Introduzione alla Fan Fiction
Questa Fan Fiction è strettamente legata al 7° libro di Harry Potter, quindi a coloro che non l’hanno ancora letto sconsiglio caldamente la lettura.
L’universo in cui è ambientata l’intera vicenda e moltissimi personaggi che la animano sono opera della straordinaria Rowling, che ha saputo creare un mondo affascinante e ricco di spunti così originali da riuscire a scatenare l’immaginazione dei suoi affezionati lettori, tuttavia ho voluto narrare una storia che non avesse come protagonisti gli stessi creati da questa autrice fantastica, ma di nuovi nati comunque per diretta ispirazione.
- Già sopporto poco questo freddo e monotono tempo nebbioso mancava solo di addormentarsi in questo modo! - borbottò.
Tentò di stirarsi ma la muscolatura intirizzita lo fece gemere.
- Proprio il primo giorno di lezione dovevo essere così a pezzi! - si lagnò ancora.
Infine controllò l’ora.
- Oh dannate arpie! È tardissimo! -.
Prese in fretta e furia qualcosa per cambiarsi e si lanciò nei bagni già completamente deserti per farsi una velocissima doccia. Riuscì a raggiungere la Sala Grande appena in tempo per seguire un Griffondoro, che aveva colto essere del quarto anno la sera prima, per poter trovare l’aula della sua prima lezione.
Fu l’ultimo ad entrare nell’aula di Babbanologia, un ambiente ampio e luminoso, con molti disegni di enormi macchine babbane, oggetti tipici di quel mondo e un infinità di riproduzioni di opere d’arte dei loro più illustri artisti.
Sulla cattedra era posta simpaticamente una tipica cassetta della posta babbana, in cui probabilmente l’insegnante raccoglieva i compiti degli allievi, la scritta in bianco sul fondo rosso riportava “Prof.ssa Charity Burbage”.
A quella lezione partecipavano, oltre ai Griffondoro, i Serpeverde e Nicolas riuscì a trovare posto solo accanto a uno di loro.
- Salve - gli disse educatamente.
L’altro alzò due occhi ambrati, dietro una folta frangia rosso scuro, e rispose con un cenno quasi impercettibile, senza dimostrare troppo interesse per il compagno di banco.
Nicolas si sedette e trasse silenziosamente una lunga penna un po’ spelacchiata, una boccetta di inchiostro e un foglio di pergamena paglierino. Quando alzò gli occhi sulla cattedra, vide la professoressa Carrow entrare in aula.
- Silenzio! -
- Buon giorno professoressa - fece in coro la classe.
- Allora oggi inizia un vero nuovo anno! - disse appoggiando la propria borsa sulla cattedra e sedendosi - Prima di tutto vorrei sapere quanti di voi non conoscono affatto il mondo babbano -.
Quella di Nicolas fu una delle pochissime mani alzate.
- Mmh! - fece stizzita l’insegnante - Peccato siano così pochi quelli fortunati! - e picchiettò con la bacchetta un foglio, che tracciò la piantina della classe dove puntini colorati indicavano qualcosa.
- Chi ha seguito gli anni passati le lezioni della mia collega precedente? - gettando un'occhiata che parve di disgusto alla cassetta della posta.
Poco meno della metà della classe alzò la mano, contribuendo a peggiorare l’espressione orripilante e orripilata della donna.
- Insomma cercheremo di riparare in qualche modo ai danni già fatti! - ancora la bacchetta calò sul foglio scarabocchiando qualcos’altro - Vorrei che manteneste esattamente questi posti fino alla fine dell’anno -.
A questo punto si alzò dalla sedia, quasi per darsi importanza e cominciò in tono altisonante.
- Allora dovete sapere che nel mondo magico ci sono due tipi di maghi: quelli che si vogliono illudere e quelli che vedono la realtà delle cose. Per questo motivo si è deciso che il mio corso dovesse essere obbligatorio, perché nessuno delle nuove generazioni possa ignorare la realtà delle cose.
