Introduzione alla Fan Fiction
Questa Fan Fiction è strettamente legata al 7° libro di Harry Potter, quindi a coloro che non l’hanno ancora letto sconsiglio caldamente la lettura. L’universo in cui è ambientata l’intera vicenda e moltissimi personaggi che la animano sono opera della straordinaria Rowling, che ha saputo creare un mondo affascinante e ricco di spunti così originali da riuscire a scatenare l’immaginazione dei suoi affezionati lettori, tuttavia ho voluto narrare una storia che non avesse come protagonisti gli stessi creati da questa autrice fantastica, ma di nuovi nati comunque per diretta ispirazione.
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Chi la fa l’aspetti
- Allora, mia cara, te la sentiresti di provare - fece cortese Olivander.Wendy aveva ascoltato attentamente cosa il fabbricante di bacchetta volesse da lei. La ragazza non rispose, ma stette zitta a contemplare il proprio riflesso in un lungo specchio posto di fronte a lei.
Dall’altra parte dello specchio Emily Emberce e Dolores Umbridge scrutavano la Portatrice dell’Aria.
- E se dovesse smarrirsi nel tentativo? - disse la donna più giovane.
- Poco male, se non fa rinvenire il Custode a poco ci serve questa generazione di Portatori, dovremmo comunque aspettare la prossima... - rispose con cortesia la Umbridge, quasi parlasse del tempo.
- Ma gli altri poteri sarebbero indeboliti dall’assenza di uno di loro -
- Deboli o forti sono inutili se non si uniscono - fece con un tono più secco la donna più anziana.
- Sembra quasi che in fondo non ti dispiacerebbe se quella ragazza si perdesse oltre il velo -
- Non dire sciocchezze - rise la donna - desidero che la missione sia portata a termine quanto te, ma se dovesse rifiutare... -
- Accetto - la voce di Wendy dall’altra parte dello specchio interruppe bruscamente la conversazione delle due donne.
- Tuo padre ne sarebbe fiero - fece con gioia Olivander - ora te lo posso dire perché non mi sembra più di condizionarti, ma sono così felice all’idea di poter far tornare tuo padre -.
- Olivander sarebbe in grado di convincere anche me - commentò Emily.
- Non è un bugiardo, crede davvero a quanto dice - spiegò Dolores.
- Posso ritirarmi ora - chiese Wendy.
- Si vai pure, mia cara, per te comincerà un duro allenamento - la congedò l’uomo.
Wendy si chiuse nella sua stanza, precipitandosi allo scrittoio. Vergò velocemente queste parole su un piccolo biglietto di pergamena: “Ho bisogno di vederti, al più presto. NSW”.
Alzò gli occhi e sospirò nello specchio davanti a lei.
- Nat -.
La ragazza salì in guferia.
- Vorrei sapere per quale motivo, ogni volta che devo spedire un messaggio non trovo mai Lio! - disse tra sé la ragazza visibilmente seccata.
Si affacciò agli archi che davano sul grande parco della tenuta Umbridge ed emise un lungo fischio, ma il grosso pennuto antracite non comparve.
- Perché non usi uno tra le decine di gufi degli zii - rispose una voce calma alle sue spalle.
- Ormai uso sempre un altro pennuto - rispose seccata - ma ho il mio gufo e vorrei poterlo usare quando ne ho voglia - Wendy sembrava una bambina viziata.
Ray per niente infastidito dai capricci della ragazza le prese la mano.
- Lio è solo un po’ vecchio e ha bisogno di più riposo, ti comprerò un gufo tutto tuo e terrai Lio come famiglio, solo per compagnia -
- A volte vorrei che le cose non cambiassero - fece pensierosa.
- Non starai pensando ancora a Nat? - disse quasi scontroso il ragazzo.
- Cosa c’entra Nat? -
- Al contrario di lui, io vorrei che le cose tra voi tornassero esattamente come prima, quando eravate amici, almeno tu non ti tormenteresti per quell’idiota -
- Che sciocchezze, non stavo pensando a niente di simile - rispose a tono la ragazza.
