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domenica 27 aprile 2014

Oltre il velo

Introduzione alla Fan Fiction 

Questa Fan Fiction è strettamente legata al 7° libro di Harry Potter, quindi a coloro che non l’hanno ancora letto sconsiglio caldamente la lettura. L’universo in cui è ambientata l’intera vicenda e moltissimi personaggi che la animano sono opera della straordinaria Rowling, che ha saputo creare un mondo affascinante e ricco di spunti così originali da riuscire a scatenare l’immaginazione dei suoi affezionati lettori, tuttavia ho voluto narrare una storia che non avesse come protagonisti gli stessi creati da questa autrice fantastica, ma di nuovi nati comunque per diretta ispirazione.
Immagine dal Web - Il velo nell'Ufficio Misteri


Oltre il velo

Wendy e i suoi compagni arrivarono al Ministero alle prime luci dell’alba.
La ragazza aveva un aspetto decisamente spettrale, segno di una notte passata insonne, e ora sbadigliava sonoramente. Sandy invece era radiosa, come suo solito. I lucenti capelli biondi e mossi erano lasciati liberi sulle spalle minute, coperte da un leggero strato di tessuto setoso e aderente, color verde bottiglia. Walter era dietro a tutti, pallido e taciturno, con lo sguardo blu cobalto attento a tutto quello che accadeva loro intorno, come una severa guardia del corpo. Raymond era alle spalle del padre, che apriva la piccola comitiva. Un sorriso sornione e uno sguardo furbo restituiva un’immagine di estrema sicurezza, quasi di vittoria, contrariamente a quello dei suoi coetanei.
Sebbene fosse molto presto, il Ministero era già insolitamente animato. Quando raggiunsero l’ampissimo ingresso attraverso il grosso camino della metropolvere, notarono molti impiegati presi a controllare elenchi e note di pergamene lunghe fino ai piedi, incantatori di prima decorazione magica che allestivano nastri dorati e nutrivano piccole fate lucenti ancora addormentate, globi opachi ammonticchiati negli angoli e pronti ad essere elevati e fatti risplendere poco prima dell’inaugurazione, prevista alle undici in punto.
Un mago piccolo e dall’aria burocratica venne incontro al signor Emberce.
- Buongiorno è venuto così presto per accomodarsi ai posti migliori? - fece con una vocetta stridula occhieggiando la comitiva.
- Oh, no - fece l’uomo con una smorfia snob - ho del lavoro importante da sbrigare presso l’amministrazione dei rapporti diplomatici per conto della mia nuova cugina! - e si trasse vicino l’assonnata Wendy.
- Oh, ho capito! Nicky Knightly, mia figlia Orla me ne ha parlato... - il maghetto guardò la ragazza da dietro gli occhiali impolverati, Wendy incrociò il suo sguardo e arrossì, poi l’ometto fece un sorriso stranamente divertito e continuò - E come mai con tutti questi ragazzi? - indicò alle sue spalle con la lunga penna d’aquila che stringeva nella mano sinistra.
- Io dovrò fermarmi per diverse commissioni al Ministero e pensavo che questi ragazzi potessero fermarsi alla festa - fece annoiato il nobile.
- Bene, bene... La lascio ai suoi impieghi - e se ne trotterellò via.
- Ottima scelta questa data, papà - commentò il ragazzo rosso.
- Non sono uno sprovveduto - si vantò l’uomo e procedettero.
- Benvenuto Signor Olivander! - disse la stessa vocetta acuta di prima e la compagnia si girò.
- Buongiorno, buongiorno signor Quirke - disse con calma cortese Olivander.
La compagnia riprese a camminare lentamente e si portò verso un ascensore che giunse con uno sferragliare rumoroso e aprì le griglie dorate, ospitandoli.
- Posso unirmi a voi - fece la voce calma di Olivander.
- Certamente - gli fece posto il signor Emberce con una cortesia che non avrebbe mai rivolto non solo ad un estraneo, ma neppure ad un mago qualsiasi.
Il piano era di girare per qualche corridoio e farsi notare da qualcuno, ma fu perfettamente inutile visto che nel resto del Ministero non c’erano maghi o streghe intenti nel lavoro di routine: tutti erano nell’atrio a preparare i festeggiamenti e l’accoglienza agli ospiti di riguardo.
Ritornarono all’ascensore in fondo al luminoso corridoio da cui filtrava ormai la luce del sole, spuntato all’orizzonte.
- Che strano! Ero convinta di essere sottoterra - commentò Wendy guardando fuori dalla finestra.
- Lo sei! - spiegò Raymond - Ciò che appare alle finestre è un incantesimo, l’ufficio manutenzione avrà pensato che oggi sarebbe stato meglio presentare una giornata radiosa - sbottò con sufficienza - ma per noi questa è la giornata giusta - e le afferrò la mano stringendola.
Wendy fece un’espressione indecifrabile.
- Molto bene credo che ora possiamo scendere all’Ufficio Misteri - sorrise il signor Emberce soddisfatto di come si stava profilando l’evento.
L’ascensore cominciò a scendere con il suo sferragliare pigro. La mano di Raymond si attardava sulla mano di Wendy, che però con garbo la tolse per coprire un ulteriore sbadiglio, mentre con l’altra si sfregava gli occhi. Poi rilasciò entrambi le mani lungo il corpo e Raymond le ricatturò la sinistra nella propria destra.
Finalmente le porte si aprirono sul corridoio dell’Ufficio Misteri. Le pareti al contrario dei piani precedenti erano spoglie, buie e prive di finestre. L’espressione assonnata di Wendy divenne attenta e guardinga, come appena svegliata da una secchiata d’acqua gelida.
- Hai freddo? - gli chiese Raymond, forse sentendola tremare.
- No - rispose lei sinceramente, concentrata sul fondo del corridoio, in cui appariva una porta nera.
- Eccovi - fece la sgradevole vocetta della Umbrige dietro di loro, sbucando da una scaletta laterale a chiocciola, con lei apparvero Emily e altri tre maghi sconosciuti.
- Tempistica perfetta, Dolores - sottolineò Emberce.
- Sapevo che sareste scesi presto - disse la Umbridge, buttando un’impercettibile occhiata al collo di Wendy.
- Perfetto, credo sia il caso di proseguire - commentò Olivander, che tra tutti sembrava ora quello più emozionato.
Fu la Umbridge a prendere il comando della comitiva, aprì la porta nera con una tale familiarità che sembrava stesse accogliendo ospiti nella propria casa.
La stanza era completamente nera: nero il pavimento, nere le pareti, nero il soffitto, nere le porte che circondavano il perimetro. L’unica cosa a rompere quell’oscurità opprimente erano i grappoli di candele dalla lugubre luce blu, che ardevano alle pareti, specchiandosi nella lucida superficie del pavimento. Qualcuno vestito solo di nero avrebbe potuto nascondersi tranquillamente in qualche angolo e non sarebbe stato scorto.
Wendy tremava visibilmente, mentre Sandy dovette appoggiarsi a Walter: sudava freddo. La Umbridge sorrideva maligna.
Dopo che tutti furono passati attraverso la porta spalancata, essa fu chiusa e la stanza prese a girare vorticosamente. Le luci delle candele formarono scie chiuse ad anello vorticanti sopra le loro teste, peggiorando il senso di nausea delle due ragazze. Improvvisamente si arrestarono. Le Portatrici boccheggiavano, mentre gli altri apparivano disorientati, tutti tranne la donna con la sgradevole faccia da rospo.
- Ray - intimò con autorità.
- Sì? - fece Raymond recuperando stabilità.
- Qual è la porta più fredda? - chiese.
Raymond meditò un attimo concentrandosi. - Questa - ne indicò una dietro il padre.
- Bene, andiamo -.
Entrarono in un’ampia stanza rettangolare, che sprofondava in una conca rocciosa, fatta a grandi gradoni come un’arena e nello spiazzo centrale, nella parte più bassa, sorgeva sopra una piattaforma un antichissimo arco in pietra, screpolato dal tempo. L’arco era chiuso da una tenda sottile e logora, scossa da una lieve brezza che lo faceva ondeggiare, benché l’aria intorno fosse completamente ferma, come rivelavano le fiamme delle fiaccole che restituivano un fioco bagliore in quella profondità.
Tutti guardavano l’arco come ipnotizzati dal movimento lieve e lento della tenda e scesero dalle gradinate senza osare levare lo sguardo dal centro della stanza.
Quando furono tutti di fronte o dietro l’arco, difficile a dirsi visto che era uguale da entrambi i lati, fu Olivander a rompere il silenzio.
- Bene Wendy, adesso devo chiederti di sederti e tentare di rilassarti - prendendola per le mani, l’accompagnò al gradone più basso, dove la fece accomodare.
- Vieni anche tu Walter - lo invitò con un cenno Olivander, poi ritornò a guardare Wendy con l’intensità dei suoi occhi, addirittura spettrali in quella luce e in quell’atmosfera.
- Espandete il vostro pensiero in tutta questa stanza, cogliete i pensieri di tutti... - disse loro, continuando a guardare Wendy.
Wendy e Walter inspirarono a fondo e chiusero gli occhi. Per una frazione di secondo Walter increspò le labbra in un sorriso di sollievo e Wendy arrossì, poi Walter scattò in piedi e guardò nervosamente uno dei maghi sconosciuti, anche Wendy ne seguì il movimento, inquieta.
- Chi è quell’uomo! - fece Walter con voce ferma, ma carica di sospetto. A Wendy cominciò a tremare il mento e il labbro inferiore mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
- Sì, Wendy cara - Olivander rispose allo sguardo muto della ragazza - quello è tuo padre o meglio il suo corpo -.
I Portatori guardarono il mago immobile, con lo sguardo privo di ogni luce, che fissava davanti a sé senza vedere niente. Un guscio vuoto, un cadavere mobile.
- Tu e Walter l’avete notato perché non avete sentito i suoi pensieri e neppure un muro di Occlumanzia, solo... -
- ... un abisso vuoto - terminò Walter. Olivander annuì.
- Non ti abbiamo detto che l’avremmo portato, per non sollecitarti ancora di più Wendy. Ma ovviamente appena avrai tratto la sua anima al di qua del velo, doveva pur esserci il corpo per ospitarla -.
- D’accordo, non voglio perdere un minuto di più: sono pronta. Cominciamo! - disse risoluta la ragazza, alzandosi e portandosi avanti pochi metri al centro dell’arco. Sandy si mise alla sua destra, Walter subito dietro di lei e Raymond alla sua sinistra. Wendy cadde in trance, rimanendo in piedi ferma e immobile. Una folata di vento attraversò la tenda dell’arco.

Wendy era oltre l’arco, o meglio la sua aurea, simile a lei, vestita come lei, solo più sfumata e opalescente. Intorno alla ragazza c’erano anime che volavano, estremamente meno definite, sbrindellate, lacerate, che gridavano. Alcune di paura, alcune di frustrazione, alcune di orrore, ma dentro ogni grido c’era la profonda nota della disperazione e dell’angoscia.
La ragazza si tappò le orecchie e si accasciò come schiacciata da tutto quel tormento, ma le urla non le sentiva con le orecchie e quel gesto istintivo e naturale era perfettamente inutile. Era accucciata e fece per piangere ma neppure una lacrima le rigò il volto.

I tre Portatori in semicerchio intorno al corpo di Wendy cercavano di concentrare il proprio potere sulla ragazza, come se tre raggi di luce convergessero in una lente e rimandassero un fascio di luce più intenso. Quando abbondanti lacrimoni scesero dagli occhi vuoti della ragazza, Olivander si inquietò.
- Ragazzi concentratevi di più! - li rimproverò ed essi chiusero gli occhi e scesero meglio nel centro del loro potere. La tensione era palpabile e fendeva l’aria come una densa nebbia.
Poco dopo le lacrime dagli occhi di Wendy cessarono e sul suo volto, ancora contratto, riapparve una nuova determinazione.
- Bene! - commentò Olivander rassicurato.
Non fece in tempo a dirlo che dalla bocca di Wendy uscì un urlo di terrore straziante, ma subito cessò.
- Cosa starà succedendo? - disse Sandy in preda all’angoscia.
- Rimanete concentrati, il luogo in cui si trova deve essere un terribile supplizio, forse lo sta esplorando - fece Olivander serio.