- Prima di tutto bisogna ammettere una verità indiscutibile, i maghi sono infinitamente più potenti di qualsiasi babbano! I babbani si devono servire di strani strumenti assurdi - e indicò le macchine e gli oggetti sparsi per la stanza - per fare cose che a un qualsiasi mago vengono quasi naturalmente. Prendiamo una di queste assurde e immobili immagini. Ecco ad esempio questa “cosa” - e trasse dal fondo dell’aula una fluttuante copia di un ritratto di donna dal sorriso enigmatico - che a un babbano sarà costata molto tempo e lavoro, invece un qualsiasi mago la può riprodurre molto facilmente e quasi istantaneamente -.
Lasciando sospesa l’immagine, colpì con la bacchetta un nuovo foglio di pergamena bianca che si colorò fino a riprodurre un volto abbastanza simile, ma meno aggraziato, decisamente più volgare e che, con strane e ridicole smorfiette, ammiccava alla classe.
L’insegnante rise compiaciuta della sua riproduzione, come qualcun altro nell’aula. Nicolas sembrava piuttosto attonito.
Dal secondo banco si levò una mano. La professoressa smise di compiacersi e, dopo aver disposto la propria opera e cestinata la copia babbana, fece cenno all’alunna di parlare.
- Mi scusi professoressa, ma la professoressa Burbage ci diceva invece che proprio l’impossibilità dei babbani di poter usare la magia e gli straordinari modi con cui hanno saputo attrezzarsi per arrivare a uno stile di vita alla pari con il nostro denota grandi capacità... -
- Ah! Ah! Ah! - rise sguaiatamente la docente - ... alla pari! Assolutamente no, i babbani non vivono alla nostra pari e il solo pensarlo è un abominio! - lanciò uno sguardo carico d’odio - Cinque punti in meno a Griffondoro per aver fatto questo intervento inopportuno! -
I Griffondoro raggelarono di colpo.
- Ma mi scusi! - fece un altro ragazzo dai capelli color topo dietro alla ragazza che aveva tentato di parlare poco prima - ma Etty voleva solo approfondire la questione... -
- Non è suo compito approfondire, è il mio! - continuò con insolenza l’altra - Altri dieci punti in meno a Griffondoro per aver voluto rispondere ad un’insegnante! -
Un silenzio tombale cadde nelle fila dei Griffondoro, mentre tra i Serpeverde giravano commenti e risolini soddisfatti.
- Allora se nessuno vuole porre altre domande... - sorrise malignamente l’insegnante - potete aprire il bel libro “Babbani non fa forse rima con cani?” del prof. Gerous Dan, primo capitolo -.
Nicolas aprì abbastanza sconvolto il proprio libro, guardandosi fuggevolmente intorno per capire la reazione degli altri a quella lezione.
Si prese quasi un colpo quando alzò gli occhi e si trovò improvvisamente di fronte lo sguardo sbilenco sul grugno della professoressa Carrow.
- Knightly -
- Sì, signora? -
- Dopo la presentazione di ieri, ho voluto approfondire la faccenda della tua iscrizione... - sembrò che tutto il sangue nel volto di Nicolas si fosse improvvisamente prosciugato.
- ...notevole, davvero! Allora come erano le lezioni di Babbanologia ad Arcadia? -
Nicolas balbettò in un soffio di voce.
- Non si insegna Babbanologia ad Arcadia, i contatti con i babbani sono praticamente inesistenti -
- Paese saggio! - sospirò di ammirazione la donna, alitando sul ragazzo un odore fetido, e si allontanò.
Nicolas ancora scosso, calò lo sguardo sul libro senza riuscire ad afferrare neppure mezza parola del capitolo, completamente smarrito in un pensiero.
- Paura Knightly? - fece una voce alla sua destra, il Serpeverde in parte a lui lo stava fissando sogghignando, ma il ragazzo lo guardò quasi in trance, come non avesse afferrato le sue parole. L’altro smise di fissarlo e tornò a leggere il proprio libro.
Nicolas aveva quasi ripreso il suo colorito normale, quando la lezione terminò.
La professoressa fece per uscire, ma d’un tratto si fermò, come se avesse dimenticato qualcosa. La classe allora si alzò per salutarla, ma lei ignorò i suoi studenti completamente e con aria perfida spedì con un colpo di bacchetta la cassetta della posta nel cestino dove già giaceva l’opera babbana, la stessa dileggiata poco prima.
