chi ha subito la povertà e di chi aiuta a sollevarla, che si congiungono in un unico snodo: la dignità di colui che può donare è la stessa dignità di colui che può accettare. In entrambi, infatti, è possibile cogliere il volto vero di Gesù, quello della misericordia e della resurrezione e quello della sofferenza sotto la croce, quella croce che se accettata con amore è strumento di salvezza.
La cena si è consumata ancora all’insegna di Camper Emergenza, i partecipanti del convegno hanno ricevuto infatti un pasto simile a quello che i volontari di Romano offrono a chi incontrano per strada: un semplicissimo gesto di comunione fraterna.
La serata è stata animata da uno strepitoso gruppo musicale, i Greenwich. “Il cuore va ascoltato con la stessa attenzione con cui va ascoltata la buona musica” ha introdotto Andrea, membro del gruppo. Quattro voci accompagnate da chitarra e basso hanno interpretato canzoni ispirate alla tradizione inglese e americana degli anni ’50 e ’60. I temi dei brani erano intensi e suggestivi: la nostalgia di casa, il conforto di un gesto amico, l’amore che salva, la preghiera a Dio, misericordioso e accogliente. Una performance musicale davvero di alto livello, intervallata da un servizio Rai sui nuovi poveri, ulteriore contenuto di qualità alla riflessione.
Noi partecipanti del convegno abbiamo quindi ascoltato molto da chi ha dato tanto, ma ora tocca realizzare il duro scarto che c’è tra il dire e il dare, tra il riconoscere il bisogno e il saperlo sollevare concretamente.


lunedì 21 ottobre 2013

Distanze e differenze MA LEgate con arte

Arte, ecologia, associazionismo, valori umani e bene comune in una nuova opportunità per ritrovarsi in dialogo.

Il progetto

Gussago – Dal 28 settembre al 13 ottobre Villa Pace, casa di formazione e spiritualità dell'Azione Cattolica, sarà la cornice di una manifestazione a tutto tondo di grande spessore culturale. Una mostra personale dell'artista Antonio Malendze, in arte Malè, scoperto proprio in occasione di una missione piamartina a Maputo in Mozambico. La manifestazione, patrocinata dal Comune di Gussago e della Provincia di Brescia – assessorato cultura e turismo, è stata organizzata dall'Azione Cattolica e dall'African Art Gate. L'Azione Cattolica della diocesi di Brescia, storica associazione attenta alla formazione di coscienze laicali, chiude un progetto triennale intitolato “Legàmi aperti” per la promozione all'incontro e al dialogo di culture diverse. L'African Art Gate, associazione neo-nata, ha come centro della propria attività la diffusione dei valori dell'uomo condivisi da Africa e Occidente, la scoperta di nuovi talenti africani e la creazione di un Laboratorio creativo per i bambini di strada, per cui saranno devolute le offerte raccolte durante la mostra.

Il programma

La manifestazione prevede, oltre all'esposizione delle opere di Malè, anche una serie di eventi che svilupperanno le tematiche dell'artista africano nei suoi soggetti e nella sua tecnica.
L'inaugurazione del 28 settembre alle ore 18.00 aprirà due settimane ricche di incontri. Il primo, in calendario il 4 ottobre, punterà l'attenzione sul riciclo. Malè, artista di strada, che inventa i suoi colori e le sue tele con materiali di recupero, ci offre lo spunto per allargare lo sguardo con  il film-documentario Waste Land (2010) di Lucy Walker e Joao Jardim. In questa pellicola la vita degradata tra i rifiuti di Rio de Janeiro viene riscattata grazie la creatività di un artista visionario.
Martedì 8 ottobre si parlerà della donna, in un confronto tra oriente e occidente, attraverso il percorso di Nadia Zatti, autrice del libro “Ho un cervello sotto il velo!”, in compagnia di Cadigia El maani e Issam Mujahed.
Giovedì 10 ottobre sarà affrontato il tema dell'acqua attraverso l'analisi delle opere di Malè, Riccardo Del Barba intesserà con i partecipanti un dialogo sulle nostre abitudini e la nostra relazione con un diritto universale che rischia di diventare un bene esclusivo. Gli incontri infrasettimanali si svolgeranno tutti alle ore 20.45.
L'incontro di chiusura di domenica 13 ottobre ore 15.00 sarà dedicato ai bambini e alle famiglie. Le tele di Malè e alcune voci narranti racconteranno una fiaba con il sapore di un'umanità ricca di valori.