L’anima di Wendy era chinata su se stessa, con gli occhi stretti, mentre gli spiriti dei disperati continuavano a svolazzare con le loro urla. Tra i suoni spettrali e inquietanti Wendy percepii una voce preoccupata.
- Nicky -
L’anima guardò davanti a lei e improvvisamente gli apparve davanti un cordino rosso, che si muoveva ondeggiando come un cobra davanti alla preda. Wendy lo fissò senza sentirsi minacciata, allungò la mano e lo prese, mentre la corda si rilassò immediatamente nel suo palmo. Meravigliata Wendy cercò l’origine di quel cordoncino rosso e si accorse che ai suoi piedi c’erano alcuni nastri, uno era dorato, uno era color zaffiro e l’ultimo era uno strano color rosso sangue, lievemente inquietante. Wendy prese anche i primi due, oltre il primo cordoncino rosso, ma non osò toccare il nastro color sangue. Si alzò e fece due passi, i nastri si allungavano rimanendo saldi alla loro invisibile origine. Wendy non si sarebbe persa, finché fosse rimasta attaccata a quei legami. Si rivolse con più coraggio verso il fondo di quel tunnel spaventoso, ancora ridondante di urla e gemiti imploranti.
Cercando di evitare con lo sguardo quelle terribili apparizioni, fissava i propri piedi, ma ancora una volta fu presa dall’orrore e lanciò un urlo, ma dalle sue labbra tremanti non uscì alcun suono. Vicino a dove si trovava c’erano parecchi corpi privi di vita, con le espressioni contratte dal dolore e dallo sgomento. Di alcuni erano rimasti solo scheletri, altri erano in decomposizione. Il corpo di un uomo vicino ai suoi piedi stringeva una bacchetta nera e quel poco che rimaneva delle labbra tracciava uno strano sorriso divertito. Ripresa dal turbamento iniziale, Wendy fissò la bacchetta, cercò la sua, ma, non trovandola, tentò di recuperare quella del cadavere. Le dita inconsistenti non poterono afferrare nulla, attraversando la superficie legnosa della bacchetta. Spaventata guardò la mano con cui teneva i lacci, ma quelli rimanevano saldi, chiusi nel suo palmo.
Superò i cadaveri, che erano ammonticchiati solo all’inizio del percorso, e si inoltrò in quello spazio nero e opprimente. Tentava di non badare alle grida intorno a lei, ma alcune di queste urla erano davvero laceranti, violente, piene di rabbia. In quelle voci grondava tutto il sangue di crimini efferati e di mutilazioni abnormi. Alcune erano cariche di angosciata innocenza, di sopruso, di tormento inquieto e provenivano da forme più integre e delineate, più simili a quelle della ragazza oltre il velo. Wendy scelse di avvicinarsi a queste.
- susanne -
Sentì un suono familiare, lontano.
Tentò di avvicinarsi.
- Susanne -
Il suono era più vicino.
- Susanne -
Wendy vide un’anima seduta che si teneva le ginocchia strette intorno al petto e dondolava avanti indietro.
- Susanne... Susanne... Susanne... - continuava a ripetere, con il medesimo tono, la medesima cadenza.
Wendy tentò di articolare con le labbra la parola “papà”, ma ancora una volta non uscì da lei alcun suono, mentre l’anima continuava il suo dondolio nostalgico.

- Papà? - domandò improvvisamente la voce di Wendy. Tutte le persone intorno a lei sobbalzarono.
- L’ha trovato! - esclamò Emberce.
- Così sembrerebbe - confermò Olivander - Non deconcentratevi ragazzi, adesso è il momento più delicato -.

L’anima di Wendy sembrò concentrarsi in un pensiero e benché le sue labbra non si mossero, sentì la sua voce pronunciare: - Papà... -
La figura di Lyonel Locke non si scompose e continuò con la propria cantilena, non cessando di cullarsi.
Wendy gli si avvicinò, mettendosi di fronte. Lo sguardo di Lyonel era fermo, impassibile, perso in un altro tempo, in un’altra vita.
- Susanne... Susanne... Susanne... -
- Papà sono io - lo guardò con affetto la ragazza, poggiando le mani sulle spalle dell’uomo.
- Papà sono Wendy, tua figlia - si passò una mano sulla guancia, ma non c’erano lacrime da asciugare. Per un brevissimo attimo lo sguardo di suo padre si spostò.
- Sono venuta per portarti indietro, vuoi venire... - Wendy lo prese per un polso e tentò di sollevarlo da terra, ma l’uomo fece un gesto violento e si liberò, riprendendo la cantilena.
Wendy lo lasciò e si sedette accanto a lui, cingendogli le larghe spalle con un braccio e con l’altra mano gli stringeva l’avambraccio, appoggiando la testa sulla sua spalla seguiva il suo dondolio. Poi chiuse gli occhi, facendosi cullare dalla sua voce. Wendy si stava addormentando, nonostante il dolore, nonostante l’angoscia e le urla.
Improvvisamente riaprì gli occhi, la mano di suo padre stava accarezzando la sua appoggiata all’avambraccio. Wendy intrecciò le sue alle dita del padre.
- Susanne, sei tu? - chiese il padre finalmente rispondendo alla sua presenza.
- No, mi dispiace - ancora Wendy deglutì un singhiozzo asciutto, privo di lacrime.
- Ma le somigli così tanto - la scrutò il padre, pronunciando quelle parole con tormento.
Wendy gli sorrise - Lei era mia madre -.
L’uomo sembrò non ascoltarla, preso da un suo pensiero. - Anch’io sorridevo in quel modo, tanto tempo fa -.
- Sì, papà - confermò la ragazza.
- Wendy? - chiese il padre.
- Sì, papà sono io! - Wendy gli buttò le braccia al collo e il padre la strinse con affetto.
- Non ti hanno ucciso, non ti hanno ucciso... Lio, Lio ti ha salvata! - gioiva Lyonel Locke.
Wendy si riscosse un attimo e buttò un’occhiata preoccupata alla sua mano destra. I due nastri stavano sbiadendo velocemente, l’unico legame che rimaneva nella sua mano era il cordino rosso.
- Sta succedendo qualcosa di strano, papà... Dobbiamo andare, tornare indietro - disse allarmata.

Il corpo di Wendy era immobile, gli occhi fermi continuavano a rilasciare un pianto triste, sommesso. Tutti avevano il fiato sospeso cercando di interpretare i segni sul volto della ragazza. L’unica persona a non fissare il viso della Portatrice dell’Aria era la Umbridge che teneva gli occhi stretti in modo maligno sul volto imperturbabile di Lyonel Locke. Solo lei si accorse di un rapidissimo saettare negli occhi dell’uomo, ritornati subito immobili e persi. Questo la inquietò per un istante e trasse la bacchetta dalle pieghe della gonna scozzese.
- Oh no, no, no! - gemeva Olivander, vedendo che la ragazza in trance stava chiudendo lentamente gli occhi.
Dolores Umbridge abbassò la bacchetta, ma non distolse lo sguardo dal Custode dei Poteri.
- Li riapre, li riapre - esclamava eccitato Emberce.
- Coraggio Wendy, forse ci sei - la incoraggiava Olivander.
Dagli occhi di Lyonel cominciarono a scorrere lacrime di commozione, ora tutti si accorsero dei mutamenti anche sul volto del padre di Wendy. La sua bocca sorrise pronunciando: - Wendy -.
Una scossa di entusiasmo e ilarità attraversò tutti gli spettatori di quell’incredibile ricongiungimento familiare, ma l’eccitazione durò molto poco.
- Stupeficium -.
Un incantesimo sbattè Walter addosso a Sandy ed entrambi i ragazzi Portatori rovinarono sulle gradinate.
Olivander si voltò di scatto confuso, recuperò la propria bacchetta, ma troppo lentamente per fermare l’incantesimo che stava per colpire Wendy ancora in trance.
Fu come vedere una scena al rallentatore, gli occhi terrorizzati di Olivander, Dolores Umbridge che scagliava un guizzo rosso verso Wendy e un fascio bianco, proveniente dalla metà delle gradinate, deviarlo in alto verso l’invisibile soffitto, mentre, da dietro uno svolazzante nulla, comparve Nat, con la bacchetta puntata a proteggere Wendy.
In quell’istante ci fu un’irruzione di sei persone all’interno della stanza dell’arco. I membri della setta storica erano confusi e imbarazzati, non sapendo da che parte dovevano schierarsi, ma optarono per contrastare i disturbatori. Dolores lanciò un incantesimo della pastoia a un già pietrificato Raymond e si ostinò a colpire Wendy, protetta ancora una volta da Nat. Emily cominciò a duellare contro Etty. Il signor Emberce seguì l’esempio della sorella cercando di contrastare un giovane agguerrito della famiglia degli Weasley. Dannis Cannon, Ralph e Mike Dayton tentavano di tenere a bada gli altri due maghi.
Olivander si mise a difesa di Lyonel Locke in caso di colpo deviato, afferrando velocemente quello che era successo.
- Dolores perché lo hai fatto, ora Wendy non potrà più tornare! - le gridò l’uomo anziano.
Improvvisamente il respiro di tutti si fece vaporoso e la stanza si riempì di Dissennatori, la Umbridge, protetta da un luminescente gattino, appariva soddisfatta e continuava a ostinarsi su Nat. Cominciarono a comparire incantesimi patroni anche dai più giovani combattenti, ma i Dissenatori si lanciarono sui Portatori svenuti e indifesi.
Lisa era comparsa a proteggere Sandy e Walter, ma venne circondata e il suo Patrono, un bel pavone, si smaterializzò, Mike cercò di darle man forte.
I Dissennatori attaccarono solo la combriccola di intrusi, permettendo ai membri della setta di cominciare a respingere facilmente gli attacchi degli invasori, che si trovarono a combattere sui due fronti.
Olivander continuava a chiedere: - Cosa state facendo? Proteggete i Portatori! Perché Dolores? Perché? -.
La Umbridge si volse feroce verso il vecchio fabbricante di bacchette.
- Mi chiedi perché?! Non potevo permettere che quel traditore ritornasse in vita, ecco perché! La punizione che gli avevo inflitto era quella giusta, doveva crogiolarsi nella sua disperazione per l’eternità. Rifiutare me per una stupida babbana, tradire il suo sangue purissimo e la sua missione per una ragazza inutile!! - poi si rivolse verso Nat che continuava a essere tra lei e Wendy - No, nessuna figlia di babbana, può essere una Portatrice, lei si perderà nell’oblio come suo padre e io stessa ne distruggerò il corpo! - lo disse con una voce lacrimevole e malvagia allo stesso tempo.
Nat fu attaccato da un dissennatore che dissolse la sua lince Patrono.
- Expelliarmus! - urlò la Umbridge facendogli volare via la bacchetta - E ora mio caro eroe, saprai in che dolore è stato immerso il nostro Custode per questi anni vedendo morire inerme la propria amata - sorrise commossa la Umbridge.
Una bacchetta nera fu scagliata dall’arco di pietra verso Nat che l’afferrò urlando: - Stupeficium! -.
La Umbridge volò all’indietro, cadendo sul lastricato di pietra e la battaglia riprese senza esclusione di colpi. Emberce si era scagliato con nuova violenza sul suo antagonista che aveva rivelato la sua vera identità allo scadere della Pozione Polisucco.
- Luke! - disse pieno di sdegno.
- Non posso dirmi contento di rivederti Richard! - esclamò ironico Luke Locke attaccando il padre di Raymond.
Wendy ritornò in sé e sfoderò immediatamente la bacchetta. Anche l’incantesimo che teneva legato Raymond si sciolse.
- Allora ti è arrivata la bacchetta! - esclamò Wendy soddisfatta, guardando la mano di Nat.
- Direi di sì! - rispose Nat, lanciandosi a recuperare la sua.
Wendy alzò la bacchetta su Olivander. Suo padre era dietro di lui, incapace di muoversi, seguiva la scena con terrore, impotente dopo anni lontano dal proprio corpo.
- Si allontani da mio padre - gli intimò, minacciosa.
- Veramente, Nicky, lo sta difendendo... - precisò Nat - Ma perché tuo padre non reagisce? -
In quel momento il ragazzo fu colpito alle spalle da uno schiantesimo che lo gettò a terra.
- Nat! - urlò Wendy.
Raymond lo fissava a terra con gli occhi pieni di odio. - Crucio! -
Nat cominciò a muoversi convulsamente. La ragazza gettò diversi getti rossi al Portatore del fuoco, ma Raymond li deviò facilmente, senza neppure usare la bacchetta.
- Fermati Raymond! Fermati - gridò la ragazza, guardando Nat in preda alle convulsioni.
Olivander stava respingendo i Dissennatori intorno a lui e a Lyonel sempre con maggior fatica.
Walter, rinvenuto, riuscì a bloccare Raymond con un nuovo incantesimo della pastoia, liberando dalla tortura Nat. Sandy, al suo fianco, emanò il potere della terra, che si sollevò come una nebbia argentata e bluastra simile alla sostanza dei Patroni, e con un bagliore respinse tutti i Dissennatori.
Wendy si era lanciata al fianco di Nat, per controllarne la condizione, ma si girò immediatamente alle parole della Umbridge.
- Avada Kedavra! -.
- Noooo!!! -. Wendy corse verso il padre, che si stava accasciando senza vita, con lo sguardo spento sulla figlia.
Wendy si alzò con uno sguardo furente verso la Umbridge, che sghignazzava portandosi una mano alla bocca per asciugarsi il sangue dal labbro.
La Portatrice dell’aria alzò entrambe le mani al cielo e subito con un movimento imperioso le abbassò velocemente, completamente concentrata sul proprio potere. Un turbine di vento circondò la Umbridge, che si accasciò tossendo, non ricevendo più aria.
Nat guardò la scena impallidito, poi si alzò e corse verso la ragazza.
- Nicky... Nicky, no! Non farlo! Nicky!! -.
La ragazza era completamente trasfigurata in una parvenza maestosa e terribile, guardava con un sorriso la Umbridge che diventava sempre più cianotica, mentre si spegneva, circondata da un muro impenetrabile di vento.
- Nicky, guardami! Sono io, tu non vuoi diventare un’assassina. Knightly, tu non vuoi essere la Portatrice dell’aria - la supplicava Nat, con le lacrime agli occhi.
Wendy guardò il ragazzo e tornò in sé. - No, io non voglio... -.
Il turbine di vento scomparve, lasciando la Umbridge a tossire a e sputacchiare per terra, mentre cercava di respirare.
Wendy si guardò intorno come appena risvegliata da un incubo e supplicò il ragazzo che la teneva per le spalle.
- Nat, io voglio che il Portatore dell’Aria e del Fuoco non esistano più - disse con semplicità stupita Wendy e fu scossa da un tremito.
- Stupida! Non dirlo! - gridò Emily, che distratta fu colpita da uno schiantesimo e perse i sensi.
- Avada Kedavra - la Umbridge lanciò verso Wendy la Maledizione senza perdono.
Ma Luke Locke, poco distante, si lanciò nella traiettoria del guizzo verde facendosi colpire in pieno petto.
- Avada Kedavra - questa volta fu Olivander a scagliare la Maledizione contro la Umbridge, che si accasciò morta.
Una squadra di Auror fece irruzione nel salone, bloccando tutti.
Intervenne Olivander e, confessando i propri reati, indicò gli altri membri della setta. Furono tutti portati via.
Wendy piangeva sul corpo del padre e dello zio, Nat le era vicino e in silenzio condivideva il suo dolore. Dopo qualche minuto la ragazza ruscì a ricomporsi e tra i singhiozzi riuscì a dire: - Sai voleva rivedere mia madre, non voleva ritornare in un mondo in cui lei non c’era più. Per questo ho impiegato tanto a convincerlo a tornare. Aveva deciso di farlo solo perché voleva dire allo zio Luke che non era stata colpa sua... - la voce si ruppe ancora, mentre le lunghe dita continuavano ad accarezzare i capelli castani dalle mille sfumature, così simili ai suoi.
Nat le avvolse le spalle con maggiore forza, rimanendo in silenzio.
Due Auror si fecero vicini e avvolsero tutti i corpi in una nube violetta, per condurli in una zona predisposta del Ministero, come spiegarono a Wendy, dopo averla allontanata con dolcezza dal cadavere del padre.
- Walter - chiamò Wendy - puoi liberare Raymond dall’incantesimo, ormai non ha più nessun potere -
- Cosa?! - esclamarono insieme Nat e Walter.
- Come me anche lui ha perso i suoi poteri, la Portatrice dell’Aria ha espresso il suo ultimo desiderio e tutti i Poteri si piegano alla volontà della Portatrice dell’Aria - spiegò calma Wendy, poi sorrise - Ebbene sì adesso siamo entrambi babbani -.
Raymond sentì queste parole e si lanciò contro la ragazza in modo feroce.
- Tu! Tu mi hai rovinato! - urlò accusandola.
- Credo sarà meglio portarti via ragazzo - lo agguantò un Auror - tuo padre si chiederà come stai... - e lo trascinò via, mentre ancora imprecava, cercando si lanciare inutilmente incantesimi contro tutti.
Wendy prese poi la bacchetta nera che fino a poco prima era vicina al corpo del padre e fece per restituirla al velo. Nat le prese la mano prima che lo facesse.
- Questa da dove viene? - chiese alla ragazza.
- C’era un corpo oltre il velo che la stringeva, credo sia caduto dentro combattendo -.
- Posso tenerla io, forse so di chi è? - disse Nat, fissando la bacchetta.
- Certo - gli sorrise tristemente Wendy, poi si strappò il ciondolo e lo gettò oltre il velo.