Quando Nicolas uscì dall’aula non poté far a meno di gettare un’occhiata pietosa al contenuto del cestino, poi uscì sospinto alle spalle dai compagni, ansiosi di uscire.
Nicolas aveva percorso metà corridoio ma qualcosa lo tormentava, tornò allora sui suoi passi fino all’ingresso dell’aula di Babbanologia, ma si fermò di scatto e si nascose accanto alla porta per non essere visto dall’interno dell’aula. Infatti chinata sul cestino c’era la ragazza Griffondoro intervenuta durante la lezione, che stava raccogliendo gli oggetti malamente gettati dalla Carrow, se li nascose in borsa e uscì, senza badare alla presenza silenziosa di Nicolas. Il ragazzo fece un sorriso triste, guardandola allontanarsi, e si avviò anch’egli per il corridoio.
---
Nicolas rimpianse amaramente di non aver afferrato qualcosa al volo nella sua brevissima escursione in Sala Grande, poiché il suo stomaco borbottava intensamente, ma si gettò subito alla ricerca dell’aula dove si sarebbe svolta la sua seconda lezione.
Quando riuscì a trovare l’aula di Storia della Magia, ne fu quasi sollevato.
Entrò molto timoroso, sembrava che all’interno di quella stanza dovesse trovare un drago famelico a fauci spalancate. Avanzò tra i banchi vuoti e ne scelse uno in ultima fila. Si accomodò e preparò con cura una sorta di barriera con libri e altro materiale scolastico davanti al suo banco, dietro cui sembrava volersi rifugiare. Sembrò quasi stupito di essere il primo ad essere arrivato, dopo un po’ cominciò seriamente a preoccuparsi, non vedendosi raggiunto dai suoi compagni, forse temeva di aver sbagliato l’aula. Quando i primi Griffoni della sua età cominciarono ad entrare insieme ad altri compagni Corvonero, si risollevò velocemente, ma continuava a guardare spaventato i compagni tranquilli davanti a lui, come se fossero ignari di una catastrofe che sarebbe loro capitata tra capo e collo e che lui, invece, conosceva bene.
Gli ultimi studenti entrarono di malavoglia, annoiati e recalcitranti, e si abbandonarono nel primo banco libero. Infine entrò il professore Rüf.
Quando fece la sua apparizione la diafana figura dell’unico insegnante fantasma di Hogwarts il volto di Nicky si aprì in un sorriso smagliante, mentre lo sguardo manifestava ancora un certo stupore.
- Buon giorno studenti - disse il vecchio professore.
- Buongiorno professor Rüf! - esclamò la maggior parte della classe.
Rüf trasse i suoi appunti e cominciò la lezione senza alzare lo sguardo, gli alunni intanto si accomodavano, spalmandosi sui banchi e appoggiandosi sui dorsi delle mani, entrando lentamente in catalessi.
Nicolas scosse la testa ancora sorridendo di un’idea che aveva nutrito fino all’apparizione del fantasma davanti a lui e che ora iniziava una dissertazione sul mutamento filosofico dell’approccio magico nell’Inghilterra della fine del XVII secolo.
La voce ronzante del professor Rüf era la cosa più noiosa che Nicolas avesse sentito dal suo arrivo ad Hogwarts, nonostante tentasse in ogni modo di rimanere sveglio prendendo appunti, non riusciva proprio a concentrarsi. Si consolò notando che era un sentire diffuso in tutta la classe, anche da parte dei Corvonero, che erano comunque tra gli studenti più diligenti della scuola.
- ... ci si accorse che la magia si sviluppava trasversalmente dagli elementi fondanti della natura per cui l’esimio Mago Noland Waterspoon riuscì a formulare un decreto che risolse la Conferenza magica del 1678... -
Quando il professore, finito il monologo, salutò la classe, essa si risvegliò velocemente dal torpore e ricambiò il saluto, producendo il secondo isolato intervento degli alunni durante tutta la lezione, bisbigli tra compagni di banco esclusi.
