Racconto scritto nel maggio 2001.
Gli stralci che vi sto per presentare sono frutto di una riflessione di uno dei tanti alunni che ho avuto il privilegio di istruire. All’inizio dell’anno ho proposto ai miei piccoli studenti di appuntarsi riflessioni o pensieri che avevano avuto durante la loro giornata, spinto dalla convinzione che i bambini siano dei pensatori eccezionali, se correttamente stimolati, poiché non danno nulla per scontato.
Volevo semplicemente capire quanto la dimensione religiosa toccasse la loro vita quotidiana, quanto di ciò che dicevo fosse assorbito, ovviamente senza rivelare quale fosse il mio fine (i bambini sono anche furbi!). Un esperimento un po’ inutile, penserà qualcuno, poco produttivo, allora preparatevi a ricredervi...
Maestro elementare della Scuola di Montalpicchio
Il Bambino senza Ombra
Montalpicchio, 12 marzo 2010
L’altro giorno non ho incontrato un bambino, o meglio, ho incontrato un non-bambino, so che sembra una cosa illogica e dopotutto lo è, ma ora lo racconto meglio.
Io faccio spesso un gioco: incrocio le persone, ma non come fanno tutti, io lo faccio apposta. Ogni volta che vedo una persona che arriva nella mia direzione, io mi concentro e presto la massima attenzione all’attimo in cui mi incrocerò con quella persona. Lo faccio per sentire la sua “aura” (questa parola l’ho sentita nei cartoni animati giapponesi), ora spiego cos’è, o, meglio, cosa ho capito che è.
Secondo me l’aura è una specie di proiezione dell’anima: come il corpo proietta l’ombra alla luce del sole, così l’anima proietta l’aura. Ma mentre il corpo toglie la luce e l’ombra è qualcosa di scuro, l’anima aggiunge e l’aura è luminosa. Ogni volta che incontro “qualcuno”, sento questa vibrazione, questa presenza vitale, anche se la persona che incontro è molto triste o molto stanca. Quando è felice, è molto facile sentirla ed è forse per questo che tra noi bambini è facilissimo avvertirla: la nostra aura è vivace come noi!
Ma questo gioco che spesso mi diverte tanto, l’altro giorno è stato molto brutto.
Andavo a fare le spese in centro con la mia mamma e ho viso questo strano bambino in fondo alla strada. Ho cominciato a camminare velocemente verso di lui: volevo giocare! Ho raccolto la massima concentrazione per incrociarlo, era a due passi... ecco! Cosa? Non ho sentito nulla! Aspetta un attimo, riproviamo! Possibile che ci sia stato un attimo di distrazione? Nulla, non ho sentito nulla, non l’ho sentita, non l’ho sentito. Una tristezza intrusa ha colmato quel vuoto che avevo preparato per essere riempito da altro, da un altro. Continuo a pensaci, sarà stato un errore, una distrazione, magari di entrambe le anime? Non lo so...
Montalpicchio, 24 marzo 2010
Ho sentito una cosa veramente strana: le mie cellule sono più vecchi di quelle del mio papà e della mia mamma! Fortunatamente mio papà, che stava ascoltando la tele con me, mi ha spiegato cosa vuol dire questo buffo discorso.
Le mie cellule contengono una cosa che si chiama DNA ed è una specie di magazzino con tutte le informazioni che c’erano nelle cellule del mio papà e della mia mamma, nelle cellule dei quali, a loro volta, c’erano quelle dei miei nonni, ma anche nello loro c’erano le informazioni dei miei bisnonni, ecc... Non so se questa spiegazione sia abbastanza chiara, spero di sì.
L’ho scritta perchè mi piaceva moltissimo pensare che dentro di me, in qualche modo, sono racchiusi tutti i dati di tutte le persone della mia famiglia che mi hanno preceduto ed è bello pensare che anch’io aggiungerò nuove informazioni a quelle che ci sono già. È come se io fossi il risultato di tutte le storie dei miei antenati, più la mia e allora ho pensato che in me c’è un grande tesoro!
Montalpicchio, 17 aprile 2010
Oggi ho giocato con i miei due vicini di casa: Matteo e Diego. Sono due gemelli e sono proprio uguali, anche oggi mi hanno fatto lo scherzo di non dirmi chi era l’uno e chi era l’altro, ma poi è arrivata la loro mamma che subito sapeva chi era Matteo e chi era Diego. I gemelli mi hanno raccontato che non riescono mai ad imbrogliarla, le mamme sanno sempre tutto dei loro bambini!
Matteo e Diego sono molto simpatici, fanno sempre battute e mi raccontano un sacco di avventure. Diego è molto bravo a raccontare le storie, fa anche tutte le voci. Matteo invece è capace di fare le capriole e i salti, Diego ogni tanto lo sgrida, perché a paura che si faccia male e mi dice di non provare mai a imitarlo.