L’atrio del Ministero era colmo di gente, mentre il Primo Ministro enunciava le migliorie e i progetti che intendeva proporre dopo l’oscuro periodo sotto Voldemort.
Nat si avvicinò ad Harry, tenendo per mano Nicky.
- Grazie mille Harry, mi è stato molto utile - e dicendo questo trasse un fagotto piegato di un tessuto liscio e argenteo, dalla trina sottilissima.
- Felice di esserti stato d’aiuto, ma vorrei sapere cos’è successo giù all’Uffico Misteri? - gli sorrise Harry, prendendo il fagotto.
- Magari più tardi ti racconterò i dettagli, però prima volevo darti un’altra cosa - e gli porse la bacchetta di legno nera.
Harry sgranò gli occhi e lo fissò con aria interrogativa e sbigottita.
- Dove? Come?... Come hai avuto la bacchetta di Sirius?! -
- Puro caso... ma l’ho riconosciuta dopo averla vista durante il mio secondo anno, quando Black fu catturato a Hogwarts e gli fu sottratta la bacchetta, la vidi in mano a Piton. Credo che debba tenerla tu... -
- Grazie - disse commosso Harry.
- No, grazie a te... di tutto! - con la destra gli strinse la spalla e si allontanò.
- Mi chiedevo una cosa - chiese Nicky mormorando all’orecchio di Nat - sapevo che eri al Ministero trasformato nell’impiegato che ci ha fermato stamattina, ma come hai fatto a renderti invisibile nella stanza dell’arco? -
- Grazie al mantello dell’invisibilità che ho appena restituito -
- Non posso credere che vi abbia aiutato Harry Potter... - replicò ammirata Nicky.
- Non gli abbiamo detto che era una cosa tanto pericolosa, se no ci avrebbe seguito e ci sembrava giusto tenerlo lontano: lui ha già affrontato la sua terribile guerra - fece pratico Nat.
- Sai che mi hai salvato l’anima oltre alla vita, vero? - Nicky lo guardò con intensità.
- No - disse sinceramente stupito Nat.
- Oltre l’arco c’è stato un solo legame che mi ha potuto tenere collegata a questo mondo, se tu non fossi stato con me dall’inizio mi sarei perduta - gli strinse la mano e lo baciò sulla guancia.
Per una volta Nat non ebbe nulla da replicare.
A Harry fu dato l’onore di svelare la nuova fontana del Ministero che apparve in mezzo ad uno scoppiettio e ad uno scintillio dei migliori fuochi d’artificio freddi del Dott. Filibuster.
La statua ritraeva una rappresentazione plastica e strabiliante. Tutte le specie magiche, un mago, una strega, un elfo domestico, un centauro, un goblin, un gigante, erano avvolte in un’allegra danza e munite di bacchetta puntavano al centro della fontana, da cui scaturiva un magnifico getto, che zampillava e si divideva in mille rivoli.
Grandi lettere maiuscole dedicavano la statua “Al coraggio di coloro che si sono sacrificati per la dignità di ogni creatura magica” e sotto si riportava una citazione, suggerita, come spiegò Kingsley Shaklebolt, da Harry Potter stesso:

“Sono le scelte che facciamo,

che dimostrano quel che siamo veramente,

molto più delle nostre capacità"
Albus Silente

Fine


Epilogo

venerdì 25 aprile 2014

La vigilia

Introduzione alla Fan Fiction 

Questa Fan Fiction è strettamente legata al 7° libro di Harry Potter, quindi a coloro che non l’hanno ancora letto sconsiglio caldamente la lettura. L’universo in cui è ambientata l’intera vicenda e moltissimi personaggi che la animano sono opera della straordinaria Rowling, che ha saputo creare un mondo affascinante e ricco di spunti così originali da riuscire a scatenare l’immaginazione dei suoi affezionati lettori, tuttavia ho voluto narrare una storia che non avesse come protagonisti gli stessi creati da questa autrice fantastica, ma di nuovi nati comunque per diretta ispirazione.

Immagine dal web


La vigilia

Nat era arrivato a Londra nella villetta a schiera dove viveva con il padre, i due fratelli maggiori e, da un mese e due settimane, con il signor Luke Locke.
Un ragazzo massiccio con corti capelli biondo-rossicci era seduto con la Gazzetta del Profeta, spalancata davanti a lui. Il titolone in prima pagina urlava “Grande inaugurazione del nuovo Ministero. Harry Potter ospite d’onore”.
- Victor Krum viene a giocare in Inghilterra - commentò ad alta voce le notizie del mercato del Quidditch - forse salverà i Merlini del Devon dalla serie Troll - e rise, allegro.
- Ciao Ralph - Nat lo salutò entrando.
- Ciao testa vuota! - rispose il ragazzo non staccando gli occhi dal giornale.
- Ciao Nat - fece un altro ragazzo dai capelli mossi, lunghi sotto le orecchie, più simile a Nat, ma con gli occhi castano scuro, come quelli di Ralph.
- Ciao Mike! -
- Vieni ad aiutarmi a preparare la cena - disse ritornando in cucina.
Entrando il ragazzo vide Luke Locke seduto al tavolo, mentre pelava con una bacchetta le patate.
- Mike ha messo a lavorare anche te - rise Nat.
- Per forza quando metto qui dentro Ralph succede il finimondo! - gridò il fratello per farsi sentire nella stanza a fianco.
- Ti ho sentito - grugnì l’altro rimasto in salotto.
- Allora com’è andata con Wendy? - chiese Luke.
Le guance di Nat si arrossarono per qualche impercettibile secondo.
- Bene... - si riscosse da un pensiero - mi ha detto di dirti una cosa -
- Cosa? -
- Che suo padre era stato dissennato... -
- Maledetta sia la Umbridge e la sua mania dei Dissennatori - fece l’uomo in uno scatto d’ira.
- ... ma Nicky lo farà ritornare indietro, hanno intenzione di riportare qui il Custode - cercò di spiegare Nat.
- Cosa?! Sono impazziti!? - Luke si arrabbiò ancora di più - Manderanno mia nipote a prenderlo oltre il velo!? -
- Non so cosa abbiano in mente di preciso, ma perché? Sarà pericoloso?! - fece ad un tratto Nat con voce strozzata dall’ansia.
- Dimmi cosa ti ha detto, chi lo farà ritornare?! - Luke prese le braccia di Nat stringendole con violenza.
- Calmati Luke! - si intromise Mike, separando l’uomo dal fratello minore - Lascialo parlare -.
Luke grugnì e tornò a sedersi, dopo l’impeto di rabbia.
- Nicky mi ha detto che sarà lei a riportarlo indietro, in quanto Portatrice dell’Aria e figlia, ma mi ha parlato di Legimanzia. Anche se... - Nat strinse i pugni lungo il corpo e abbassò lo sguardo - ...avevo intuito che non mi stesse dicendo tutto! Cosa potrebbe accaderle! -
- Oltre il velo, abitato dalle anime tormentate, divorate dai Dissennatori, Wendy potrebbe perdersi in quella disperazione... dissennata come suo padre - mormorò con una voce grave e profonda lo zio della ragazza.
Nat corse via furibondo, sbattendo la porta della sua camera, prese a calci ogni oggetto che gli capitò a tiro.
- Toc! Toc! - fece la porta.
- Vattene Mike! - sbraitò Nat.
- Andiamo Nat, voglio solo parlarti - rispose la voce dietro la porta.
Nat imprecò, invitandolo poco gentilmente ad andarsene.
- Andiamo... Natty! - fece supplichevole Mike.
Il volto cupo e scocciato di Nat apparve dietro la fessura della porta.
- Sai che odio quando mi chiami così - e gli tirò un pugno, che il maggiore scansò velocemente.
- Sai che l’ho fatto per farti aprire la porta e tirarmi un pugno... - rispose sorridendo il fratello.
- Mi ha ingannato, per l’ennesima volta! E io ho permesso che lo facesse, per l’ennesima volta! - fece esasperato Nat - Come posso fidarmi di lei? Me lo dici?! -
- Credo che se ti avesse detto “Sai Nat rischio di non ritornare più, o almeno il mio senno” tu non l’avresti lasciata là a salvare suo padre - disse sarcastico e pratico Mike.
- Ovvio che non l’avrei lasciata là a farsi dissennare! - rispose furioso Nat.
- Ascolta Nat, siamo logici, quanto tempo avevate per vedervi: trenta minuti? Un’ora? Cosa poteva dirti in quel lasso di tempo? Io sono strabiliato che una ragazzina così giovane abbia la prontezza di spirito e l’accortezza di fare quello che tu stesso mi hai raccontato sia riuscita a fare fino adesso... -
- Toc! Toc! - risuonò la porta.
- Entra pure Luke - disse Mike, indovinando la presenza fuori dalla stanza.
- Ragazzo, non te la prendere! Sono dei maledetti schifosi... - si avvicinò a Nat.
- Ma perché risvegliare il Custode? - chiese il più giovane, esasperato.
- Perché è l’unico che può unire i poteri e, se non possono fare questo, avere tutti e quattro i Poteri è perfettamente inutile! Accettano il rischio perché, in fondo, non gli costa nulla! - fece Luke inghiottendo amaro.
- Ma non è rischioso, quando il padre di Nick... di Wen... di... o ancora non ho capito come la devo chiamare! - esclamò frustrato Mike - Comunque qualora il Custode tornasse, sbugiarderebbe la setta e, allora, sono certo che tre sui quattro poteri non accetterebbero più compromessi con i membri storici - concluse il ragionamento.
- Se c’è una cosa che quel rospaccio malefico conosce sono i Dissennatori e non è un’imprudente... non so, ma avrà di certo in mente qualcosa di orribile! - Luke rifletteva cupo.
- Organizziamo una fuga prima? - gli chiese Mike.
- No! - esclamò Nat stupendo entrambi - Nicky non accetterà di essere salvata prima di suo padre... -
-... e tentare una fuga contro i Quattro Poteri schierati è semplicemente una follia - aggiunse Luke.
- Come possiamo entrare all’Ufficio Misteri? - domandò Mike a sé stesso e agli altri.
Nat prese pergamena, penna e inchiostro e cominciò a scrivere.
- A chi scrivi? - chiese il fratello.
- A Ginny Weasley... -