Nicolas uscì ancora sorridente, si stiracchiò, soddisfatto di qualcosa, sbadigliando ad occhi chiusi. Ciò lo fece incontrare, o meglio scontrare, con una ragazza biondissima del Corvonero che, persa con lo sguardo in aria, percorreva sola i corridoi della scuola.
- Oh! Scusa non ti ho visto - fece Nicolas cortese.
- Di niente, figurati! Deve essere per colpa dei Nargilli, fanno di questi scherzetti, neppure io ti ho visto... -
- Nargilli? - chiese Nicky in cerca di una risposta.
- Esattamente - fece persa l’altra senza rispondere, poi notò una cosa nel suo interlocutore - che strano sei molto felice... -
- Perché dovrebbe essere strano? -
- Ti trattano tutti diversamente, io non so se potrei... Perché sei felice? -
- Diversamente? - fece meditabondo Nicolas, poi decise di rispondere - Sono felice perché avevo la netta convinzione che a Hogwarts aveste un’Erinne come insegnante di Storia della Magia? - sorrise Nicky.
- Una erinne?! - fece l’altra incuriosita.
- Le Erinni sono creatura antichissime, figlie della stessa Gea, io avevo come insegnante Tisifone l’Erinne vendicatrice, non ti dico quando sbagliavamo una data, per non parlare dei nomi - il ragazzo rabbrividì. - Comunque una volta ci aveva detto che sua sorella Megera si era trasferita in Inghilterra e credevo facesse la stessa professione e che, quindi, insegnasse a Hogwarts, invece pare di no! - sorrise ancora.
- Forse però le lezioni di Storia della Magia sarebbero state un po’ più animate - aggiunse la ragazza Corvonero quasi delusa.
- Se strilla e panico possono chiamarsi animazioni - rise Nicolas - a proposito io sono... -
- Nicky! - esclamò l’altra - Mi piace di più Nicky, ti sta meglio di Nicolas... -
Nicolas arrossì - Sì! Esatto! E tu sei... -
- Luna Lovegood. A presto Nicky! - lo salutò un po’ bruscamente e si allontanò ancora con il naso per aria.
- Ciao Luna! - esclamò l’altro, guardandola allontanarsi.
Prime lezioni ad Hogwarts
La mattina seguente Nicolas si risvegliò nella medesima posizione in cui si era addormentato, gli occhiali storti, ancora vestito. Alzandosi si dolse della scomoda posizione tenuta tutta la notte e rabbrividì a causa del sonno senza coltri in un umido castello.- Già sopporto poco questo freddo e monotono tempo nebbioso mancava solo di addormentarsi in questo modo! - borbottò.
Tentò di stirarsi ma la muscolatura intirizzita lo fece gemere.
- Proprio il primo giorno di lezione dovevo essere così a pezzi! - si lagnò ancora.
Infine controllò l’ora.
- Oh dannate arpie! È tardissimo! -.
Prese in fretta e furia qualcosa per cambiarsi e si lanciò nei bagni già completamente deserti per farsi una velocissima doccia. Riuscì a raggiungere la Sala Grande appena in tempo per seguire un Griffondoro, che aveva colto essere del quarto anno la sera prima, per poter trovare l’aula della sua prima lezione.
Fu l’ultimo ad entrare nell’aula di Babbanologia, un ambiente ampio e luminoso, con molti disegni di enormi macchine babbane, oggetti tipici di quel mondo e un infinità di riproduzioni di opere d’arte dei loro più illustri artisti.
Sulla cattedra era posta simpaticamente una tipica cassetta della posta babbana, in cui probabilmente l’insegnante raccoglieva i compiti degli allievi, la scritta in bianco sul fondo rosso riportava “Prof.ssa Charity Burbage”.
A quella lezione partecipavano, oltre ai Griffondoro, i Serpeverde e Nicolas riuscì a trovare posto solo accanto a uno di loro.
- Salve - gli disse educatamente.
L’altro alzò due occhi ambrati, dietro una folta frangia rosso scuro, e rispose con un cenno quasi impercettibile, senza dimostrare troppo interesse per il compagno di banco.