Istituzioni e aziende ci credono

Un programma ambizioso sostenuto con entusiasmo dal Comune di Gussago, l'Assessore allo sviluppo Giovanni Coccoli ha infatti collaborato con grande interesse ad un progetto che avrebbe aiutato la comunità a sviluppare un rinnovato interesse ai rifiuti e all'acqua, attenzioni che il Comune sta affrontando in modo specifico con la raccolta differenziata porta-porta, attiva da luglio, e con un prossimo progetto sulla “cultura dell'acqua”. Anche l'Assessore alla cultura Paola Ricci si è interessata al progetto, diffondendolo negli istituti territoriali. Infatti per le scuole sono previste visite guidate alla mostra e il laboratorio creativo sul recupero “Una bottiglia, una ricchezza”.
Non solo, nonostante la congiuntura economica non felice, alcune aziende hanno offerto fondi e beni per la buona riuscita della manifestazione, siamo molto grati a Donelli impianti, Il Punto Franciacorta, Ceretti ingrosso ortofrutta e l'agenzia grafica Penzieri per il loro sostegno.

Un territorio sensibile

La macchina organizzativa è partita ormai da giugno, i volontari sono stati attivati e il programma è definito, manca solo il riscontro sul territorio, ma gli organizzatori sono fiduciosi: “La comunità di Gussago è un buon terreno per questa iniziativa, basti considerare il gemellaggio con il Sud Sudan, le diverse esperienze di volontariato che molti giovani gussaghesi hanno avuto in Mozambico, le numerose manifestazioni multi-etniche e multi-culturali per cui questo paese è famoso e un'associazione parrocchiale di Ac molto attiva”.


Articolo uscito il 29 settembre 2013 sulla testata Il Punto Franciacorta

Favola della vita - Malè


Questa favola ispirata ai quadri dell'artista Antonio Alberto Malendze è stata scritta a quattro mani (Laura Scalvenzi, Riccardo del Barba, Alberto Vanoglio e Miriam Martini) e interpretata il 13 ottobre 2013 con musiche e ritmi di Francesco Acri.



C'era una volta un villaggio africano, pieno zeppo di capanne, capanne fatte di terra, costruite col legno e coperte di paglia. Piccole e grandi, vicine e distanti. Una sopra l'altra e tutte piene di sole.




Il villaggio, pieno di capanne, era abitato da tantissime persone. Erano persone molto unite e tra tutti regnava grande armonia: una comunità composta da uomini e donne, giovani e vecchi, bambini e bambine.




Nel villaggio abitava un bambino che aveva un incarico molto importante: andare a raccogliere l'acqua. Tutti gli adulti lo seguivano con attenzione per il suo compito così vitale per il villaggio.
Cosi ogni giorno Majimbombo prendeva un otre, lo posava sulla testa e si incamminava...




Camminava, camminava, camminava... il villaggio era distante dall'acqua... camminava, camminava, camminava, finché raggiungeva un pozzo, anzi il pozzo. L'unico pozzo, sempre affollato. Per questo doveva mettersi in coda e con pazienza aspettare il proprio turno per prendere finalmente l'acqua.




Un giorno tornando a casa con il suo carico prezioso e pesante, che lo faceva un po' barcollare, incontrò una donna, anche lei con un carico prezioso e pesante e anche lei barcollava un po'. Il carico della donna era il suo enorme pancione con un piccolo bimbo al suo interno. La donna era in cammino verso l'ospedale, accompagnata dai suoi figli, perché doveva partorire e stava un poco soffrendo.