- Ottimo, ottimo, mia cara - disse compiaciuto Olivander.
Una goccia di sudore corse lungo la guancia di Wendy e a stento teneva il fiatone. Sembrava avesse corso a ritmo serrato, in realtà era stata ferma e concentrata a spingere il proprio pensiero nella mente di Olivander che invece lo occludeva.
- Forse è meglio che tu vada a riposarti adesso - concluse l’uomo dagli occhi pallidi come la luna.
Accanto a lei erano stravolti anche gli altri tre Poteri che avevano il compito di tenere legata la proiezione mentale di Wendy al suo corpo, attraverso il collegamento del Potere.
- Ricordati che però oltre quel velo troverai più disperazione di quanto la tua mente potrebbe sopportare, devi legarti emotivamente agli affetti che ti aspettano al tuo ritorno, loro ti daranno la forza necessaria per tornare - le spiegò Olivander.
Raymond le accarezzò una spalla, ma Wendy rimase ferma con lo sguardo davanti a sé, come svuotato.
- Ho bisogno di una passeggiata all’aria fresca - disse infine.
Olivander approvò con un sorriso.
- Ti accompagno - si offrì Ray.
Wendy gli sorrise con calore, ma lo fermò.
- Ho bisogno di stare sola con i miei pensieri, per un po’. Ordinarli prima di domani - poi diede un rapido sguardo di saluto a Sandy e a Walter, prima di uscire dalla sua stanza.
Camminò lentamente nel parco sotto lo sguardo dei membri storici della setta.
- È pronta? - chiese la Umbridge.
- Certo che lo è - disse Olivander con sicurezza - e il Potere dell’Aria si sta rafforzando sempre di più in lei, ma fortunatamente non ha ancora intaccato troppo la sua volontà. Metterà a repentaglio se stessa per salvare la mente di suo padre... -
- Allora siamo sicuri che riuscirà... - puntualizzò Emily.
- No, ma siamo sicuri che proverà - sbuffò Olivander stizzito - per noi basta questo, no? -
La donna sorrise malignamente di quella stizza.
- Domani tutti saranno distratti ai piani superiori per l’inaugurazione del Ministero, tutti saranno là ad osannare Harry Potter e la sua inutile combriccola. Noi avremo tutto il tempo di agire indisturbati all’Ufficio Misteri, che non avendo subito nessuna ristrutturazione non sarà di interesse per nessuno - riassunse Emberce senior.
- Non mi fido di quello sciocco Potter, preferirei non averlo tra i piedi in un momento così delicato - sbottò la Umbridge piena di risentimento.
- Non ti preoccupare Dolores, anche se dovessero scendere all’Ufficio Misteri, l’ingresso sarà comunque interdetto per importanti incombenze. Ho sistemato tutto io... - replicò sicuro l’uomo.
- Sarà, ma avrei preferito non doverlo incontrare - si lagnò l’altra.
Nel frattempo la figura di Wendy era scomparsa alla loro vista, rifugiata dietro le fronde del boschetto ai margini del parco. Camminava lentamente mentre si slacciava il ciondolo dal collo per posarlo nella radura degli aceri e continuare il suo percorso, fino alla sorgente dove crescevano le felci.
Lì la stava aspettando Sandy.
- Sei davvero brava nella proiezione mentale - disse la ragazza bionda - di che cosa volevi parlarmi? -
- Sono preoccupata Sandy - fece cupa l’altra.
- Lo so, ma sei brava, il tuo potere è forte e anche i nostri lo sono. Ti terremo legata a noi, non devi avere paura - tentò di rassicurarla.
Wendy scosse la testa, ancora più afflitta.
- Non ho paura di non tornare, quello che mi terrorizza è il mio potere - disse angosciata.
- Il tuo potere? - chiese Sandy - Perché? -
- So che il tuo potere non ti spaventa, perché è caldo, è buono: lo leggo nella tua testa. Ma il mio potere è come freddo, egoista... mi fa paura - fece confusa la ragazza.
- Non capisco... come è possibile che sia diverso da te? - Sandy aveva uno sguardo smarrito.
- E se non fosse diverso da me? Se io in realtà fossi così e ora mi stessi avvicinando alla mia vera natura? - la ragazza tratteneva a stento le lacrime.
- Proiettami la sensazione del tuo potere - le disse Sandy - così capirò cosa intendi -
- No! - esclamò severamente Wendy, tanto che l’altra ragazza rimase mortificata.
- Scusa Sandy, ma è davvero una sensazione spiacevole - si giustificò della reazione.
- La pianti di preoccuparti sempre di tutto e vuoi fidarti di me? - Sandy tirò fuori una grinta a cui nessuna delle due era abituata.
- Ok - sospirò Wendy - ma sappi che io non vorrei provare certe cose -.
La ragazza si concentrò ed espanse la sua proiezione mentale colpendo Sandy, che ebbe un cedimento sulle ginocchia.
La ragazza bionda spalancò i grandi occhi verdi, pieni di panico, mentre vedeva nella mente ciò che Wendy non avrebbe voluto mostrarle.
- Scusami, scusami - la supplicò la Portatrice dell’Aria - non avrei dovuto accontentarti -.
Sandy la scrutò determinata.
- No, hai fatto bene. Hai ragione: è terribile! - la Portatrice della Terra era pallida in volto. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Il bosco fece un suono come scosso da una lieve brezza, ma l’aria intorno alle due ragazze era ferma.
- Guarda i miei pensieri adesso - le ordinò con calma Sandy.
Wendy operò in silenzio la legimanzia e avvampò di timidezza leggendo i pensieri dell’amica.
- Tu sei questa persona, non quella che mi hai mostrato poco fa, non lo devi dimenticare! - gli intensi occhi verdi incontrarono quelli castano-scuro, riempiendoli di conforto.
- Il tuo potere è molto bello, Sandy - sospirò la ragazza.
- La creazione come la distruzione fanno parte della stessa medaglia, Wendy - la guardò ferma e saggia - ma tu devi portare un fardello molto più grave del mio e di quello di Walter -
- Anche Raymond ha la metà distruttiva, vero? - domandò Wendy, sicura della risposta.
- Sì, ma lui, al contrario di te, ne è esaltato -
- Ne sei sicura?- chiese stupita ed esterrefatta Wendy.
- Tu puoi leggere i pensieri, ma io posso sentire le emozioni. Prima non capivo cosa provasse Ray, ma ora che mi hai mostrato i tuoi pensieri, lo so con certezza. E ti assicuro che le emozioni che sento provenire da Raymond non mi piacciono -
- Cosa prova? -
- Quello che provi tu, ma se in te è repulsione, in lui è attrazione. Desidera privare della vita qualcuno, solo per il gusto di poterlo fare - lo sguardo di Sandy era grave.
- Zio Luke ha ragione i Quattro Poteri devono essere fermati, o almeno due di essi! - Wendy si riscosse dal suo stato vacuo, forse aveva acquistato una nuova determinazione.
- Non penserai a niente di auto-distruttivo - la guardò con un secco rimprovero.
- Non lo so, ma in qualche modo devo fermarli! - rispose secca Wendy.

Continua


domenica 20 aprile 2014

Chi la fa l'aspetti

Introduzione alla Fan Fiction 

Questa Fan Fiction è strettamente legata al 7° libro di Harry Potter, quindi a coloro che non l’hanno ancora letto sconsiglio caldamente la lettura. L’universo in cui è ambientata l’intera vicenda e moltissimi personaggi che la animano sono opera della straordinaria Rowling, che ha saputo creare un mondo affascinante e ricco di spunti così originali da riuscire a scatenare l’immaginazione dei suoi affezionati lettori, tuttavia ho voluto narrare una storia che non avesse come protagonisti gli stessi creati da questa autrice fantastica, ma di nuovi nati comunque per diretta ispirazione.

Leggi il I capitolo

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Immagine da web

Chi la fa l’aspetti

- Allora, mia cara, te la sentiresti di provare - fece cortese Olivander.
Wendy aveva ascoltato attentamente cosa il fabbricante di bacchetta volesse da lei. La ragazza non rispose, ma stette zitta a contemplare il proprio riflesso in un lungo specchio posto di fronte a lei.
Dall’altra parte dello specchio Emily Emberce e Dolores Umbridge scrutavano la Portatrice dell’Aria.
- E se dovesse smarrirsi nel tentativo? - disse la donna più giovane.
- Poco male, se non fa rinvenire il Custode a poco ci serve questa generazione di Portatori, dovremmo comunque aspettare la prossima... - rispose con cortesia la Umbridge, quasi parlasse del tempo.
- Ma gli altri poteri sarebbero indeboliti dall’assenza di uno di loro -
- Deboli o forti sono inutili se non si uniscono - fece con un tono più secco la donna più anziana.
- Sembra quasi che in fondo non ti dispiacerebbe se quella ragazza si perdesse oltre il velo -
- Non dire sciocchezze - rise la donna - desidero che la missione sia portata a termine quanto te, ma se dovesse rifiutare... -
- Accetto - la voce di Wendy dall’altra parte dello specchio interruppe bruscamente la conversazione delle due donne.
- Tuo padre ne sarebbe fiero - fece con gioia Olivander - ora te lo posso dire perché non mi sembra più di condizionarti, ma sono così felice all’idea di poter far tornare tuo padre -.
- Olivander sarebbe in grado di convincere anche me - commentò Emily.
- Non è un bugiardo, crede davvero a quanto dice - spiegò Dolores.
- Posso ritirarmi ora - chiese Wendy.
- Si vai pure, mia cara, per te comincerà un duro allenamento - la congedò l’uomo.