Nicolas si sedette e trasse silenziosamente una lunga penna un po’ spelacchiata, una boccetta di inchiostro e un foglio di pergamena paglierino. Quando alzò gli occhi sulla cattedra, vide la professoressa Carrow entrare in aula.
- Silenzio! -
- Buon giorno professoressa - fece in coro la classe.
- Allora oggi inizia un vero nuovo anno! - disse appoggiando la propria borsa sulla cattedra e sedendosi - Prima di tutto vorrei sapere quanti di voi non conoscono affatto il mondo babbano -.
Quella di Nicolas fu una delle pochissime mani alzate.
- Mmh! - fece stizzita l’insegnante - Peccato siano così pochi quelli fortunati! - e picchiettò con la bacchetta un foglio, che tracciò la piantina della classe dove puntini colorati indicavano qualcosa.
- Chi ha seguito gli anni passati le lezioni della mia collega precedente? - gettando un'occhiata che parve di disgusto alla cassetta della posta.
Poco meno della metà della classe alzò la mano, contribuendo a peggiorare l’espressione orripilante e orripilata della donna.
- Insomma cercheremo di riparare in qualche modo ai danni già fatti! - ancora la bacchetta calò sul foglio scarabocchiando qualcos’altro - Vorrei che manteneste esattamente questi posti fino alla fine dell’anno -.
A questo punto si alzò dalla sedia, quasi per darsi importanza e cominciò in tono altisonante.
- Allora dovete sapere che nel mondo magico ci sono due tipi di maghi: quelli che si vogliono illudere e quelli che vedono la realtà delle cose. Per questo motivo si è deciso che il mio corso dovesse essere obbligatorio, perché nessuno delle nuove generazioni possa ignorare la realtà delle cose.
- Prima di tutto bisogna ammettere una verità indiscutibile, i maghi sono infinitamente più potenti di qualsiasi babbano! I babbani si devono servire di strani strumenti assurdi - e indicò le macchine e gli oggetti sparsi per la stanza - per fare cose che a un qualsiasi mago vengono quasi naturalmente. Prendiamo una di queste assurde e immobili immagini. Ecco ad esempio questa “cosa” - e trasse dal fondo dell’aula una fluttuante copia di un ritratto di donna dal sorriso enigmatico - che a un babbano sarà costata molto tempo e lavoro, invece un qualsiasi mago la può riprodurre molto facilmente e quasi istantaneamente -.
Lasciando sospesa l’immagine, colpì con la bacchetta un nuovo foglio di pergamena bianca che si colorò fino a riprodurre un volto abbastanza simile, ma meno aggraziato, decisamente più volgare e che, con strane e ridicole smorfiette, ammiccava alla classe.
L’insegnante rise compiaciuta della sua riproduzione, come qualcun altro nell’aula. Nicolas sembrava piuttosto attonito.
Dal secondo banco si levò una mano. La professoressa smise di compiacersi e, dopo aver disposto la propria opera e cestinata la copia babbana, fece cenno all’alunna di parlare.
- Mi scusi professoressa, ma la professoressa Burbage ci diceva invece che proprio l’impossibilità dei babbani di poter usare la magia e gli straordinari modi con cui hanno saputo attrezzarsi per arrivare a uno stile di vita alla pari con il nostro denota grandi capacità... -
- Ah! Ah! Ah! - rise sguaiatamente la docente - ... alla pari! Assolutamente no, i babbani non vivono alla nostra pari e il solo pensarlo è un abominio! - lanciò uno sguardo carico d’odio - Cinque punti in meno a Griffondoro per aver fatto questo intervento inopportuno! -
I Griffondoro raggelarono di colpo.
- Ma mi scusi! - fece un altro ragazzo dai capelli color topo dietro alla ragazza che aveva tentato di parlare poco prima - ma Etty voleva solo approfondire la questione... -
- Non è suo compito approfondire, è il mio! - continuò con insolenza l’altra - Altri dieci punti in meno a Griffondoro per aver voluto rispondere ad un’insegnante! -
Un silenzio tombale cadde nelle fila dei Griffondoro, mentre tra i Serpeverde giravano commenti e risolini soddisfatti.