- Sul serio? Allora mandiamo il tuo messaggio, a chi lo devi mandare? - fece con curiosità pratica.
- A Sandy - rispose Wendy - volevo parlarle di una cosa che mi ha chiesto Olivander -
- So cosa ti ha chiesto Olivander - disse il ragazzo prendendo il messaggio di Wendy e legandolo alla zampa di una civetta.
- So che lo sai - sorrise Wendy - mi servirà tutto l’aiuto dei Poteri -
- Sei spaventata? - le chiese guardandola con apprensione.
- Molto -
- Sai per non smarrirti là dentro dovresti creare un legame emotivo più forte con chi ti aspetterà da questa parte - sorrise Ray in modo fascinoso.
- Che intendi dire - chiese Wendy, sinceramente smarrita.
- Questo... -
Raymond strinse le mani intorno alla vita di Wendy, avvicinandone il corpo contro di sé e abbassando le sue labbra su quelle della ragazza.
Improvvisamente un fruscio d’ali e Lio si trovò davanti ai due ragazzi.
- Eccoti, Lio! Ti cercavo, dove eri finito? - fece Wendy tra lo stupito e l’euforico.
- Già, ce lo chiedevamo... - disse Raymond decisamente stizzito.
- Vorrei sapere dove te ne sparisci ultimamente - lo riproverò affettuosamente Wendy - e non arruffare le piume con me, sei ingiustificabile! -
- Vi lascio alla rimpatriata... Ci vediamo domani Wendy, magari riprenderemo il discorso - la stuzzicò.
- Ciao Raymond - la ragazza lo salutò con noncuranza, presa dal suo gufo.
Wendy aspettò che Raymond scendesse tutte le scale e poi si tuffò ad abbracciare il suo pennuto.
- Tu sei il gufo più bravo, intelligente e amabile che esista -.
Il gufo sembrava quasi spaventato, ma felice di aver aiutato la sua padroncina.
- Ma perché ha tirato fuori Nat? - rifletté a bassa voce la ragazza, guardando il punto dove era sparito il suo ospite.
Ray era entrato in una delle stanze segrete della casa, dove erano riuniti i membri della Setta.
- Come vi è sfuggito quello stupido animale? - chiese il ragazzo sgarbatamente.
- Aveva mandato il messaggio e si chiedeva dov’era, non ci aspettavamo che vi interrompesse... - si giustificò Emily dispiaciuta.
- Allora quel messaggio per Sandy? - Ray continuò contrariato.
- A quanto pare vuole confrontarsi con la Portatrice della Terra sul recupero del padre - spiegò Olivander.
- Speriamo che quella ragazza non la dissuada -
- Emily cara, te l’ho già spiegato: l’Aria rappresenta la volontà dei Quattro e nessun altro potere la può dissuadere, la Terra invece ne è il cuore, anzi... questo confronto le farà bene perché le potrebbe offrire un po’ di coraggio in più e di spirito di sacrificio per suo padre - concluse il fabbricante.
- Io preferirei averla vicino e non mandarla a chiacchierare con Sandy, specie della scuola -
- Che c’è Ray? Credi che pensi ancora a quel ragazzo? -
- L’hai sentita tu stessa sospirare il suo nome in camera sua! - fece stizzito il ragazzo rosso.
- Ehm! Sarebbe difficile procurarsi un capello di quel ragazzo? - chiese sorridendo la Umbridge.
- No, me ne occupo io - anche Ray sorrise in risposta.
Le due ragazze Portatrici erano nel grande terrazzo di Villa Field.
- È successo qualcosa di grave, dal tuo messaggio sembrava di sì... -
- Olivander mi ha spiegato che potrei riuscire a recuperare la vita di mio padre -
- Cosa? Come? - fece strabiliata la ragazza.
- C’è una specie di velo nell’ufficio dei Misteri, al Ministero della Magia, oltre il quale ci sono le anime di coloro il cui corpo è ancora in vita, come quello di mio padre -
- Perché non è stato risvegliato prima? - chiese con sospetto Sandy.
- Perché nessun mago o babbano può oltrepassare quel velo senza morire - fece cupa Wendy.
