Introduzione alla Fan Fiction
Questa Fan Fiction è strettamente legata al 7° libro di Harry Potter, quindi a coloro che non l’hanno ancora letto sconsiglio caldamente la lettura.
L’universo in cui è ambientata l’intera vicenda e moltissimi personaggi che la animano sono opera della straordinaria Rowling, che ha saputo creare un mondo affascinante e ricco di spunti così originali da riuscire a scatenare l’immaginazione dei suoi affezionati lettori, tuttavia ho voluto narrare una storia che non avesse come protagonisti gli stessi creati da questa autrice fantastica, ma di nuovi nati comunque per diretta ispirazione.
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Cinque punti
Finalmente per Nicolas giunse l’ora di pranzo. Era semplicemente stremato dalla fame e l’unica cosa che sembrava interessarlo era il cibo. Mangiò silenziosamente senza curarsi dei compagni intorno che invece continuavano a tirargli curiose occhiate di sottecchi. Il ragazzo greco invece sembrava occupato a rimuginare un altro pensiero, nel corso del quale fissò la figura della nuova insegnante di Babbanologia, nonché nuova vice-preside. Poi, sempre sul filo del proprio pensiero, scrutò la tavolata dei Serpeverde, fermando lo sguardo in direzione del suo fulvo compagno di banco a Babbanologia, seduto in disparte dagli altri.
Nick scosse la testa e ritornò al suo piatto, meditando quale dolce fosse più adatto per concludere al meglio il suo lauto banchetto. Dopo aver scelto una torta alla frutta alzò nuovamente lo sguardo e come colto da un presentimento si accorse che il ragazzo rosso lo stava fissando, distolse subito lo sguardo, ma il Serpeverde rimase a guardarlo imperturbabile. Nicolas, con gli occhi bassi, ma con la certezza di essere ancora squadrato dal proprio compagno, finì la torta e lasciò frettolosamente la Sala Grande.
Appena fuori sbuffò e si guardò intorno consapevole di essere, sì, in salvo dallo sguardo inquisitore di quel suo strano compagno, ma di essere ancora una volta solo.
- Deve essere una sorta di maledizione... - si arrese Nick e, aggiustandosi la sacca sulla spalla, prese la via del portone.
Erano le prime giornate di sole che Nicolas viveva in Inghilterra e, immerso in quella luminosa giornata di settembre con un lieve alito di vento che animava il prato e le fronde degli alberi intorno al lago, si sentì già decisamente meglio. Respirando a fondo, scese gli scalini che portavano al parco e si mise a gironzolare per la tenuta di Hogwarts.
Cominciò la sua escursione passeggiando lungo il perimetro del Castello, visitò esternamente le grandi serre, al cui interno intravide enormi strane piante dai colori variopinti. Avanzando lungo il suo tragitto aggirò la torre più alta del castello, perdendosi a naso in su nell’enorme distanza che essa proiettava sopra di lui.
“Scretch!” fece improvvisamente un suo passo, Nicolas abbassò subito lo sguardo e si accorse di aver calpestato della carta trasparente che avvolgeva un bel mazzo di rose bianche, orlate di polvere dorata.
I suoi occhi si spalancarono di meraviglia quando notò che in quel punto si accatastavano centinaia di fiori, di colori e forme diverse, incantati nei modi più diversi e strabilianti.
Nel delicato mazzo ai suoi piedi, compariva un biglietto vergato di tonde parole che dicevano “Al Preside Silente, il primo ad aver avuto fiducia in me… I 10 punti più belli della mia vita. Neville”.
Gli occhi di Nicolas corsero ai biglietti di ogni fiore, pochi erano imbustati con le uniche parole “Al professor Silente”, i più numerosi invece, come quello appena letto, erano senza busta e mostravano i propri messaggi, alcuni davvero molto toccanti. Nicolas non ebbe il coraggio di andare oltre la lettura del terzo, ma scorse le firme: “Luna”, “Ginevra”, “Hanna”, “Semus”, “Dean”, “Zacarias” e molti altre. C’erano anche delle sigle “E.S.”, “M.M.” e “P.M.”.