Wendy si chiuse nella sua stanza, precipitandosi allo scrittoio. Vergò velocemente queste parole su un piccolo biglietto di pergamena: “Ho bisogno di vederti, al più presto. NSW”.
Alzò gli occhi e sospirò nello specchio davanti a lei.
- Nat -.
La ragazza salì in guferia.
- Vorrei sapere per quale motivo, ogni volta che devo spedire un messaggio non trovo mai Lio! - disse tra sé la ragazza visibilmente seccata.
Si affacciò agli archi che davano sul grande parco della tenuta Umbridge ed emise un lungo fischio, ma il grosso pennuto antracite non comparve.
- Perché non usi uno tra le decine di gufi degli zii - rispose una voce calma alle sue spalle.
- Ormai uso sempre un altro pennuto - rispose seccata - ma ho il mio gufo e vorrei poterlo usare quando ne ho voglia - Wendy sembrava una bambina viziata.
Ray per niente infastidito dai capricci della ragazza le prese la mano.
- Lio è solo un po’ vecchio e ha bisogno di più riposo, ti comprerò un gufo tutto tuo e terrai Lio come famiglio, solo per compagnia -
- A volte vorrei che le cose non cambiassero - fece pensierosa.
- Non starai pensando ancora a Nat? - disse quasi scontroso il ragazzo.
- Cosa c’entra Nat? -
- Al contrario di lui, io vorrei che le cose tra voi tornassero esattamente come prima, quando eravate amici, almeno tu non ti tormenteresti per quell’idiota -
- Che sciocchezze, non stavo pensando a niente di simile - rispose a tono la ragazza.
- Sul serio? Allora mandiamo il tuo messaggio, a chi lo devi mandare? - fece con curiosità pratica.
- A Sandy - rispose Wendy - volevo parlarle di una cosa che mi ha chiesto Olivander -
- So cosa ti ha chiesto Olivander - disse il ragazzo prendendo il messaggio di Wendy e legandolo alla zampa di una civetta.
- So che lo sai - sorrise Wendy - mi servirà tutto l’aiuto dei Poteri -
- Sei spaventata? - le chiese guardandola con apprensione.
- Molto -
- Sai per non smarrirti là dentro dovresti creare un legame emotivo più forte con chi ti aspetterà da questa parte - sorrise Ray in modo fascinoso.
- Che intendi dire - chiese Wendy, sinceramente smarrita.
- Questo... -
Raymond strinse le mani intorno alla vita di Wendy, avvicinandone il corpo contro di sé e abbassando le sue labbra su quelle della ragazza.
Improvvisamente un fruscio d’ali e Lio si trovò davanti ai due ragazzi.
- Eccoti, Lio! Ti cercavo, dove eri finito? - fece Wendy tra lo stupito e l’euforico.
- Già, ce lo chiedevamo... - disse Raymond decisamente stizzito.
- Vorrei sapere dove te ne sparisci ultimamente - lo riproverò affettuosamente Wendy - e non arruffare le piume con me, sei ingiustificabile! -
- Vi lascio alla rimpatriata... Ci vediamo domani Wendy, magari riprenderemo il discorso - la stuzzicò.
- Ciao Raymond - la ragazza lo salutò con noncuranza, presa dal suo gufo.
Wendy aspettò che Raymond scendesse tutte le scale e poi si tuffò ad abbracciare il suo pennuto.
- Tu sei il gufo più bravo, intelligente e amabile che esista -.
Il gufo sembrava quasi spaventato, ma felice di aver aiutato la sua padroncina.
- Ma perché ha tirato fuori Nat? - rifletté a bassa voce la ragazza, guardando il punto dove era sparito il suo ospite.
Ray era entrato in una delle stanze segrete della casa, dove erano riuniti i membri della Setta.
- Come vi è sfuggito quello stupido animale? - chiese il ragazzo sgarbatamente.
- Aveva mandato il messaggio e si chiedeva dov’era, non ci aspettavamo che vi interrompesse... - si giustificò Emily dispiaciuta.
- Allora quel messaggio per Sandy? - Ray continuò contrariato.
- A quanto pare vuole confrontarsi con la Portatrice della Terra sul recupero del padre - spiegò Olivander.
- Speriamo che quella ragazza non la dissuada -
- Emily cara, te l’ho già spiegato: l’Aria rappresenta la volontà dei Quattro e nessun altro potere la può dissuadere, la Terra invece ne è il cuore, anzi... questo confronto le farà bene perché le potrebbe offrire un po’ di coraggio in più e di spirito di sacrificio per suo padre - concluse il fabbricante.
- Io preferirei averla vicino e non mandarla a chiacchierare con Sandy, specie della scuola -
- Che c’è Ray? Credi che pensi ancora a quel ragazzo? -
- L’hai sentita tu stessa sospirare il suo nome in camera sua! - fece stizzito il ragazzo rosso.
- Ehm! Sarebbe difficile procurarsi un capello di quel ragazzo? - chiese sorridendo la Umbridge.
- No, me ne occupo io - anche Ray sorrise in risposta.

Le due ragazze Portatrici erano nel grande terrazzo di Villa Field.
- È successo qualcosa di grave, dal tuo messaggio sembrava di sì... -
- Olivander mi ha spiegato che potrei riuscire a recuperare la vita di mio padre -
- Cosa? Come? - fece strabiliata la ragazza.
- C’è una specie di velo nell’ufficio dei Misteri, al Ministero della Magia, oltre il quale ci sono le anime di coloro il cui corpo è ancora in vita, come quello di mio padre -
- Perché non è stato risvegliato prima? - chiese con sospetto Sandy.
- Perché nessun mago o babbano può oltrepassare quel velo senza morire - fece cupa Wendy.
- E allora... -
- A quanto sembra il Potere dell’Aria è tanto potente che potrebbe spingere la Legimanzia oltre il velo e io potrei convincere l’anima di mio padre a tornare al di qua del velo -
- Ma l’anima di tuo padre non è stata - e Sandy la guardò preoccupata - divorata dai Dissenatori? -
- Infatti le anime morte vengono proiettate dietro questo velo, diciamo che funziona all’inverso dei fantasmi. L’anima dei fantasmi è ancora qui, ma il loro corpo è scomparso. I corpi sono corruttibili e scompaiono da morti. Se invece i corpi sono vivi, le anime, che sono eterne e non possono scomparire, sono trascinate in quella sorta di limbo oltre il velo -
- Terribile! - fece inorridita la ragazza bionda.
- Già! - sospirò Wendy.
- E tu cosa intendi fare? -
- Andrò a recuperare l’anima di mio padre è ovvio! -
- Eppure mi nascondi qualcosa, se fosse tutto così facile, come un incantesimo di legimanzia, perché saresti così spaventata -
- Comincio a non sopportare più la sensibilità emotiva della Terra... - commentò con un sorrisetto la ragazza.
- ... e il mio personale intuito femminile! - scherzò l’altra - Allora qual è l’inghippo? -
- Potrei perdermi... il mio pensiero oltre il velo in mezzo a tutta quell’emotività disperata e senza senso potrebbe perdersi -
- Saresti come dissennata? - fece Sandy sempre più inorridita - No, non puoi andare laggiù -.
- Mio padre è laggiù Sandy e io potrei salvarlo, come potrei continuare a vivere sapendo una cosa simile? - spiegò la ragazza fissandosi le mani in grembo.
- Come posso aiutarti? - sospirò l’amica.
Wendy le sorrise e scrisse un appunto su un pezzo di carta che passò alla ragazza.
“Mi controllano, ascoltano le mie conversazioni e sanno sempre dove mi trovo. Distruggilo”.
Sandy la guardò con aria interrogativa e si guardò intorno.
- Tu devi solo starmi vicina - la distrasse Wendy dall’atteggiamento sospetto che aveva assunto.
- Ma lo vuoi fare anche se ... - e bruciò il bigliettino che le aveva passato.
- È mio padre! - la guardò con una sorta di rimprovero.
- Vorrei fare qualcosa di più in questo frangente - fece con uno sguardo d’intesa.
- Credo che Olivander abbia pensato ad allenamenti extra per i “Quattro Poteri” - intanto scrisse su un altro foglietto senza farsi scorgere.
“Devo parlare con Nat”.
- Allenamenti extra? - chiese Sandy, leggendo il biglietto e scrivendo “Come? Se ti controllano?”.
- Sì, mi spiace costringerti a lavorare durante le vacanze - Wendy lesse e rispose “Dobbiamo studiare un modo”.
- Figurati, è un piacere - e incendiò il biglietto.
- Grazie - rispose Wendy, lanciandole uno sguardo di acceso ringraziamento.

Gli allenamenti non cominciarono il giorno seguente, come invece si aspettava Wendy. Il ritardo venne attribuito all’assenza di Raymond, a Londra per un paio di giorni.
La Portatrice dell’Aria era impaziente di mettersi alla prova con il nuovo incantesimo, ormai sentiva l’impellenza di salvare il padre, ora che sapeva di potervi riuscire.
- Perchè non comincia a istruirmi sulla Legimanzia da sola - chiese la ragazza al maestro.
- Meglio che ci siano tutti i Poteri presenti, sarà più facile e veloce - rispose il vecchio sorridendo.
- Wendy cara c’è una visita per te - li interruppe la cugina Emily.
- È Sandy? - fece contenta la ragazza.
- No, è un ragazzo, non l’ho mai visto - fece pensierosa la donna.
Wendy scese nella sala dove un alto ragazzo castano attendeva, dando le spalle all’ingresso.
- Salve - fece timidamente la ragazza entrando nell’ampio salone luminoso.
- Buongiorno Locke! - rispose Nat.
Wendy era a bocca aperta, sbalordita.
- Che ci fai qui? - si riscosse.
- Bell’accoglienza per un compagno di Casa che non vedi dalla fine della scuola - rispose Nat.
- Wendy cara vi ho fatto servire il tè in terrazzo - sorrise Emily.
- Grazie mille - si rivolse la ragazza non riuscendo a togliere gli occhi dall’amico.
I due uscirono e presero posto nelle poltrone in vimini dalle eleganti linee un po’ barocche.
- Sono sconvolta, non mi aspettavo una visita -
- Oh, sì! È vero Wendy, non ti ho più risposto - fece con tono un po’ superbo e superficiale - ma ho avuto un po’ da fare e quindi, anzi in realtà non posso trattenermi tanto... -
- E perché tutto ad un tratto sei venuto a trovarmi, grazie Blessy - Wendy fece un sorriso cortese all’elfa che le stava servendo il tè.
- Mi ha chiesto Emberce di venire a trovarti - rispose Nat con noncuranza, ignorando la creatura bitorzoluta che gli porgeva la tazza.
- Ray? -
- Sì, mi ha detto che ti avrebbe fatto molto piacere vedermi e non mi tiro indietro ai desideri di una ragazza - le sorrise sfrontato.
- È stato cortese - fece sorridendo la ragazza.
- Sì - confermò il ragazzo - cosa mi racconti, come ti trovi qui? -
- Molto bene, i cugini di mio padre sono persone adorabili e devo rivelare che mi viziano in tutto - fece Wendy con il tono da bambina capricciosa e compiaciuta che adoperava conversando con i suoi cugini.
- Vedo - assentì Nat - Wendy facciamo due passi per il parco? - propose.
- Sì -.
La ragazza illustrava all’ospite i pregi della Villa e delle piante del parco.
- Perché volevi vedermi? - la interruppe Nat con un tono quasi seccato.
- C’eravamo detti che saremmo rimasti in contatto - chiarì Wendy con un tono imbarazzato.
- Sai, Wendy, sono tornato con Demelza - fece Nat con tono freddo e distaccato - lei nutre un’alta stima di te ma è un po’ gelosa, quindi non credo che ci rivedremo spesso -
- Con Demelza? - fece Wendy in un tono un po’ cupo.
- Sì, credo che sia la ragazza perfetta per me - si crogiolò il ragazzo.
- È una bravissima ragazza - annuì Wendy un po’ forzatamente.
Al ritorno alla villa, Wendy era pensierosa.
- A cosa stai pensando? - chiese Nat.
- Pensavo a Ray: è stato proprio carino a chiederti di venire a trovarmi -
- Pensa mi è comparso davanti all’improvviso con questa richiesta, quasi fosse una preghiera, quando gli ho promesso che ci avrei pensato è sparito, non ha voluto sapere altro da me -
- Quindi non sapeva nulla di Demelza - disse Wendy con mezzo sorrisetto.
- Assolutamente - confermò con sicurezza Nat.
Wendy gli fece un largo sorriso di cortesia.
- Mi ha fatto proprio bene vederti, Nat. Salutami Demelza! Spero di vedervi presto entrambi -
- Proverò a convincere la mia Melzina - fece Nat in tono affettuoso e sognante.
Wendy si sforzò di mantenersi composta e lo salutò.
- Allora Wendy cara è andato via il tuo amico? - le chiese interessata Emily.
- Adesso, adesso - sospirò Wendy.
- Sei stata felice di rivederlo? -
- Diciamo che mi ha chiarito un grosso dubbio - le sorrise forzatamente la ragazza.
- Cugina posso invitare qui Sandy in vista dei nuovi allenamenti? -
- Certo Wendy cara, sai che adoro quella ragazza. Non vuoi invitare anche Walter? -
- Giusto, anche Walter! Grazie, siete sempre così gentili con me. Ora credo che mi ritirerò in camera mia, sono un po’ stanca -
- Oh, certo vai pure cara - la salutò la donna. Quando la ragazza sparì dalla cima delle scale si dileguò anche il dolce sorriso affettato sul volto della zia di Raymond per lasciare posto ad un ghigno diabolico.
Wendy era in camera sua pensierosa. Sfogliava senza troppa attenzione il libro di Pozioni. Presa da un pensiero si fermò alla pagina della pozione Polisucco. Sorrise con distrazione e dopo qualche minuto scrisse un biglietto.
“Cara Sandy,
la cugina Emily mi ha dato il permesso di invitarti qui per qualche giorno, ricordi gli allenamenti di cui abbiamo parlato? Inoltre ho bisogno di raccontarti nei particolari un’altra faccenda. Ti ricordi i dubbi che avevamo su Nat? Ho risolto tutto!
A presto.
NSW”