- E allora... -
- A quanto sembra il Potere dell’Aria è tanto potente che potrebbe spingere la Legimanzia oltre il velo e io potrei convincere l’anima di mio padre a tornare al di qua del velo -
- Ma l’anima di tuo padre non è stata - e Sandy la guardò preoccupata - divorata dai Dissenatori? -
- Infatti le anime morte vengono proiettate dietro questo velo, diciamo che funziona all’inverso dei fantasmi. L’anima dei fantasmi è ancora qui, ma il loro corpo è scomparso. I corpi sono corruttibili e scompaiono da morti. Se invece i corpi sono vivi, le anime, che sono eterne e non possono scomparire, sono trascinate in quella sorta di limbo oltre il velo -
- Terribile! - fece inorridita la ragazza bionda.
- Già! - sospirò Wendy.
- E tu cosa intendi fare? -
- Andrò a recuperare l’anima di mio padre è ovvio! -
- Eppure mi nascondi qualcosa, se fosse tutto così facile, come un incantesimo di legimanzia, perché saresti così spaventata -
- Comincio a non sopportare più la sensibilità emotiva della Terra... - commentò con un sorrisetto la ragazza.
- ... e il mio personale intuito femminile! - scherzò l’altra - Allora qual è l’inghippo? -
- Potrei perdermi... il mio pensiero oltre il velo in mezzo a tutta quell’emotività disperata e senza senso potrebbe perdersi -
- Saresti come dissennata? - fece Sandy sempre più inorridita - No, non puoi andare laggiù -.
- Mio padre è laggiù Sandy e io potrei salvarlo, come potrei continuare a vivere sapendo una cosa simile? - spiegò la ragazza fissandosi le mani in grembo.
- Come posso aiutarti? - sospirò l’amica.
Wendy le sorrise e scrisse un appunto su un pezzo di carta che passò alla ragazza.
“Mi controllano, ascoltano le mie conversazioni e sanno sempre dove mi trovo. Distruggilo”.
Sandy la guardò con aria interrogativa e si guardò intorno.
- Tu devi solo starmi vicina - la distrasse Wendy dall’atteggiamento sospetto che aveva assunto.
- Ma lo vuoi fare anche se ... - e bruciò il bigliettino che le aveva passato.
- È mio padre! - la guardò con una sorta di rimprovero.
- Vorrei fare qualcosa di più in questo frangente - fece con uno sguardo d’intesa.
- Credo che Olivander abbia pensato ad allenamenti extra per i “Quattro Poteri” - intanto scrisse su un altro foglietto senza farsi scorgere.
“Devo parlare con Nat”.
- Allenamenti extra? - chiese Sandy, leggendo il biglietto e scrivendo “Come? Se ti controllano?”.
- Sì, mi spiace costringerti a lavorare durante le vacanze - Wendy lesse e rispose “Dobbiamo studiare un modo”.
- Figurati, è un piacere - e incendiò il biglietto.
- Grazie - rispose Wendy, lanciandole uno sguardo di acceso ringraziamento.
Gli allenamenti non cominciarono il giorno seguente, come invece si aspettava Wendy. Il ritardo venne attribuito all’assenza di Raymond, a Londra per un paio di giorni.
La Portatrice dell’Aria era impaziente di mettersi alla prova con il nuovo incantesimo, ormai sentiva l’impellenza di salvare il padre, ora che sapeva di potervi riuscire.
- Perchè non comincia a istruirmi sulla Legimanzia da sola - chiese la ragazza al maestro.
- Meglio che ci siano tutti i Poteri presenti, sarà più facile e veloce - rispose il vecchio sorridendo.
- Wendy cara c’è una visita per te - li interruppe la cugina Emily.
- È Sandy? - fece contenta la ragazza.
- No, è un ragazzo, non l’ho mai visto - fece pensierosa la donna.
Wendy scese nella sala dove un alto ragazzo castano attendeva, dando le spalle all’ingresso.
- Salve - fece timidamente la ragazza entrando nell’ampio salone luminoso.
- Buongiorno Locke! - rispose Nat.
Wendy era a bocca aperta, sbalordita.