- Allora se nessuno vuole porre altre domande... - sorrise malignamente l’insegnante - potete aprire il bel libro “Babbani non fa forse rima con cani?” del prof. Gerous Dan, primo capitolo -.
Nicolas aprì abbastanza sconvolto il proprio libro, guardandosi fuggevolmente intorno per capire la reazione degli altri a quella lezione.
Si prese quasi un colpo quando alzò gli occhi e si trovò improvvisamente di fronte lo sguardo sbilenco sul grugno della professoressa Carrow.
- Knightly -
- Sì, signora? -
- Dopo la presentazione di ieri, ho voluto approfondire la faccenda della tua iscrizione... - sembrò che tutto il sangue nel volto di Nicolas si fosse improvvisamente prosciugato.
- ...notevole, davvero! Allora come erano le lezioni di Babbanologia ad Arcadia? -
Nicolas balbettò in un soffio di voce.
- Non si insegna Babbanologia ad Arcadia, i contatti con i babbani sono praticamente inesistenti -
- Paese saggio! - sospirò di ammirazione la donna, alitando sul ragazzo un odore fetido, e si allontanò.
Nicolas ancora scosso, calò lo sguardo sul libro senza riuscire ad afferrare neppure mezza parola del capitolo, completamente smarrito in un pensiero.
- Paura Knightly? - fece una voce alla sua destra, il Serpeverde in parte a lui lo stava fissando sogghignando, ma il ragazzo lo guardò quasi in trance, come non avesse afferrato le sue parole. L’altro smise di fissarlo e tornò a leggere il proprio libro.
Nicolas aveva quasi ripreso il suo colorito normale, quando la lezione terminò.
La professoressa fece per uscire, ma d’un tratto si fermò, come se avesse dimenticato qualcosa. La classe allora si alzò per salutarla, ma lei ignorò i suoi studenti completamente e con aria perfida spedì con un colpo di bacchetta la cassetta della posta nel cestino dove già giaceva l’opera babbana, la stessa dileggiata poco prima.
Quando Nicolas uscì dall’aula non poté far a meno di gettare un’occhiata pietosa al contenuto del cestino, poi uscì sospinto alle spalle dai compagni, ansiosi di uscire.
Nicolas aveva percorso metà corridoio ma qualcosa lo tormentava, tornò allora sui suoi passi fino all’ingresso dell’aula di Babbanologia, ma si fermò di scatto e si nascose accanto alla porta per non essere visto dall’interno dell’aula. Infatti chinata sul cestino c’era la ragazza Griffondoro intervenuta durante la lezione, che stava raccogliendo gli oggetti malamente gettati dalla Carrow, se li nascose in borsa e uscì, senza badare alla presenza silenziosa di Nicolas. Il ragazzo fece un sorriso triste, guardandola allontanarsi, e si avviò anch’egli per il corridoio.
---
Nicolas rimpianse amaramente di non aver afferrato qualcosa al volo nella sua brevissima escursione in Sala Grande, poiché il suo stomaco borbottava intensamente, ma si gettò subito alla ricerca dell’aula dove si sarebbe svolta la sua seconda lezione.
Quando riuscì a trovare l’aula di Storia della Magia, ne fu quasi sollevato.
Entrò molto timoroso, sembrava che all’interno di quella stanza dovesse trovare un drago famelico a fauci spalancate. Avanzò tra i banchi vuoti e ne scelse uno in ultima fila. Si accomodò e preparò con cura una sorta di barriera con libri e altro materiale scolastico davanti al suo banco, dietro cui sembrava volersi rifugiare. Sembrò quasi stupito di essere il primo ad essere arrivato, dopo un po’ cominciò seriamente a preoccuparsi, non vedendosi raggiunto dai suoi compagni, forse temeva di aver sbagliato l’aula. Quando i primi Griffoni della sua età cominciarono ad entrare insieme ad altri compagni Corvonero, si risollevò velocemente, ma continuava a guardare spaventato i compagni tranquilli davanti a lui, come se fossero ignari di una catastrofe che sarebbe loro capitata tra capo e collo e che lui, invece, conosceva bene.