Il ragazzo si strofinò gli occhi come presi da un bruciore improvviso, mentre le guance gli si imporporavano, come era loro abitudine. Si fermò a contemplare ancora quel mare di fiori con gli occhi lucidi, per poi decidere di allontanarsi lentamente, pensieroso e profondamente commosso.
La vista di qualcosa lo rallegrò improvvisamente, dietro il castello imperava il magnifico stadio di Quidditch della scuola. Un enorme campo verdeggiante con tre pali da un lato e tre pali dall’altro, coronati da tre grossi cerchi, come enormi giochi per bolle babbane. Tutt’intorno al campo sorgevano le tribune intervallate da dodici torrette decorate con la propria bandierina svolazzante alla brezza.
Nicolas corse a perdifiato verso il campo, come se non avesse visto niente di più bello in vita sua. Entrò nello stadio, chiuse gli occhi, forse immaginandolo pieno di gente, ed inspirò l’aria a pieni polmoni, quasi stesse per disputare la finale ai mondiali di Quidditch. Nel voltarsi dopo aver gustato quel magico momento, notò un vecchio manico di scopa appoggiato ad una panchina, forse dimenticato durante una lezione di volo quella mattina. Lo stemma di Hogwarts sulla punta del manico non lasciava dubbi sul fatto che appartenesse alla scuola. Quella sì che era una magica coincidenza!
Nicolas non resistette, in quel momento era decisamente entusiasta di essere solo.
Chiamò a sé il manico di scopa e lo inforcò come se lo facesse tutti giorni più volte al giorno, guardò la scopa sotto di lui e disse:
- Wow una Comet! È meglio di quelle che avevo nella mia scuola! Non credo di aver mai volato su un manico che non fosse più che logoro! - sussurrò dolcemente accarezzando il manico opacizzato dall’uso.
Nicky si librò in aria, sulla scopa aveva un tocco leggerissimo, si vedeva che per lui era una dimensione istintuale, quasi che avesse imparato a volare prima che a camminare. Benché fosse veramente difficile manovrare quelle vecchie scope, guardando lui sembrava la cosa più facile del mondo, quasi manovrasse una Firebolt.
Fece un paio di giretti accelerando e rallentando, provando i vari assetti della scopa, virando leggermente a destra e a manca.
- Spero di poter entrare nella squadra di Quidditch! - disse preoccupato.
Su questo pensiero diede un’accelerata, virò improvvisamente, fece un 180° e una picchiata morbida, insomma niente di trascendentale, come a volersi riscaldare per qualcos’altro.
A questo punto scrollò le spalle e con aria determinata salì velocemente in verticale, quando fu a sei metri d’altezza si lasciò cadere in uno stallo a vite, perdeva quota velocemente mancavano 2m, 1m e 50, 1m... a questo punto Nicky riprese il controllo del manico e si bloccò in un assetto perfetto, le punte dei piedi sfioravano appena i ciuffi d’erba: completamente immobile sulla scopa. Tenere ferma in quel modo una scopa così scarsa era davvero un’impresa.
Il volto del ragazzo sembrava emanare quasi una luce, tanto la sua espressione era beata. Si ondeggiò sul manico a 50 cm da terra, alzandolo in questo movimento ondulatorio. Giunto all’altezza giusta per capovolgersi senza sbattere la testa, lo fece e rimase appeso come un pipistrello, poi cominciò un girare su sé stesso e dopo un lieve colpo di reni, la scopa si capovolse dalla punta del manico in avanti riportandolo alla posizione di partenza.
Nicolas rideva di gusto, come un bambino con il suo giocattolo preferito.
- Sto decisamente meglio! - affermò.