- Che ci fai qui? - si riscosse.
- Bell’accoglienza per un compagno di Casa che non vedi dalla fine della scuola - rispose Nat.
- Wendy cara vi ho fatto servire il tè in terrazzo - sorrise Emily.
- Grazie mille - si rivolse la ragazza non riuscendo a togliere gli occhi dall’amico.
I due uscirono e presero posto nelle poltrone in vimini dalle eleganti linee un po’ barocche.
- Sono sconvolta, non mi aspettavo una visita -
- Oh, sì! È vero Wendy, non ti ho più risposto - fece con tono un po’ superbo e superficiale - ma ho avuto un po’ da fare e quindi, anzi in realtà non posso trattenermi tanto... -
- E perché tutto ad un tratto sei venuto a trovarmi, grazie Blessy - Wendy fece un sorriso cortese all’elfa che le stava servendo il tè.
- Mi ha chiesto Emberce di venire a trovarti - rispose Nat con noncuranza, ignorando la creatura bitorzoluta che gli porgeva la tazza.
- Ray? -
- Sì, mi ha detto che ti avrebbe fatto molto piacere vedermi e non mi tiro indietro ai desideri di una ragazza - le sorrise sfrontato.
- È stato cortese - fece sorridendo la ragazza.
- Sì - confermò il ragazzo - cosa mi racconti, come ti trovi qui? -
- Molto bene, i cugini di mio padre sono persone adorabili e devo rivelare che mi viziano in tutto - fece Wendy con il tono da bambina capricciosa e compiaciuta che adoperava conversando con i suoi cugini.
- Vedo - assentì Nat - Wendy facciamo due passi per il parco? - propose.
- Sì -.
La ragazza illustrava all’ospite i pregi della Villa e delle piante del parco.
- Perché volevi vedermi? - la interruppe Nat con un tono quasi seccato.
- C’eravamo detti che saremmo rimasti in contatto - chiarì Wendy con un tono imbarazzato.
- Sai, Wendy, sono tornato con Demelza - fece Nat con tono freddo e distaccato - lei nutre un’alta stima di te ma è un po’ gelosa, quindi non credo che ci rivedremo spesso -
- Con Demelza? - fece Wendy in un tono un po’ cupo.
- Sì, credo che sia la ragazza perfetta per me - si crogiolò il ragazzo.
- È una bravissima ragazza - annuì Wendy un po’ forzatamente.
Al ritorno alla villa, Wendy era pensierosa.
- A cosa stai pensando? - chiese Nat.
- Pensavo a Ray: è stato proprio carino a chiederti di venire a trovarmi -
- Pensa mi è comparso davanti all’improvviso con questa richiesta, quasi fosse una preghiera, quando gli ho promesso che ci avrei pensato è sparito, non ha voluto sapere altro da me -
- Quindi non sapeva nulla di Demelza - disse Wendy con mezzo sorrisetto.
- Assolutamente - confermò con sicurezza Nat.
Wendy gli fece un largo sorriso di cortesia.
- Mi ha fatto proprio bene vederti, Nat. Salutami Demelza! Spero di vedervi presto entrambi -
- Proverò a convincere la mia Melzina - fece Nat in tono affettuoso e sognante.
Wendy si sforzò di mantenersi composta e lo salutò.
- Allora Wendy cara è andato via il tuo amico? - le chiese interessata Emily.
- Adesso, adesso - sospirò Wendy.
- Sei stata felice di rivederlo? -
- Diciamo che mi ha chiarito un grosso dubbio - le sorrise forzatamente la ragazza.
- Cugina posso invitare qui Sandy in vista dei nuovi allenamenti? -
- Certo Wendy cara, sai che adoro quella ragazza. Non vuoi invitare anche Walter? -
- Giusto, anche Walter! Grazie, siete sempre così gentili con me. Ora credo che mi ritirerò in camera mia, sono un po’ stanca -
- Oh, certo vai pure cara - la salutò la donna. Quando la ragazza sparì dalla cima delle scale si dileguò anche il dolce sorriso affettato sul volto della zia di Raymond per lasciare posto ad un ghigno diabolico.