Gli ultimi studenti entrarono di malavoglia, annoiati e recalcitranti, e si abbandonarono nel primo banco libero. Infine entrò il professore Rüf.
Quando fece la sua apparizione la diafana figura dell’unico insegnante fantasma di Hogwarts il volto di Nicky si aprì in un sorriso smagliante, mentre lo sguardo manifestava ancora un certo stupore.
- Buon giorno studenti - disse il vecchio professore.
- Buongiorno professor Rüf! - esclamò la maggior parte della classe.
Rüf trasse i suoi appunti e cominciò la lezione senza alzare lo sguardo, gli alunni intanto si accomodavano, spalmandosi sui banchi e appoggiandosi sui dorsi delle mani, entrando lentamente in catalessi.
Nicolas scosse la testa ancora sorridendo di un’idea che aveva nutrito fino all’apparizione del fantasma davanti a lui e che ora iniziava una dissertazione sul mutamento filosofico dell’approccio magico nell’Inghilterra della fine del XVII secolo.
La voce ronzante del professor Rüf era la cosa più noiosa che Nicolas avesse sentito dal suo arrivo ad Hogwarts, nonostante tentasse in ogni modo di rimanere sveglio prendendo appunti, non riusciva proprio a concentrarsi. Si consolò notando che era un sentire diffuso in tutta la classe, anche da parte dei Corvonero, che erano comunque tra gli studenti più diligenti della scuola.
- ... ci si accorse che la magia si sviluppava trasversalmente dagli elementi fondanti della natura per cui l’esimio Mago Noland Waterspoon riuscì a formulare un decreto che risolse la Conferenza magica del 1678... -
Quando il professore, finito il monologo, salutò la classe, essa si risvegliò velocemente dal torpore e ricambiò il saluto, producendo il secondo isolato intervento degli alunni durante tutta la lezione, bisbigli tra compagni di banco esclusi.
Nicolas uscì ancora sorridente, si stiracchiò, soddisfatto di qualcosa, sbadigliando ad occhi chiusi. Ciò lo fece incontrare, o meglio scontrare, con una ragazza biondissima del Corvonero che, persa con lo sguardo in aria, percorreva sola i corridoi della scuola.
- Oh! Scusa non ti ho visto - fece Nicolas cortese.
- Di niente, figurati! Deve essere per colpa dei Nargilli, fanno di questi scherzetti, neppure io ti ho visto... -
- Nargilli? - chiese Nicky in cerca di una risposta.
- Esattamente - fece persa l’altra senza rispondere, poi notò una cosa nel suo interlocutore - che strano sei molto felice... -
- Perché dovrebbe essere strano? -
- Ti trattano tutti diversamente, io non so se potrei... Perché sei felice? -
- Diversamente? - fece meditabondo Nicolas, poi decise di rispondere - Sono felice perché avevo la netta convinzione che a Hogwarts aveste un’Erinne come insegnante di Storia della Magia? - sorrise Nicky.
- Una erinne?! - fece l’altra incuriosita.
- Le Erinni sono creatura antichissime, figlie della stessa Gea, io avevo come insegnante Tisifone l’Erinne vendicatrice, non ti dico quando sbagliavamo una data, per non parlare dei nomi - il ragazzo rabbrividì. - Comunque una volta ci aveva detto che sua sorella Megera si era trasferita in Inghilterra e credevo facesse la stessa professione e che, quindi, insegnasse a Hogwarts, invece pare di no! - sorrise ancora.
- Forse però le lezioni di Storia della Magia sarebbero state un po’ più animate - aggiunse la ragazza Corvonero quasi delusa.
- Se strilla e panico possono chiamarsi animazioni - rise Nicolas - a proposito io sono... -
- Nicky! - esclamò l’altra - Mi piace di più Nicky, ti sta meglio di Nicolas... -
Nicolas arrossì - Sì! Esatto! E tu sei... -
- Luna Lovegood. A presto Nicky! - lo salutò un po’ bruscamente e si allontanò ancora con il naso per aria.
- Ciao Luna! - esclamò l’altro, guardandola allontanarsi.
Nessun commento:
Posta un commento