A malincuore scese e depose la scopa dove l’aveva trovata, probabilmente ricordandosi che aveva un’altra lezione da lì a poco.
Decise di non ripassare da dove era arrivato, ma di concludere il giro intorno al castello. Con passo decisamente più sostenuto e quella buffa falcata scoordinata, Nicolas raggiunse velocemente il massiccio portone di legno e, dopo averlo oltrepassato, trasse dalla tracolla il suo orario: “Martedì pomeriggio – Trasfigurazione”.
La lezione di Trasfigurazione fu decisamente diversa dalle prime lezioni che Nicolas aveva “subito”.
L’insegnante di Trasfigurazione era la professoressa McGranitt, che Nicolas salutò oltre che con il corale “Buon Pomeriggio” della classe, a cui l’insegnante rispose, anche con un sorriso luminoso. Evidentemente quella donna dall’aria severa e intelligente l’aveva positivamente colpito già dal primo giorno, dopo la scena con la Carrow durante lo Smistamento.
Il primo giorno di lezione la professoressa volle valutare il livello della classe prima di cominciare nuove spiegazioni:
- Prima di avanzare con gli incantesimi di Scambio, vorrei sperare che vi siate esercitati nella trasmutazione da oggetti in animali, quindi tramuterete questo punta spilli in un porcospino -.
All’intera classe passò il buon umore dimostrato pochi istanti prima, ma nessuno protestò e tutti cominciarono a rimboccarsi le maniche, cercando di evocare gli insegnamenti dell’anno passato.
- No Peak! Ancora non ci siamo! Ho spiegato mille volte che in Trasfigurazione la concentrazione è tutto, la mente deve dominare la materia e non viceversa… - spiegava l’insegnante indicando il puntaspilli di Peak che si comportava come un porcospino, ma rimaneva un portaspilli.
- Pensavo che dopo i risultati del G.U.F.O ti saresti applicato questa estate… - sbuffò l’insegnante.
- Mi sono applicato, ma nel Quidditch… - sussurrò divertito al compagno di banco senza farsi sentire. La professoressa procedette con il banco subito dopo.
- Knightly, il tuo G.U.F.O. in Trasfigurazione era il massimo -
- Sì, professoressa... - balbettò - è la mia materia preferita... -
- Me ne compiaccio, mostrami l’incantesimo - disse risoluta ma gentile.
La punta della bacchetta di Nicolas tremava leggermente dalla tensione, come la sua voce quando esclamò:
- Fera verte! -
Immaginate una trasfigurazione migliore… ^^" |
- Molto bene, Knightly! Cinque punti per questa bella dimostrazione - annuì l’insegnante e aggiunse - ma la prossima volta non eccedere troppo nel movimento del polso -.
La stima che la classe tributava alla Capocasa dei Griffondoro era meritata, la McGranitt era davvero un’insegnante eccellente, lo dimostravano il profondo rispetto che palesava per sua la materia e, soprattutto, per i suoi studenti, chiunque fossero, bravi o non bravi. Pretendeva da tutti il massimo e non si accontentava mai, ma indicava un perfezionamento anche a chi aveva già dimostrato una buona padronanza degli incantesimi richiesti. Esigeva molto impegno, come suggerivano gli abbondanti compiti che assegnò fin dalla prima lezione e, anche se scatenarono un diffuso malcontento, nessuno le mancò di rispetto, dopo che uscì dall’aula, avendo salutato la classe.
Nicolas, dopo aver ordinato la borsa, sorrise al suo porcospino, che gli aveva procurato ben cinque punti e qualche sguardo ammirato dai suoi compagni, e con delicatezza lo mise dove l’insegnante aveva disposto la scatola per i porcospini sufficienti.
- Stai lontano da quello di Canon, puoi pungerlo e i suoi aculei invece sono piatti come capocchie – suggerì piano all’animaletto. Poi uscì dalla stanza.