Wendy era in camera sua pensierosa. Sfogliava senza troppa attenzione il libro di Pozioni. Presa da un pensiero si fermò alla pagina della pozione Polisucco. Sorrise con distrazione e dopo qualche minuto scrisse un biglietto.
“Cara Sandy,
la cugina Emily mi ha dato il permesso di invitarti qui per qualche giorno, ricordi gli allenamenti di cui abbiamo parlato? Inoltre ho bisogno di raccontarti nei particolari un’altra faccenda. Ti ricordi i dubbi che avevamo su Nat? Ho risolto tutto!
A presto.
NSW”
I membri storici della “Setta dei Quattro Poteri” rimasero delusi dal fatto che Wendy, benché avesse da subito padroneggiato l’Occlumanzia, impiegasse tanto tempo ad apprendere la Legimanzia, al contrario di Walter che diede subito ottimi risultati. Olivander tendeva a giustificarla agli occhi dei suoi soci, dicendo che le ultime emozioni con cui l’avevano tempestata, l’avevano confusa e distratta. In realtà la ragazza aveva appreso l’incantesimo immediatamente, ma fingendo di non riuscire a padroneggiarlo otteneva due risultati. Da un lato prendeva tempo, dall’altro tentava di leggere i pensieri di Olivander e dei suoi cugini a loro insaputa, per cogliere qualche ricordo che li incastrasse, ma senza successo.
Questo avrebbe potuto finalmente convincere la ragazza dell’innocenza nelle intenzioni del suo maestro e dei suoi tutori, ma Wendy aveva anche notato chiari salti temporali nei loro pensieri. Per lei fu l’evidente prova che essi togliessero dalla loro mente i ricordi pericolosi al cospetto dei due legimente e quindi che avessero indubbiamente qualcosa da nascondere.
Il giorno seguente alla visita di Nat tornò Raymond.
- Ciao Ray! - lo salutò entusiasta Wendy - Sai chi è venuto a trovarmi? Nat! -
- Alla fine è venuto, allora? - chiese Raymond ridondante - Vedo che ne sei contenta -
- Mi ha fatto piacere chiarirmi con lui, dopotutto durante il periodo della scuola eravamo stati molto amici -
- E adesso? - fece sereno e tranquillo il ragazzo.
- Diciamo che non siamo più così affiatati, ma siamo in rapporti cordiali - rispose Wendy.
- E ti basta? - chiese Ray, facendosi più interessato.
- Credo proprio che lo faremo bastare - fece scherzosa e rilassata la ragazza.
Raymond la guardò con intensità e calore, tanto che Wendy arrossì.
- Cambiando discorso, dovrebbero venire anche Walter e Sandy. Finalmente cominceremo i famosi allenamenti di Legimanzia! - disse Wendy con ritrovato entusiasmo – Oh ciao Sandy! -
- Ciao Wendy! - rispose al saluto la bionda ragazza dei Tassorosso, accompagnata dalla padrona di casa.
- Wendy cara - la cugina Emily richiamò la ragazza - hai lasciato questo in bagno - e le restituì il ciondolo con impresso il suo nome d’infanzia: “Nicolas”.
- Oh, grazie! - rispose grata la ragazza - Dove l’avevo dimenticato? -
- Sul lavabo del bagno vicino alla serra - le sorrise Emily.
- Che testa! Mi sono rinfrescata il viso e il collo dalla calura e l’ho lasciato lì. Scusa Emily -
- Di niente, cara - e la donna si allontanò.
Wendy si voltò un po’ sconvolta verso l’amica.
- Sandy ti ho mai fatto vedere il mio posto preferito nel parco? - fece con entusiasmo, ignorando Ray.
- Il roseto? - chiese l’amica.
- No, è un posto nuovo, me l’ha fatto scoprire ieri Walter. Te lo mostro subito, scusaci Ray, ma devo anche parlarle di cose da ragazze – fece un gran sorriso prendendo Sandy per mano.
Ray non fece in tempo a ribattere che le due amiche erano uscite nel Parco.