Il bambino voleva aiutarla. Pose l'otre vicino alla donna e subito corse dalla saggia anziana del villaggio per chiederle consiglio. Talìta, così si chiamava l'anziana donna a capo del villaggio, sapeva sempre qual era la cosa giusta da fare.




Talìta non aveva dubbi e seppe subito la cosa migliore da fare: chiamò dei musicisti per aiutare la giovane donna. I musicisti si avvicinarono alla mamma che stava per partorire ed era sempre più affaticata. Cominciarono a suonare e dai loro strumenti, il birimbau e il flauto, uscirono dolci note che subito alleviarono quel difficile momento.





La musica coinvolse la donna, poi l'anziana, i bambini e tutte le persone accorse ad aiutare. Si creò un grandissimo vortice che coinvolse tutti i presenti. L'atmosfera era davvero magica. Una nuova vita stava per nascere.




Il sole cominciò a tramontare e a tingere di rosso il cielo e la terra. Arrivarono il medico e le sorelle della giovane, l'accompagnarono con gentilezza in un piccolo capanno e lì l'aiutarono a partorire, mentre fuori tutte le persone aspettavano con il fiato sospeso...





Finalmente un pianto  di un bambino ruppe il silenzio e l'attesa. L'acqua che aveva portato Majimbombo servì per fare il primo bagnetto al nuovo arrivato.
La donna era felice. Prese il suo piccolo e si mise a danzare la marrabenta, la famosa danza mozambicana ballata nelle grandi occasioni, l'ideale per festeggiare.





Tutti tornarono al villaggio, dove la tribù organizzò una grandissima festa di ringraziamento per il prezioso evento! E danzarono, danzarono, danzarono... finché la luna prese il posto del sole nel cielo. E poi... erano stanchi, ma continuarono a danzare. Una nuova vita era nata. Si meritava una grande festa!

Incontro 2 - 14 ottobre 2013


Prima Parte

L'educatrice ha spiegato brevemente che in questo incontro avremmo ricreato un Consiglio Diocesano, o meglio una Presidenza allargata per capire come funziona e agisce l'AC. Ecco l'ordine del giorno.

Ordine del giorno: IL MEETING
  • tema, quale messaggio e contenuto
  • modalità, unitario o diviso per settori
  • analisi possibilità della parrocchia ospite
  • titolo
  • direzione delle commissioni
L'educatrice ha poi assegnato ad ogni partecipante il ruolo nel Consiglio Diocesano. Ecco i ruoli, come andavano svolti e chi li interpretava.

AL - Presidente diocesano di AC... COMPLIMENTI!

  • spiegare l'OdG
  • mantenere l'attenzione sulle decisioni dell'assemblea (attenzione al mondo giovanile, apertura all'esterno – missionarietà, l'economia “umana”)
  • fare in modo che si esprimano tutti liberamente
  • cercare di mediare tra le posizioni, mantenendo un clima sereno
  • arrivare al punto
  • massimo rispetto per ogni membro


NDF - segretario diocesano di AC:

  • stendere il verbale
  • dar man forte al Presidente
  • cercare l'equilibrio tra le varie proposte e impressioni
  • massimo rispetto per ogni membro


AM - Amministratore diocesano di AC:

  • attenzione a non sprecare soldi, la cassa langue
  • cercare di fare le cose al meglio, trovando soluzioni creative per non spendere troppo
  • massimo rispetto per ogni membro


ST - Vice-presidente degli Adulti:

  • Vuoi che il Meeting sia interessante per gli adulti
  • Tieni presente che rappresenti anche la terza età (grossa fetta associativa) che ha una serie di esigenze (stare comodi, poter andare in bagno, non prendere l'acqua sulla testa, i temi devono interessare anche gli anziani)
  • Sei anche un po' stufo che la preoccupazione sia sempre solo per gli altri settori quando si parla di Meeting!
  • Tu sei un ex-educatore di ACR e sai che il Meeting è bello se partecipano i bambini.
  • Dai man forte alla tua vicepresidente degli adulti
  • massimo rispetto per ogni membro

LC - Vice-presidente degli Adulti:

  • Vuoi che il Meeting sia interessante per gli adulti
  • Tieni presente che rappresenti anche la terza età (grossa fetta associativa) che ha una serie di esigenze (stare comodi, poter andare in bagno, non prendere l'acqua sulla testa, i temi devono interessare anche gli anziani)
  • Sei anche un po' stufa che la preoccupazione sia sempre solo per gli altri settori quando si parla di Meeting!
  • Ti piace l'idea che il Meeting siano protagonisti i giovani, fondamentali per l'AC
  • Dai man forte al tuo vicepresidente degli adulti
  • massimo rispetto per ogni membro


SB - Vice-presidente dei Giovani:

  • tu sai che con i giovani non si può fallire altrimenti il prossimo anno non li vedi più quindi il Meeting deve essere entusiasmante, specie per i giovanissimi...
  • Sei anche un po' stufo che la preoccupazione sia sempre concentrata sull'ACR e sai che i bambini sono più difficili da perdere, rispetto agli adolescenti
  • Ti piacerebbe anche dare il messaggio che i giovani saranno gli adulti del futuro
  • Dai man forte alla tua vice-presidente
  • massimo rispetto per ogni membro


VP - Vice-presidente dei Giovani:

  • tu sai che con i giovani non si può fallire altrimenti il prossimo anno non li vedi più quindi il Meeting deve essere entusiasmante, specie per i giovanissimi...
  • Sei anche un po' stufa che la preoccupazione sia sempre concentrata sull'ACR e sai che i bambini sono più difficili da perdere, rispetto agli adolescenti ma sai anche...
  • … che è importante creare un bel passaggio dalla terza media ai giovanissimi!
  • Dai man forte al tuo vice-presidente
  • massimo rispetto per ogni membro


DN - Responsabile dell'ACR:

  • i bambini sono un po' la misura di tutta l'organizzazione del Meeting, loro sono i più piccoli e le cose devono essere comprensibili per loro, se loro le capiscono anche giovani e adulti le afferrano
  • attenzione massima a che se piove siano coperti e che i bagni siano vicini, aiutiamo gli educatori che si smazzano anche 20 bambini a testa...
  • cura degli educatori devono sapere tutto ed essere preparati su ogni aspetto del meeting
  • Dai man forte al vice-respo
  • massimo rispetto per ogni membro


ES - vice-responsabile dell'ACR:

  • i bambini sono un po' la misura di tutta l'organizzazione del Meeting, loro sono i più piccoli e le cose devono essere comprensibili per loro, se loro le capiscono anche giovani e adulti le afferrano
  • attenzione massima a che se piove siano coperti e che i bagni siano vicini, aiutiamo gli educatori che si smazzano anche 20 bambini a testa...
  • gli educatori sono giovani e giovanissimi dell'AC e tu tieni al fatto che anche loro lo vivano da “utenti”
  • Dai man forte al vice-respo
  • massimo rispetto per ogni membro


AF - responsabile di Macrozona di Gussago-Concesio-Ome... (la tua zona ospiterà il Meeting):

  • sei responsabile della Parrocchia di Gussago e referente in Parrocchia dei lavori per il Meeting
  • sei il tecnico quello che deve dire cosa si può o non può fare all'interno del territorio Gussaghese per il meeting (dove andare se piove, in quali posti ospitare tutti, i parcheggi, i bagni, le strutture, gli apparati tecnici)
  • vuoi che la parrocchia di Gussago faccia bella figura
  • massimo rispetto per ogni membro


SB - presidente parrocchiale giovane:

  • A te piaceva quando ogni settore aveva il proprio meeting, nel meeting unitario gli educatori ACR non vivono il loro meeting!
  • Sai che gli adulti preferiscono avere un relatore preparato e sedersi ad ascoltare
  • hai un attenzione specifica ai disabili
  • massimo rispetto per ogni membro


MM - Assistente diocesano in una superba imitazione dell'autentico!