I membri storici della “Setta dei Quattro Poteri” rimasero delusi dal fatto che Wendy, benché avesse da subito padroneggiato l’Occlumanzia, impiegasse tanto tempo ad apprendere la Legimanzia, al contrario di Walter che diede subito ottimi risultati. Olivander tendeva a giustificarla agli occhi dei suoi soci, dicendo che le ultime emozioni con cui l’avevano tempestata, l’avevano confusa e distratta. In realtà la ragazza aveva appreso l’incantesimo immediatamente, ma fingendo di non riuscire a padroneggiarlo otteneva due risultati. Da un lato prendeva tempo, dall’altro tentava di leggere i pensieri di Olivander e dei suoi cugini a loro insaputa, per cogliere qualche ricordo che li incastrasse, ma senza successo.
Questo avrebbe potuto finalmente convincere la ragazza dell’innocenza nelle intenzioni del suo maestro e dei suoi tutori, ma Wendy aveva anche notato chiari salti temporali nei loro pensieri. Per lei fu l’evidente prova che essi togliessero dalla loro mente i ricordi pericolosi al cospetto dei due legimente e quindi che avessero indubbiamente qualcosa da nascondere.
Il giorno seguente alla visita di Nat tornò Raymond.
- Ciao Ray! - lo salutò entusiasta Wendy - Sai chi è venuto a trovarmi? Nat! -
- Alla fine è venuto, allora? - chiese Raymond ridondante - Vedo che ne sei contenta -
- Mi ha fatto piacere chiarirmi con lui, dopotutto durante il periodo della scuola eravamo stati molto amici -
- E adesso? - fece sereno e tranquillo il ragazzo.
- Diciamo che non siamo più così affiatati, ma siamo in rapporti cordiali - rispose Wendy.
- E ti basta? - chiese Ray, facendosi più interessato.
- Credo proprio che lo faremo bastare - fece scherzosa e rilassata la ragazza.
Raymond la guardò con intensità e calore, tanto che Wendy arrossì.
- Cambiando discorso, dovrebbero venire anche Walter e Sandy. Finalmente cominceremo i famosi allenamenti di Legimanzia! - disse Wendy con ritrovato entusiasmo – Oh ciao Sandy! -
- Ciao Wendy! - rispose al saluto la bionda ragazza dei Tassorosso, accompagnata dalla padrona di casa.
- Wendy cara - la cugina Emily richiamò la ragazza - hai lasciato questo in bagno - e le restituì il ciondolo con impresso il suo nome d’infanzia: “Nicolas”.
- Oh, grazie! - rispose grata la ragazza - Dove l’avevo dimenticato? -
- Sul lavabo del bagno vicino alla serra - le sorrise Emily.
- Che testa! Mi sono rinfrescata il viso e il collo dalla calura e l’ho lasciato lì. Scusa Emily -
- Di niente, cara - e la donna si allontanò.
Wendy si voltò un po’ sconvolta verso l’amica.
- Sandy ti ho mai fatto vedere il mio posto preferito nel parco? - fece con entusiasmo, ignorando Ray.
- Il roseto? - chiese l’amica.
- No, è un posto nuovo, me l’ha fatto scoprire ieri Walter. Te lo mostro subito, scusaci Ray, ma devo anche parlarle di cose da ragazze – fece un gran sorriso prendendo Sandy per mano.
Ray non fece in tempo a ribattere che le due amiche erano uscite nel Parco.
Wendy guidò l’amica nel boschetto di aceri, qui si fermò in una piccola radura con due tronchi riversi. Si sedette su uno di essi e, mentre Sandy si accomodava al suo fianco, si levò il ciondolo, appoggiandolo accanto a dove si era appena seduta.
- Ti va di stare qui un po’ in silenzio ad ascoltare la natura? - fece sognante Wendy.
- Certo - rispose tranquilla la ragazza, cominciandosi a rilassare.
Invece Wendy si alzò di scatto e, prendendo la mano dell’amica, la condusse silenziosamente in un altro luogo. Una grande pianta ombreggiava tutta la zona ricoperta da felci, che si affacciavano su uno specchio di acqua purissima.
- Ok, eccoci -
- Bellissimo questo posto -
- E soprattutto lontano da orecchie indiscrete - sorrise Wendy.
- Come puoi esserne sicura? - sussurrò la ragazza prudente.
- Ho chiesto a Walter di cercare con lo spioscopio un luogo del parco che fosse sicuro - e indicò un piccolo spioscopio immobile su una roccia - lui non è seguito e pedinato come me... -
- Come sei riuscita a chiederlo, altri bigliettini? - la interruppe ammirata Sandy.
- No, non posso usarne troppi: potrei diventare sospetta. Tra due legimente comunicare in segreto è molto facile. Per questo motivo, penso, hanno aspettato tanto ad insegnarmelo - ammiccò la ragazza.
- Perché la scenetta nel bosco degli aceri? -
- Emily nel ridarmi il mio ciondolo ha pensato “Guarda di non perdertelo stupida ragazzina” e poi le sono passate nella mente una serie di immagini, che mi hanno suggerito l’idea che loro sanno dove mi trovo per via di quel ciondolo -
- Una specie di segnalatore della tua posizione... - rifletté Sandy - Pensi che riescano a sentire anche quello che dici? -
- Forse, la prudenza non è mai troppa! Ecco come hanno fatto a rintracciare mio padre in passato! - e meditò ancora - Anche se deve essere a corto raggio: ricordi alla tua festa? Lo indossavo ma forse non potevano raggiungermi fin lì. Ci è andata bene! - poi aggiunse - Allora domani andrai a Londra, vorrei venire con voi -
- Se tu potessi venire con noi, sarebbe tutto molto più semplice - ammiccò Sandy.
- Vi aspetterò con ansia - fece Wendy visibilmente agitata.
- Speriamo solo che tu abbia ragione sulla Pozione Polisucco - sottolineò l’amica.
- Non temere, ne sono assolutamente certa. È un grande pozionista! - rispose sicura Wendy - E ora torniamo al ciondolo, prima che qualcuno ci venga a cercare -.

Sandy e Walter erano andati insieme a Londra per degli acquisti e per svagarsi un po’. Wendy era stata convinta a non seguirli per non smarrire la propria concentrazione, un po’ troppo altalenante in questo periodo.
- Sai una cosa Ray - ruppe il silenzio Wendy - non appena arriverà Walter voglio parlargli chiaramente -
- Riguardo a cosa? - fece incuriosito il ragazzo.
- Riguardo a Sandy... - spiegò la ragazza - vorrei che loro due formassero una coppia, stanno bene insieme, per questo non ho insistito per andare con loro -
- E Lisa? - fece stupito il ragazzo.
- Lisa non è una Portatrice, non potrebbe mai capire Walter come lo capisce Sandy - rispose Wendy in un tono molto “rayniano”.
- Vuoi forse dire che noi...? - fece stupefatto Raymond.
- Mi pare chiaro! - gli sorrise Wendy un po’ maliziosamente - Però, Ray, ricordati che io devo mantenermi concentrata, quindi sarà meglio per tutti se non mi perdo in distrazioni - sospirò un po’ languidamente.
- Sarà difficile - fece un sorriso spavaldo e sornione il ragazzo - ma mi impegnerò, almeno fino a quando non avrai liberato tuo padre... - promise Ray.
- Siamo d’accordo - sorrise tranquilla - Sono tornati! - esclamò la ragazza.
- Ciao Wendy, ciao Ray! -
- Ciao ragazzi! - li accolse Wendy - Vi siete divertiti? -
- Molto! Peccato non sei venuta Wendy, ti saresti divertita - la ragazza appoggiò con un tocco di bacchetta le decine di buste che aveva con sé.
- Emily ci ha fatto preparare il tè - disse Ray.
I ragazzi seguirono l’adolescente rosso, prendendo posto sul bel terrazzo di Villa Umbridge. Si scambiarono chiacchiere riguardo Londra e alla sua rinascita dopo la caduta di Tu-Sai-Chi per una mezz’oretta. Ad un certo punto Walter guardò preoccupato il suo orologio magico.
- Fra un po’ devo tornare a casa, ho dovuto sbrigare un paio di commissioni per i miei -
- Prima ti andrebbe di fare due chiacchiere con me nel parco? - gli chiese Wendy.
- D’accordo - fece incuriosito l’altro Portatore.
- Io sono a pezzi e andrò subito a farmi un bagno caldo! - decise la ragazza bionda.
- Io andrò a casa subito, invece - disse Raymond - Vado a salutare gli zii -.
- Vieni Walter - Wendy invitò il ragazzo a seguirlo.
Si ritrovarono nella radura degli aceri. Wendy appoggiò il suo ciondolo vicino ad un pappagallino magico che cominciò a parlare con la sua voce e con quella di Walter.
Poi entrambi i ragazzi si allontanarono, giungendo allo specchio di acqua sorgiva, circondato da floride felci.
- Allora? Sei proprio tu Nat? - chiese la ragazza a Walter.
- Fra dieci minuti scoprirai che sono proprio io! Temevo che quel tè durasse in eterno - rise il ragazzo, in un modo molto più allegro e spensierato del giovane Walter.
- Avrei scommesso che avresti avuto a casa una scorta di Pozione Polisucco! Sapevo che ti saresti messo alla prova, facendola! -
- Sono o no il più giovane e straordinario pozionista che tu abbia incontrato, Knightly? -
- Sicuramente il più vanitoso! - rispose a tono la ragazza.
- Ah! È così che si trattano gli amici che rischiano tanto solo per poterti parlare - fece falsamente offeso il ragazzo.
- Che sciocco è stato Ray! - esclamò la ragazza guardando l'amico.
- Su questo sono d’accordo a priori, anche se non so a cosa tu ti riferisca in particolare! - Nat fece la sua occhiata ironica, con i lineamenti di Walter, che però cominciavano a scomparire.
- Ha commesso un sacco di errori, quando ha preso le tue sembianze, però mi ha suggerito il modo per incontrarti - fece saccente Wendy.
- Errori? - chiese l’altro.
- Prima di tutto tu non mi hai mai chiamato per nome, mai “Locke” e mai e poi mai “Wendy”, neanche quando sapevi che erano il mio vero nome. Secondo, non mi permetteresti di fare un complimento a Ray... -
- Come se lo meritasse - fece Nat, con un tono e una voce che diventava sempre più suo.
- Terzo - Wendy continuò persa nel proprio discorso - tu hai una mimica facciale completamente diversa, tieni sempre gli occhi fissi su quello che guardi, non hai gli occhi sfuggenti come i miei o quelli di Raymond. Alzi sempre il sopracciglio destro, quando fai una battuta sulle ragazze. Muovi le mani in modo diverso, tracciando sempre dei piccoli semicerchi quando parli. Saluti sempre gli elfi domestici, quando li incontri. E poi tu mi hai sempre guardato in un altro modo che... - la ragazza aveva alzato gli occhi e incontrato lo sguardo nocciola di Nat, che aveva soppiantato quello cobalto di Walter.
- Ecco, con quello sguardo - la ragazza tentò di smorzare la tensione con un tocco di ironia.
- Sono preoccupato, Knightly, molto preoccupato! - la scrutò il ragazzo - Tu che sei seguita e ascoltata ovunque, praticamente prigioniera. Ray che si trasforma in me per plagiarti. Devi andartene da qui! -
- Non posso, ti ricordo che ho chiesto asilo politico e loro sono i miei tutori! -
- Luke è il tuo parente più prossimo, se solo potesse farsi avanti -
- Devi dire a Luke che presto farò tornare indietro mio padre -
- Tuo padre è morto - protestò Nat.
- È vivo! È stato dissennato, ma questo Luke non poteva saperlo -
- Come puoi riportarlo indietro? -
- È una storia lunga... diciamo solo che sono la Portatrice dell’Aria e sono sua figlia - tagliò corto la ragazza.
- È pericoloso? - chiese Nat stringendole lo sguardo addosso, dubbioso.
- È Legimanzia avanzata, niente di particolare - mentì Wendy.
- Hai la stessa espressione di quando mi parlavi di Ann, mi stai raccontando un’altra frottola? - fece un po’ alterato Nat.
Wendy abbassò il capo.
- È un po’ pericoloso, ma lui è mio padre, Nat - lo guardò con un’espressione implorante.
- Posso riuscire a farti cambiare idea? - chiese pratico Nat.
- Credo proprio di no - fece risoluta la ragazza.
- Posso fare qualcosa per aiutarti a uscirne illesa? - domandò il ragazzo insistente.
Wendy lo guardò e arrossì violentemente, forse ripensava a cosa Raymond le aveva detto in guferia.
- Cosa posso fare? - la incalzò Nat - Sicuramente c’è qualcosa, altrimenti non saresti diventata la copia timida di un peperone rosso. Io potrei fare qualcosa che però ti imbarazza chiedermi - fece sornione Nat, con il suo sguardo furbo.
- Allora cos’è? - insistette.
Wendy taceva, cercando di mantenersi calma e di recuperare il suo colore naturale. Nat le si avvicinò, guardandola seriamente.
- Non fare la bambina! Sono qui, significa che tengo a te, no? Pensi che abbia paura ad affrontare qualche pericolo? - la guardava da vicino quasi a volerle leggere nello sguardo cosa poteva fare per aiutarla.
- Davvero vuoi fare qualcosa? - le chiese timida la ragazza.
- Sono qui - ripeté - perché sarei venuto, se no? -
- Allora fermami se non sei d’accordo? - detto questo chiuse gli occhi, cercando di riempire lo spazio tra il suo e il profilo del ragazzo.
Nat, sebbene sorpreso, favorì il movimento della ragazza. I due si baciarono a fior di labbra.
Le braccia di Nat sulla schiena di Wendy. Le mani di Wendy intorno alla nuca di Nat. Ancora un bacio e un altro. Si separarono molto lentamente, sciogliendosi dall’abbraccio.
- È un piacere darti una mano, chiedimi pure tutto l’aiuto che ti serve - scherzò Nat.
Wendy era ancora rossa in viso, decisamente imbarazzata della propria spavalderia.
- E non osare chiedere aiuto ad altre persone - cercò di farla ridere Nat.
Wendy abbassò lo sguardo colpevole e confessò.
- Ho dovuto fare la smorfiosa con Raymond, per tenerlo a debita distanza per un po’ - Nat grugnì - ma appena avremo liberato mio padre si farà avanti. È ovvio che vogliano unire sentimentalmente i Quattro Poteri -
- Ci inventeremo qualcosa, possibilmente di doloroso, per tenerti lontano quel tipo - fece seccato Nat.
Wendy sorrise finalmente.
- Come ti dovrò chiamare, adesso? Wendy lo escludo - si domandò Nat.
- Una volta mi hai chiamato Nicky, dopo il Crucio di Carrow. Stavo malissimo, ma il fatto che tu mi avessi chiamato Nicky, per un istante mi aveva fatto star meglio - ricordò trepida la ragazza.
- Ok, Nicky - lo disse con molta dolcezza.
- Dobbiamo andare: la registrazione sta per finire - disse di nuovo arrossita, controllando il suo orologio magico.
- Accidenti ti avrei aiutato volentieri un altro po’ - fece scherzosamente sconsolato Nat, preparandosi a bere la fialetta di Pozione Polisucco. Wendy lo fermò con un altro bacio.
- Mi sei mancato, mi mancherai ancora - allontanò il viso da un Nat decisamente sorpreso.
- Adesso bevi -.