Wendy guidò l’amica nel boschetto di aceri, qui si fermò in una piccola radura con due tronchi riversi. Si sedette su uno di essi e, mentre Sandy si accomodava al suo fianco, si levò il ciondolo, appoggiandolo accanto a dove si era appena seduta.
- Ti va di stare qui un po’ in silenzio ad ascoltare la natura? - fece sognante Wendy.
- Certo - rispose tranquilla la ragazza, cominciandosi a rilassare.
Invece Wendy si alzò di scatto e, prendendo la mano dell’amica, la condusse silenziosamente in un altro luogo. Una grande pianta ombreggiava tutta la zona ricoperta da felci, che si affacciavano su uno specchio di acqua purissima.
- Ok, eccoci -
- Bellissimo questo posto -
- E soprattutto lontano da orecchie indiscrete - sorrise Wendy.
- Come puoi esserne sicura? - sussurrò la ragazza prudente.
- Ho chiesto a Walter di cercare con lo spioscopio un luogo del parco che fosse sicuro - e indicò un piccolo spioscopio immobile su una roccia - lui non è seguito e pedinato come me... -
- Come sei riuscita a chiederlo, altri bigliettini? - la interruppe ammirata Sandy.
- No, non posso usarne troppi: potrei diventare sospetta. Tra due legimente comunicare in segreto è molto facile. Per questo motivo, penso, hanno aspettato tanto ad insegnarmelo - ammiccò la ragazza.
- Perché la scenetta nel bosco degli aceri? -
- Emily nel ridarmi il mio ciondolo ha pensato “Guarda di non perdertelo stupida ragazzina” e poi le sono passate nella mente una serie di immagini, che mi hanno suggerito l’idea che loro sanno dove mi trovo per via di quel ciondolo -
- Una specie di segnalatore della tua posizione... - rifletté Sandy - Pensi che riescano a sentire anche quello che dici? -
- Forse, la prudenza non è mai troppa! Ecco come hanno fatto a rintracciare mio padre in passato! - e meditò ancora - Anche se deve essere a corto raggio: ricordi alla tua festa? Lo indossavo ma forse non potevano raggiungermi fin lì. Ci è andata bene! - poi aggiunse - Allora domani andrai a Londra, vorrei venire con voi -
- Se tu potessi venire con noi, sarebbe tutto molto più semplice - ammiccò Sandy.
- Vi aspetterò con ansia - fece Wendy visibilmente agitata.
- Speriamo solo che tu abbia ragione sulla Pozione Polisucco - sottolineò l’amica.
- Non temere, ne sono assolutamente certa. È un grande pozionista! - rispose sicura Wendy - E ora torniamo al ciondolo, prima che qualcuno ci venga a cercare -.
Sandy e Walter erano andati insieme a Londra per degli acquisti e per svagarsi un po’. Wendy era stata convinta a non seguirli per non smarrire la propria concentrazione, un po’ troppo altalenante in questo periodo.
- Sai una cosa Ray - ruppe il silenzio Wendy - non appena arriverà Walter voglio parlargli chiaramente -
- Riguardo a cosa? - fece incuriosito il ragazzo.
- Riguardo a Sandy... - spiegò la ragazza - vorrei che loro due formassero una coppia, stanno bene insieme, per questo non ho insistito per andare con loro -
- E Lisa? - fece stupito il ragazzo.
- Lisa non è una Portatrice, non potrebbe mai capire Walter come lo capisce Sandy - rispose Wendy in un tono molto “rayniano”.
- Vuoi forse dire che noi...? - fece stupefatto Raymond.
- Mi pare chiaro! - gli sorrise Wendy un po’ maliziosamente - Però, Ray, ricordati che io devo mantenermi concentrata, quindi sarà meglio per tutti se non mi perdo in distrazioni - sospirò un po’ languidamente.
- Sarà difficile - fece un sorriso spavaldo e sornione il ragazzo - ma mi impegnerò, almeno fino a quando non avrai liberato tuo padre... - promise Ray.
- Siamo d’accordo - sorrise tranquilla - Sono tornati! - esclamò la ragazza.