Verbale prodotto

Meeting unitario di Gussagoproblematiche

1 - pioggia
2 - trovare un'attività comune e conciliare gli interessi degli adulti con quelli dei giovani
suddividere le persone per fasce d'età in relazione agli interessi ed ai problemi di bambini,
adolescenti, adulti, anziani (concentrarsi sulla fascia giovanile)
in mattinata: condurre attività separatenel pomeriggio: strutturare un momento unitario per far capire a tutti lo spirito del meeting: stare
insieme
3 - tematica
proposte: droga, libertà, invitati inviati
in mattinata: approfondire il tema
nel pomeriggio: i bambini accompagnati dagli adulti diffondono il messaggio nella parrocchiala sera: i giovani diffondono il messaggio nella parrocchia

coniugare il tema per le diverse fasce d'età (più facile e giocosa per i bambini, più riflessiva e pensata per gli adulti) e coinvolgere tutta la parrocchi
a

Seconda Parte

Si sono discusse le dinamiche che animano il senso di democrazia dell'AC, l'educatrice ha spiegato come funziona il Consiglio Diocesano e quali figure lo compongono. Ha spiegato brevemente il ruolo di ognuno e la scelta democratica dell'Associazione, in contrasto con le scelte degli altri movimenti e gruppi all'interno della Parrocchia. E' stato chiarito anche il ruolo dei rappresentati all'interno del Consiglio di AC Parrocchiale. Infine l'educatrice ha invitato coloro che decideranno di tesserarsi a prendersi la responsabilità del proprio voto, ben pensando al tipo di AC che vogliono per la Parrocchia. Ha invitato tutti a pregare per le elezioni.


Preghiera

Canto: Padre Nostro

Vangelo: Dalla prima lettera di San Pietro (1Pt 1, 8-17). AF ha condiviso "partecipi delle gioie e dei dolori degli altri", perché gli capita che all'interno di una discussione pensi a ciò che ha in mente lui e non a quello che possono pensare gli altri e questa frase invece lo riconduce a un atteggiamento accogliente verso gli altri per condividere meglio progetti e pensieri.

Segno: è stato fatto girare il Progetto Formativo dell'AC, spiegando che questo testo contiene tutto ciò che l'AC pensa di sé stessa. E' un testo breve ma intenso e la copia a disposizione era particolarmente segnata e studiata. Ognuno era invitato a sfogliarlo e a soffermarsi brevemente su qualche parola o riga che lo colpiva.

Preghiera comunitaria: Adoro il lunedì.

Incontro 1 - 7 ottobre 2013

Ritrovo a Villa Pace, che sta ospitando la mostra d'arte "Distanze e differenze MA LEgate con arte", vista la cornice favorevole ogni partecipante ha scelto un quadro che in qualche modo lo rappresentasse con qualche caratteristica. 

Se vuoi fare anche tu questo gioco vedi il sito www.antoniomalendze.it*;) occhiolino

Qui sotto il link e immagine di ogni quadro scelto e una breve nota della motivazione:

Antonio Malendze
AL l'ha scelto perché si sente il piedone che tutti cercano di afferrare, lui desidera essere in grado di dare un equilibrio alle cose che lo circondano
SB che ha rivelato non amare particolarmente questi quadri, ha apprezzato i colori del quadro e quel piede centrale con un osso l'ha colpito.


SB ha scelto il quadro per il pesce al centro, perché è dei Pesci, poi notando la casa ha sottolineato come gli affetti familiari siano fondamentali per lui, inoltre ama l'azzurro. 
LF ama il blu e il pescare.

LM ha scelto questo quadro per i colori vivaci e pieni di energia un po' come il momento colorato e energico che sta vivendo, gli occhi grigi delle persone gli ricordano il brutto momento appena passato e l'espressione delle persone che la circondavano, comunque sempre presenti. 
ES, sapendo che il quadro parla di nostalgia di casa, si sente vicino a questo sentimento, sapendo che quando un cambiamento avviene nella sua vita si sente sempre un po' nostalgica della  situazione precedente il cambiamento. 
AM è stato colpito dal fatto che l'artista avesse dipinto questi occhi tristi pensando alle persone incontrate in Italia, sentendo che l'autore aveva definito gli italiani un po' tristi perché troppo lontani dalle cose semplici e autentiche ne era concorde.