Continua...

lunedì 14 aprile 2014

Chi sono i nemici?

Introduzione alla Fan Fiction 

Questa Fan Fiction è strettamente legata al 7° libro di Harry Potter, quindi a coloro che non l’hanno ancora letto sconsiglio caldamente la lettura. L’universo in cui è ambientata l’intera vicenda e moltissimi personaggi che la animano sono opera della straordinaria Rowling, che ha saputo creare un mondo affascinante e ricco di spunti così originali da riuscire a scatenare l’immaginazione dei suoi affezionati lettori, tuttavia ho voluto narrare una storia che non avesse come protagonisti gli stessi creati da questa autrice fantastica, ma di nuovi nati comunque per diretta ispirazione.

Leggi il I capitolo

Leggi il capitolo precedente


Immagine dal web


Chi sono i nemici?

- Sono contenta di stare da te qualche giorno, c’è un po’ di tensione dai cugini - fece riconoscente Wendy, mentre giocava sul pavimento con il gatto dell’amica.
- Anch’io sono felice di averti qui, a parte Walter ogni tanto, non è che abbia grandi conversazioni - rispose Sandy, spiegando un ampio abito ottocentesco.
- Pensavo di trovare anche Lisa stasera -
- Strano, non te l’ha detto? -
- Cosa? -
- Lisa parte sempre appena rientra da Hogwarts, se ne va con i suoi su un’isoletta del pacifico “Per una tintarella adatta” - imitò l’amica, Wendy rise.
- E Nat è partito anche lui - continuò con noncuranza la ragazza castana.
- No, lui è qui - rispose con altrettanta noncuranza Sandy, mentre lisciava con la mano i merletti sul corpetto.
- Non è bellissimo - fece entusiasta la bionda, sbattendo gli occhioni color prato, mentre mostrava l’abito.
- Sì, certo - rispose titubante l’altra - ma non lo dovrò indossare io, vero? -
- No, questo è mio -. Wendy tirò un sospiro.
- Questo è tuo! - e Sandy indicò un abito identico a quello che aveva in mano.
- Come mai uguali? -
- Per la coreografia, un’idea di mia madre, adora le coreografie impeccabili alle feste! -
La smorfia di Wendy palesò chiaramente il suo pensiero.

Il salone centrale di Villa Field era splendente e traboccante di gente. Tutte le signore indossavano abiti di velluto in raso color pervinca, con grandi parrucche bianche dagli ampi boccoli, mentre splendide maschere veneziane nascondevano loro il volto.
Anche gli uomini erano vestiti con giacche e pantaloni blu savoia, orlati di broccato dorato, portavano parrucche mascoline, con codini stretti da un fiocco di raso del medesimo colore della giacca e con il viso celato da maschere altrettanto sfarzose.
Le ragazze invece vestivano tutte di un bel rosso veneziano con merletti e fiocchi, le loro parrucche erano brune a boccoli e anch’esse portavano sul volto maschere elaborate, ma tutte identiche. I ragazzi, che a loro si accompagnavano, vestivano di amaranto, parrucche e maschere simili a quelle degli uomini.
- Ma è meraviglioso! - esclamò Wendy con la voce artefatta dalla maschera, scendendo dal grande scalone centrale.
- Sì, mia madre fa sempre le cose in grande -
- Ora capisco perché parlavi di coreografia -
- Non hai ancora visto il meglio -
- Ciao Raymond! - le due ragazze salutarono in coro uno tra le decine di giovanotti vestiti di amaranto.
- Ciao! Certo che se non foste due Portatrici non vi avrei mai potuto riconoscere tra tutte le altre donzelle, - Ray si guardò intorno - sono proprio curioso di sapere cosa ha in mente tua madre -
- Lo vedrai! - la voce di Sandy rimbombò raggiante - Intanto prendi un sorso di champagne - allungò veloce la mano su un vassoio fluttuante che volteggiava lì vicino, agguantando un bicchiere di cristallo colmo di liquido paglierino e spumeggiante.
- Eccoti Walter! - lo salutò Wendy.
- Ciao - si guardò intorno - sembra una serata davvero perfetta, anch’io ne assaggio un bicchiere, mi fai compagnia Raymond -
- Ne ho appena preso uno - tentò di scansare il ragazzo Serpeverde.
- Suvvia, Ray! Non fare il guastafeste - e Sandy porse un nuovo calice.
- Non ti ho mai vista così emozionata ad una festa di tua madre, Sandy. Questa deve essere speciale -
- Sono felice perché c’è Wendy - la strinse al gomito - stasera le voglio mostrare tutte le meraviglie di questo incredibile e affettato nostro mondo snob! -
- È una buona idea - sorrise Raymond - magari ti aiuterò -
- Vedremo... - le ammiccò Sandy - Questa bevanda è divina vero? Lo producono dei folletti di Champagne per le nostre aziende: è così leggero! - e dicendo questo porse l’ennesimo calice all’amico.

Gli invitati erano giunti tutti e cominciarono le danze.
- Coraggio Wendy ora tocca a noi - la incitò la ragazza tirandola lontano da Raymond - Tu e Walter dovete comporre la fila dall’altro lato.
- Ok! - fece il ragazzo piuttosto su di giri, forse contagiato dall’euforia dell’amica, posando il quarto calice vuoto.
- Sandy io non ballo! - esclamò contrariata Wendy.
- Ma tu non dovrai ballare, devi solo occupare un cerchio rosso -.
Sul bel pavimento di marmo, infatti, erano apparsi cerchi luminosi del colore dei quattro abiti che animavano la serata.
- È un incantesimo stupefacente, credimi! - fece allegra la ragazza, di cui si scorgeva solo il bel verde degli occhi.
Wendy si posizionò sul cerchio con una visibile insicurezza, mentre Sandy si allontanava da lei di un cerchio pervinca alla sua destra, occupandone uno rosso e facendole ampi e rassicuranti gesti.
Partì un gioioso minuetto.
Non era chiaro se si muovessero i cerchi portando con sé i ballerini, o i ballerini portando con sé i cerchi, comunque tutti si mossero in perfetto sincronismo, componendo fantastiche geometrie, esaltate dai quattro colori che si ripetevano in modo ritmico, come in un gigantesco caleidoscopio.
Lo spettacolo era così coinvolgente che anche Wendy non poté fare a meno di allargarsi in un sorriso. Nonostante non avesse passione per la danza, si muoveva aggraziata come tutte le altre ragazze grazie all’incantesimo e ciò l’aveva un po’ rassicurata.
- È lei - la indicò un giovane in amaranto ad un uomo leggermente più alto di lui vestito in Blu savoia.
- Come fai ad esserne così certo? Sono tutte uguali! -
- Fidati! - ammiccò il ragazzo con un tono di spavalderia, mentre sembrava calcolare qualcosa con attenzione. Poi avanzò verso i ballerini con l’aria di uno che voglia saltare al volo su una giostra e disse all’uomo - Aspettami dove d’accordo - detto questo spinse un giovanotto, piuttosto rubicondo, dal proprio cerchio, prendendone il posto.
- Ehi! - protestò questo.
- Mi spiace amico, toccava a me! - gli fece un cenno, mentre l’incantesimo cominciava a farlo muovere in sincrono con gli altri.
Finalmente il ragazzo e Wendy si trovarono di fronte in una serie di giri accoppiati. I palmi delle mani destre appoggiati erano il perno dei loro giri, ma mentre il ragazzo fissava oltre la maschera di lei, Wendy non staccava gli occhi dai suoi piedi, benché sapesse di non essere lei a muoverli con quella armonia. Il ragazzo al di fuori delle mosse indotte le strinse lievemente la mano e la ragazza alzò finalmente lo sguardo negli occhi di lui. Lo fissò piena di meraviglia, mentre lo sguardo di lui sorrise.
Cambio di mano, altri due giri. I due li fecero sempre non staccandosi gli occhi di dosso, lei con uno sguardo interrogativo, lui come divertito. Si separarono, altri giri con altri compagni di danza, ma Wendy rimase con lo sguardo fisso sul misterioso ragazzo, che continuava a fissarla.
Gli archi e il clavicembalo finirono la melodia e tutti, ballerini e spettatori, applaudirono del meraviglioso spettacolo.
Wendy si fece largo tra gli ospiti, cercando di mantenere il contatto visivo, mentre il ragazzo, dopo un ultimo fuggevole sguardo, si allontanava verso l’ampio terrazzo.
- Chiedo scusa, scusate - Wendy si apriva un varco nella folla, mentre Sandy seguiva la scena a distanza.
- Ehi, Sandy! Dov’è finita Wendy?! - fece Raymond, lievemente barcollante.
- Arriverà subito, è andata in bagno, credo che tutti quei volteggi le abbiano fatto venire un po’ il capogiro -
- La capisco, credo che seguirò il suo esempio -
- Sì, bravo! Ti vedo un po’ instabile... i bagni degli uomini sono di là - le indicò Sandy, mentre Ray seguiva barcollando la direzione indicata.