- Ciao Wendy, ciao Ray! -
- Ciao ragazzi! - li accolse Wendy - Vi siete divertiti? -
- Molto! Peccato non sei venuta Wendy, ti saresti divertita - la ragazza appoggiò con un tocco di bacchetta le decine di buste che aveva con sé.
- Emily ci ha fatto preparare il tè - disse Ray.
I ragazzi seguirono l’adolescente rosso, prendendo posto sul bel terrazzo di Villa Umbridge. Si scambiarono chiacchiere riguardo Londra e alla sua rinascita dopo la caduta di Tu-Sai-Chi per una mezz’oretta. Ad un certo punto Walter guardò preoccupato il suo orologio magico.
- Fra un po’ devo tornare a casa, ho dovuto sbrigare un paio di commissioni per i miei -
- Prima ti andrebbe di fare due chiacchiere con me nel parco? - gli chiese Wendy.
- D’accordo - fece incuriosito l’altro Portatore.
- Io sono a pezzi e andrò subito a farmi un bagno caldo! - decise la ragazza bionda.
- Io andrò a casa subito, invece - disse Raymond - Vado a salutare gli zii -.
- Vieni Walter - Wendy invitò il ragazzo a seguirlo.
Si ritrovarono nella radura degli aceri. Wendy appoggiò il suo ciondolo vicino ad un pappagallino magico che cominciò a parlare con la sua voce e con quella di Walter.
Poi entrambi i ragazzi si allontanarono, giungendo allo specchio di acqua sorgiva, circondato da floride felci.
- Allora? Sei proprio tu Nat? - chiese la ragazza a Walter.
- Fra dieci minuti scoprirai che sono proprio io! Temevo che quel tè durasse in eterno - rise il ragazzo, in un modo molto più allegro e spensierato del giovane Walter.
- Avrei scommesso che avresti avuto a casa una scorta di Pozione Polisucco! Sapevo che ti saresti messo alla prova, facendola! -
- Sono o no il più giovane e straordinario pozionista che tu abbia incontrato, Knightly? -
- Sicuramente il più vanitoso! - rispose a tono la ragazza.
- Ah! È così che si trattano gli amici che rischiano tanto solo per poterti parlare - fece falsamente offeso il ragazzo.
- Che sciocco è stato Ray! - esclamò la ragazza guardando l'amico.
- Su questo sono d’accordo a priori, anche se non so a cosa tu ti riferisca in particolare! - Nat fece la sua occhiata ironica, con i lineamenti di Walter, che però cominciavano a scomparire.
- Ha commesso un sacco di errori, quando ha preso le tue sembianze, però mi ha suggerito il modo per incontrarti - fece saccente Wendy.
- Errori? - chiese l’altro.
- Prima di tutto tu non mi hai mai chiamato per nome, mai “Locke” e mai e poi mai “Wendy”, neanche quando sapevi che erano il mio vero nome. Secondo, non mi permetteresti di fare un complimento a Ray... -
- Come se lo meritasse - fece Nat, con un tono e una voce che diventava sempre più suo.
- Terzo - Wendy continuò persa nel proprio discorso - tu hai una mimica facciale completamente diversa, tieni sempre gli occhi fissi su quello che guardi, non hai gli occhi sfuggenti come i miei o quelli di Raymond. Alzi sempre il sopracciglio destro, quando fai una battuta sulle ragazze. Muovi le mani in modo diverso, tracciando sempre dei piccoli semicerchi quando parli. Saluti sempre gli elfi domestici, quando li incontri. E poi tu mi hai sempre guardato in un altro modo che... - la ragazza aveva alzato gli occhi e incontrato lo sguardo nocciola di Nat, che aveva soppiantato quello cobalto di Walter.
- Ecco, con quello sguardo - la ragazza tentò di smorzare la tensione con un tocco di ironia.
- Sono preoccupato, Knightly, molto preoccupato! - la scrutò il ragazzo - Tu che sei seguita e ascoltata ovunque, praticamente prigioniera. Ray che si trasforma in me per plagiarti. Devi andartene da qui! -
- Non posso, ti ricordo che ho chiesto asilo politico e loro sono i miei tutori! -
- Luke è il tuo parente più prossimo, se solo potesse farsi avanti -
- Devi dire a Luke che presto farò tornare indietro mio padre -
- Tuo padre è morto - protestò Nat.