NDF ha associato le 3 figure alle 3 new entry e al valore dell'amicizia e dell'unione. 
DN apprezza il valore del saluto come gesto semplice che apre all'accoglienza.


ST ha visto in questo gruppo di donne che si guardano intorno una che ha il coraggio di guardare in alto e di aprire gli orizzonti.
AS si è lasciata colpire dai colori, ma poi si è rivista in ognuna di quelle donne, perché ciascuna guarda in una direzione diversa e molto spesso lei stessa fa fatica a trovare la propria strada (come se fossero tante rappresentazioni di una donna che cerca di capire dove andare). Le piaceva l'interpretazione di ST della donna che guarda in alto e che vede qualcosa in più delle altre... che sia la giusta direzione?

VP 
VP ha scelto questo perché è diviso in 3 momenti e in 3 parti e sebbene sia una festa e anche lei si senta bene e felice in tutte le sue dimensioni di vita si sente "divisa" in alcune scelte importanti. 

Piccola parte di LF erano le teste come chicchi di caffè e a lui piace il caffè. 
LC ha visto i ragazzi allontanarsi dalla famiglia-castello e anche lei si sente di fronte a una spaccatura a delle scelte che la portano anche lontano da casa.

CB 
Anche CB si sente divisa dai due lati del quadro, tra le scelte giuste e le scelte sbagliate, lei è nella parte centrale e deve scegliere, anche se comunque rimane solare e serena come il sole in alto.


MM 
MM ha scelto "La speranza" perché la sua tensione vitale la spinge ad aspettarsi sempre il meglio, che sta per arrivare.


Preghiera

Canto: Resta accanto a me
Vangelo: Matteo 22, 1-14
Quest'anno il Vangelo sarà spaziato con un alta interlinea, perché saremo chiamati a prendere appunti a segnare il Vangelo a metterci il becco, a confrontarci con esso direttamente.

Commento al Vangelo:
  • Il vangelo è particolarmente duro, la cosa più domandata è questa iniziale apertura per invitare tutti e la frase finale "gli eletti pochi". 
  • Rilevato il fatto di rendersi conto accorgersi di non vestire l'abito nuziale e cioè non sentirsi pronto/adeguato. 
  • Messo in rilievo anche il fatto di essere noi gli invitati, ma di non partecipare attivamente alla vita della Chiesa, di non rispondere all'invito.
  • Per capire il Vangelo ho indicato anche un collegamento su come viviamo la S. Messa, noi siamo i battezzati invitati e se scegliamo di non nutrirci al banchetto non ci salveremo. Ho spiegato che l'invito è aperto a tutti, ma ognuno è chiamato a scegliere di accogliere l'invito e se scegliamo di non salvarci, Dio non ci salva, questo è il senso del libero arbitrio. Questo ci deve anche svegliare di fronte a questa scelta, Dio è misericordioso e ci propone l'amore ma se noi non viviamo nell'amore in una dimensione più alta che ci fa uscire da noi stessi, alla fine dei giochi cadremo nell'inferno: in-fer-nos (cadere dentro noi stessi). Infine noi siamo gli invitati, ma anche i servi che invitano gli altri, portiamo un messaggio che non è nostro è del re! Se noi annunciamo ma qualcuno non risponde, l'importante per noi è trasmettere il messaggio, non è compito nostro "costringere" gli invitati a venire.
Segno: a tutti è stato chiesto di tenere un cordino mentre si pregava. A ognuno è stata assegnata un'intenzione particolare che dovrà mantenere per due mesi fino all'Avvento. Mentre si pregava ognuno sentiva il cordino tendersi o muoversi a seconda del movimento di qualcun altro e la preghiera è proprio questo un'attenzione al movimento interiore ed esteriore dell'altro una sensibilità verso chi ci circonda per i suoi bisogni e le sue "tensioni".

Preghiera corale.

Torta alle mele e saluti.