- Mi scusi, ma noi ci conosciamo? - chiese Wendy al ragazzo che aveva seguito sul terrazzo.
- Come dice? - fece il giovane a cui si era rivolta - No, credo di no, lei è dei Malfoy? - il ragazzo alzò la maschera rivelando un pallido volto sconosciuto a Wendy.
- No, non sono dei Malfoy, mi scusi l’avevo scambiata per qualcun altro - Wendy abbassò lo sguardo intristito.
- Nessun problema! Anzi è sempre un modo ingenuo e intrigante per avvicinare sconosciuti alle feste. - le sorrise ammiccante l’altro - Adoro la compagnia che trovo in queste feste è sempre molto “calda” - le si avvicinò con uno strano sguardo.
Wendy arretrò.
- Cercavi me, cara! - fece una voce artefatta da una maschera.
Wendy era incerta, forse non voleva cadere dalla padella alla brace, ma probabilmente pensò che tra un pericolo incerto e uno certo, era meglio il primo.
- Sì, infatti ti avevo scambiato per questo signore -
- Festa divertente e ottimo Brandy spumante, bisogna stare attenti a non berne troppo - sorrise la voce del ragazzo che l’aveva soccorsa, mentre il giovane pallido li superava seccato per tornare alla festa.
Wendy si avvicinò alla balaustra, forse per allontanarsi dal nuovo sconosciuto, e tentò di respirare la lieve brezza estiva.
- La ringrazio dell’intervento tempestivo -
- Veramente ti stavo aspettando - disse il ragazzo sollevando la maschera - Sei tu che non hai visto che stringevo l’angolo - spiegò Nat.
- Allora eri davvero tu! - Wendy non sapeva se credere ai suoi occhi - Come hai fatto a riconoscermi?! -
- Non abbocco più ai tuoi travestimenti, Knightly! - rispose sornione l’altro.
- Non capisco... allora non sei arrabbiato con me? Perchè Sandy non mi ha detto che venivi? Perché non hai risposto alle mie lettere? -
- Quanto mi secca avere sempre ragione - Nat lo disse più verso una statua nell’ombra che a Wendy, poi si volse alla ragazza - Non mi è arrivata nessuna tua lettera e da ciò che mi chiedi immagino che non te ne sia arrivata nessuna delle mie... -
- No! Ma chi... -
- Non lo immagini? Alto, capelli rossi e accento snob, sei sicura di non avere nessuna idea? -
- Ray?E perché lo farebbe... - ma si ammutolì subito.
- Sono grato che ti sia zittita da sola - commentò sarcastico il ragazzo.
- Ma Ray non vive con me - Wendy non notò il moto di sollievo di Nat - non avrebbe potuto intercettare sempre la tua posta -
- Non è il solo che terrebbe lontana una Portatrice da chi non lo è - fece la statua nascosta nell’ombra.
- Ehi, eravamo d’accordo che avresti aspettato! -
- Ti ricordo che non abbiamo tutto questo tempo e abbiamo moltissime cose di cui parlare - replicò quello che invece era un uomo vestito in blu, come gli altri.
- E lui chi è? Lo conosci Nat? - chiese Wendy confusa.
- Ti fidi di me? - Nat prese delicatamente i polsi della ragazza, che ebbe un sussulto.
- Ti fidi vero? - la guardò negli occhi. La ragazza annuì senza capire.
- Sono Luke Locke, tuo zio - rispose l’uomo.
Dal salone provenivano risa e nuove note allegre, qualcuno mandò in pezzi una pila di bicchieri di cristallo, che fu ricostruita in un colpo di bacchetta.
- Nat - Wendy guardò terrorizzata il compagno di Casa, allontanandosi da entrambi gli uomini - Nat, lui ha ucciso i miei genitori - balbettò arretrando mentre cercava la bacchetta tra le pieghe dell’abito.
- No, ascolta ti hanno ingannata - Nat cercò di convincerla.
- Voleva il potere di mio padre, l’ha braccato come un animale - fece con una nota acuta nella voce puntando il dito.
- Te l’avevo detto che avrei dovuto spiegarle prima le cose - il ragazzo rimproverò l’uomo.
- O avanti, Wendy! Non fare la bambina, leggimi nel pensiero e verifica tu stessa, non abbiamo tempo per queste idiozie! -
- Leggere nel pensiero? - chiese Wendy tenendo la bacchetta puntata un po’ su Nat e un po’ sullo zio.
- Ovviamente - bofonchiò Luke spazientito, usando una serie di termini poco aggraziati per definire i membri della setta, arrivando alla conclusione - Non ti hanno insegnato Legimanzia: temevano l’avresti usata su di loro! Che idiota a non pensarlo! - si rimproverò - Sì, Nat, forse avevi ragione era meglio che tu le spiegassi le cose prima -
- Bravo, Luke! Che dici ora è un po’ tardi - replicò Nat con scherno, poi si rivolse a Wendy.
- Ascoltami, basati solo sui fatti, ok? Le mie lettere non ti sono arrivate, giusto? Neppure quelle di Lisa dal Pacifico, immagino? -
Wendy cominciava a recuperare il suo raziocinio, annuendo, Nat continuò.
- Ammesso che Ray abbia escogitato tutto questo solo perché non mi vuole tra i piedi, tu hai in ogni modo sentito una sola campana, giusto? Ora ti propongo di non fare altro che di ascoltare la storia che ti racconterà tuo zio e di tirare le tue conclusioni, ti pare ragionevole? -
- Ragionevole - confermò la ragazza - ma tengo la bacchetta pronta -
- Come se non ne potessi fare a meno - sbuffò Luke, spazientito.
- Ok, sentirò la tua storia e solo perché Nat garantisce per te - fece fredda la ragazza.
- Allora, cominciamo a dire che tuo padre e io siamo nati in una famiglia decisamente invasata! I tuoi nonni, cara Wendy, erano "impazziti", convinti della superiorità della razza pura. Benché i valori della nobiltà e della purezza ci fossero stati indotti fin dalla più tenera età, fortunatamente non attecchirono molto. Tanto più che i compagni di giochi di infanzia di tuo padre erano di parere molto diverso ed ebbero su Lyonel un’influenza maggiore dei severi insegnamenti ricevuti in famiglia. Grazie al cielo tuo padre si intromise parecchio nella mia educazione, facendomi aprire gli occhi sulla realtà delle cose. Comunque per la loro “cattiva influenza” su Lyonel, “certe compagnie” furono allontanate da noi... -
- Chi erano gli amici di infanzia? - interruppe la ragazza.
- È curioso come i fili di una storia si intreccino in un’altra, ma i compagni di giochi di Lyonel erano James Potter e Sirius Black. - Luke sorrise e riprese - Ad ogni modo avendo perso i suoi migliori amici, Lyonel giocò bene la sua parte per mantenere una certa autonomia e si dimostrò allineato con gli ideali del nome che portava. Per capire meglio come stavano le cose, visto che la mia famiglia è maestra di segreti, cercò di dimostrarsi un buon “Custode dei Quattro Poteri” e vedere con i propri occhi dove la pazzia dei miei poteva arrivare -
- Questo è quello che pensi tu, magari papà cambiò idea e diventò Custode perché ne capì l’importanza -
- Oh! Mio Dio! È già diventata un’invasata - Luke alzò gli occhi al cielo. Wendy strinse le labbra contrariata.
- Procediamo con ordine. Abbiamo detto che Lyonel, lontano dalle amicizie, ritornò all’ortodossia del suo sangue, o così credettero i nostri genitori, soprattutto vedendolo entrare nella storica casata dei Serpeverde. A Hogwarts tuo padre si sentì libero dalla famiglia e dal suo destino opprimente, rivide gli amici da cui era stato allontanato e incontrò professori che gli si affezionarono, tra cui Albus Silente. Silente probabilmente conosceva la leggenda dei “Quattro Poteri” e la sua setta, credo che la considerasse poco più che una storiella, ma sapeva che in alcune famiglie era un credo molto presente, per questo fu molto vicino a mio fratello -
- Ma la leggenda è vera -
- Sì, ma Silente non ha mai avuto modo di verificarla: la segretezza è un’arma fondamentale! Inoltre credo che non gli interessasse granché! Comunque Lyonel era intelligente, abile e carismatico e convertì dal suo profondo parte della setta dei Quattro Poteri, creando una frattura al suo interno, specie nei membri più giovani, che si allearono a lui per un progetto grandioso -
- Cioè? - chiese Wendy.
- Quello di spezzare il Potere dei Quattro - fece Luke con un lampo di trionfo.
- Tu vuoi distruggerci - Wendy indietreggiò puntando la bacchetta contro Luke. Anche Nat le si affiancò come se avesse appreso solo ora una bieca verità del suo alleato.
- Calma ragazzi, anche se uccidessi i Quattro Portatori non servirebbe a nulla - fece Luke pratico e leggero, ma i ragazzi si irrigidirono ancora di più in posizione di difesa.
- Andiamo Wendy, non c’è bisogno che ti dica che questo potere è un fardello, lo sai da te! Inoltre tu che sei tanto carina e gentile ti sarai accorta che il tuo potere a volte prende il sopravvento in modo distruttivo. Ti stanno allenando, vero? Tutti i giorni, ne sono sicuro. Più il tuo potere è forte, meno è forte la tua parte umana e i tuoi buoni sentimenti. Il vento è un potere distruttivo come il fuoco, si nutre di ambizione e del gusto della vittoria. È un potere razionale e razionalmente ti porterà a pensare che se tu domini, porterai pace e armonia agli altri. Quello dell’aria è un potere pericoloso, forse il più pericoloso -
- Andiamo Luke, stai esagerando! Lei non farebbe male ad una mosca - replicò Nat.
- Nicolas Susanne no, ne sono convinto, ma tu non immagini quanto possa essere terribile la Portatrice dell’Aria -
- Come pensavate di distruggere il Potere dei Quattro? - si intromise Wendy.
- Quello era il vero problema, alla fine giungemmo alla conclusione che non c’era modo: prima o dopo sarebbero sempre rinati un Custode e quattro Portatori. Allora ci promettemmo di continuare negli anni a istruire nuovi membri della setta alternativa. Essi avrebbero individuato i nuovi Custodi e li avrebbero convinti del pericolo dei Quattro Poteri, così da convincerli a bloccarne i poteri -
- È possibile? - chiese Wendy.
- Il Custode protegge i Portatori, ne unisce il destino, ma può anche bloccarli. Per questo tuo padre venne ucciso, prima di poterlo fare -
- Come venne ucciso mio padre? - chiese Wendy.
- In realtà non lo so. Eravamo scappati nel mondo babbano per fuggire alle persecuzioni della “storica” setta dei Quattro Poteri. Non dovevamo usare i nostri poteri perché la setta è talmente inserita nel Ministero che avrebbe subito rilevato le nostre tracce, quindi ci eravamo dati un appuntamento fisso in un luogo conosciuto solo da noi, aspettando che i Portatori nascessero. Durante uno dei nostri incontri fummo attaccati, ancora ignoro come ci abbiano scoperti, Lyonel mi protesse e rimase ferito. Lo portai in un ospedale babbano, sperando non facessero troppe domande. Qui incontrammo una giovane e affascinante tirocinante in medicina, tua madre, non so come, ma capì che eravamo in pericolo e non per colpa nostra. Ci diede una mano. Da cosa nasce cosa e i due si innamorarono, ma questo mandò in bestia Dolores Umbridge, una donna brutta, stupida e antipatica, di dieci anni più vecchia di tuo padre, ma, per le stupide manie dei miei genitori, la sua promessa sposa. La Umbridge perse la testa e fece di tutto per trovare mio fratello. Quando poi nacqui tu, decisero di scappare in un altro paese, perché la Portatrice era più facile da individuare per la setta... - l’uomo si morse la lingua.
- Per colpa mia... - mormorò sconvolta la ragazza.
- No, Wendy - Luke perse ogni espressione sarcastica - per colpa di pazzi che credono che il tuo Potere sia più importante di te, credi davvero che una bambina di meno di un anno possa avere colpa di qualcosa? - le sorrise - In realtà è stata colpa mia: sapevo che Olivander, quel vecchio pazzo, aveva una passaporta per Arcadia, un’isoletta sperduta e poco conosciuta. Nessuno della setta avrebbe sospettato che Lyonel avrebbe usato il passaporta di uno di loro. A tuo padre piacque l’idea, ma qualcosa andò storto e io non li rividi più -
- Wendy, sta arrivando Ray! Sparite! - sopragiunse Sandy, a volto scoperto.
- Nat, quando...? Come potrò rivederti? - Wendy lo chiese senza pensarci.
- Troverò un mondo, tranquilla, non sei la sola capace di strategie. A presto - le fece l’occhiolino e scappò via con Luke che fece un cenno alla nipote.
- Siete qui - arrivò un Ray decisamente sbronzo - vi cercavo -.
- O povero Ray, credo che sia meglio per te andare a casa - fece affettuosa Sandy.
- Magnifica festa, comunque - mise un braccio intorno alle spalle di Wendy - e tu sei fantastica! -
- Ok, è decisamente ora per te di andare a casa - così dicendo Walter lo caricò su una spalla e lo condusse verso l’uscita.
Le due ragazze si avvicinarono al grande scalone, dove la madre di Sandy salutava gli ultimi ospiti.
- Noi saliamo mamma, siamo a pezzi - le sorrise la ragazza bionda.
- D’accordo Sandy - la baciò sulla fronte - tu e Ray siete stati proprio carini a far compagnia a tua cugina Guendaline per tutta la sera -.
- È una cara ragazza - la bionda ammiccò a Wendy - speriamo solo che non si sia presa una cotta per Ray -
- La tua idea del Carnevale veneziano è stata apprezzata da tutti, mi dovrai aiutare più spesso con le feste - fece la madre orgogliosa alla figlia.
- Credo che sia troppo faticoso per me, mamma, non capisco come tu ci riesca! Buonanotte! -
- Buonanotte care -
- Allora è stata tua l’idea delle maschere - fece stupita Wendy.
- Mia e di Nat - le strinse la mano, mentre Wendy avvampava.

Continua...