- È vivo! È stato dissennato, ma questo Luke non poteva saperlo -
- Come puoi riportarlo indietro? -
- È una storia lunga... diciamo solo che sono la Portatrice dell’Aria e sono sua figlia - tagliò corto la ragazza.
- È pericoloso? - chiese Nat stringendole lo sguardo addosso, dubbioso.
- È Legimanzia avanzata, niente di particolare - mentì Wendy.
- Hai la stessa espressione di quando mi parlavi di Ann, mi stai raccontando un’altra frottola? - fece un po’ alterato Nat.
Wendy abbassò il capo.
- È un po’ pericoloso, ma lui è mio padre, Nat - lo guardò con un’espressione implorante.
- Posso riuscire a farti cambiare idea? - chiese pratico Nat.
- Credo proprio di no - fece risoluta la ragazza.
- Posso fare qualcosa per aiutarti a uscirne illesa? - domandò il ragazzo insistente.
Wendy lo guardò e arrossì violentemente, forse ripensava a cosa Raymond le aveva detto in guferia.
- Cosa posso fare? - la incalzò Nat - Sicuramente c’è qualcosa, altrimenti non saresti diventata la copia timida di un peperone rosso. Io potrei fare qualcosa che però ti imbarazza chiedermi - fece sornione Nat, con il suo sguardo furbo.
- Allora cos’è? - insistette.
Wendy taceva, cercando di mantenersi calma e di recuperare il suo colore naturale. Nat le si avvicinò, guardandola seriamente.
- Non fare la bambina! Sono qui, significa che tengo a te, no? Pensi che abbia paura ad affrontare qualche pericolo? - la guardava da vicino quasi a volerle leggere nello sguardo cosa poteva fare per aiutarla.
- Davvero vuoi fare qualcosa? - le chiese timida la ragazza.
- Sono qui - ripeté - perché sarei venuto, se no? -
- Allora fermami se non sei d’accordo? - detto questo chiuse gli occhi, cercando di riempire lo spazio tra il suo e il profilo del ragazzo.
Nat, sebbene sorpreso, favorì il movimento della ragazza. I due si baciarono a fior di labbra.
Le braccia di Nat sulla schiena di Wendy. Le mani di Wendy intorno alla nuca di Nat. Ancora un bacio e un altro. Si separarono molto lentamente, sciogliendosi dall’abbraccio.
- È un piacere darti una mano, chiedimi pure tutto l’aiuto che ti serve - scherzò Nat.
Wendy era ancora rossa in viso, decisamente imbarazzata della propria spavalderia.
- E non osare chiedere aiuto ad altre persone - cercò di farla ridere Nat.
Wendy abbassò lo sguardo colpevole e confessò.
- Ho dovuto fare la smorfiosa con Raymond, per tenerlo a debita distanza per un po’ - Nat grugnì - ma appena avremo liberato mio padre si farà avanti. È ovvio che vogliano unire sentimentalmente i Quattro Poteri -
- Ci inventeremo qualcosa, possibilmente di doloroso, per tenerti lontano quel tipo - fece seccato Nat.
Wendy sorrise finalmente.
- Come ti dovrò chiamare, adesso? Wendy lo escludo - si domandò Nat.
- Una volta mi hai chiamato Nicky, dopo il Crucio di Carrow. Stavo malissimo, ma il fatto che tu mi avessi chiamato Nicky, per un istante mi aveva fatto star meglio - ricordò trepida la ragazza.
- Ok, Nicky - lo disse con molta dolcezza.
- Dobbiamo andare: la registrazione sta per finire - disse di nuovo arrossita, controllando il suo orologio magico.
- Accidenti ti avrei aiutato volentieri un altro po’ - fece scherzosamente sconsolato Nat, preparandosi a bere la fialetta di Pozione Polisucco. Wendy lo fermò con un altro bacio.
- Mi sei mancato, mi mancherai ancora - allontanò il viso da un Nat decisamente sorpreso.
- Adesso bevi -.
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