Anche se sono uguali fuori, sono, comunque, diversi nei gusti e nel fare le cose, così so sempre a chi rivolgermi. Se ho bisogno d’aiuto per i compiti di grammatica o italiano vado da Diego, invece per confidare un segreto vado da Matteo.
Che bravo Dio! Ci ha creati tutti diversi, così ognuno ha la propria identità e ciascuno dà all’altro qualcosa che può dare solo lui.
Montalpicchio, 28 aprile 2010
Oggi ho avuto lezione di religione. Il maestro ci diceva che Dio ci ha amato ancora prima che noi nascessimo. Io ho pensato: “Quando eravamo nel cielo e non avevamo ancora un corpo, solo l’anima”. Il maestro ha continuato dicendo che Egli sa addirittura quanti sono i capelli che abbiamo in testa, tanta è la cura e l’attenzione che ha per noi. Tutto questo mi sembrava molto bello, allora ho chiesto:- Ma Dio ci sta sempre vicino? -- Sempre!- ha esclamato il maestro.
Io ho deglutito e ho chiesto titubante: - Anche quando siamo cattivi? -
- In modo particolare quando facciamo i cattivi - ha ribattuto il maestro con un sorriso - perché è in quel momento che abbiamo più bisogno di Lui! -
“Dio è troppo grande! Come fa a volerci così bene?!” pensavo con enorme stupore. Poi ho pensato che forse l’aura è la proiezione dell’anima amata da Dio, è Dio a fare da luce all’anima per proiettare l’aura. In tutta l’ora di religione sentivo la mia anima ridere e la mia aura brillare...
Montalpicchio, 30 aprile 2010
Ieri notte è nata la mia cuginetta, così stasera andrò con il mio papà a trovare lei e la zia.
Siamo molto contenti, è sempre bello quando nasce un bambino.
- Mamma, perché i genitori vogliono avere dei bambini? -
La mamma ha sorriso e ha detto: - Perché c’è così tanto amore tra di loro che vogliono renderne partecipi altre creature: un figlio è un gesto d’amore! -.
Ma io so bene che a volte i bambini vengono abbandonati e le ho chiesto il perché, la mamma ha sospirato e mi ha detto che per loro non c’è amore e che spesso, purtroppo, non c’è né neppure abbastanza per farli nascere. Mentre mi spiegava ciò, si è un po’ rattristata, allora mi è venuto in mente che mi aveva detto il meastro di religione e ho esclamato:
- Per fortuna per tutti noi c’è l’amore di Dio, che è nostro Creatore! - e la sua anima si è accesa di una luce abbagliante mentre mi abbracciava.
Montalpicchio, 7 maggio 2010
Non crederete mai cosa ho visto oggi alla tele, o meglio chi ho visto, ora vi racconto.
Mio papà stava guardando il telegiornale, io invece stavo giocando con le costruzioni, a un certo punto mio papà ha esclamato:
- Toh! C’è Dolly! -
Allora ho guardato lo schermo e ho visto un agnellino carinissimo e ho pensato: “Deve essere un agnellino famoso, se il papà lo conosce...”; poi hanno fatto vedere la stessa pecora spiegando che era cresciuta e si era molto ammalata.
Fin qui niente di particolare, ma poi parlando di questa pecora famosa, ecco che fanno vedere il non-bambino che avevo visto io un po’ di tempo fa! Non sapevo che fosse un bambino famoso, non l’avevo mai visto prima in televisione. Comunque era proprio lui e aveva ancora l’espressione triste di quando lo avevo incontrato la prima volta. Come se fosse smarrito. Ho chiesto al papà chi era quel bambino e lui mi ha sospirato un po’ mogio e mi ha detto:
- È il primo clone umano... -
- Cos’è un clone, papà? - ho subito chiesto.
Lui ha risposto prima dimesso, poi arrabbiato:
- È un essere umano creato in laboratorio, non ha un papà o una mamma, ha un inventore! -
- Come un robot? - ho precisato.
- Esatto come un robot! - ha confermato il papà.
Prima ho pensato che gli scienziati erano davvero dei geni se erano riusciti a costruire un uomo da soli, poi ripensando all’espressione triste di quel bambino e alla brutta sensazione che avevo provato nell’incrociarlo, ho avuto un ripensamento.
Ecco perché non avevo sentito l’aura, l’ombra della sua anima: quel bambino non l’aveva, perché non aveva l’anima. Il suo inventore se ne era dimenticato, forse era troppo occupato del risultato, forse non aveva gli ingredienti...
Quindi ho pensato che Dio non l’avrebbe mai dimenticata!!
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