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domenica 1 maggio 2016

19 aprile 2016 - Amore senza rimorsi

Questo incontro è stato molto semplice, ai giovani è stato proposta la visione del seguente filmato:
abbiamo visto il seguente filmato:


Sotto il filmato integrale:










La preghiera

Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo
Vi prego per la misericordia di Dio (cfr. Rm 12, 1). È Paolo che chiede, anzi è Dio per mezzo di Paolo che chiede, perché vuole essere più amato che temuto. Dio chiede perché vuol essere non tanto Signore, quanto Padre. Il Signore chiede per misericordia, per non punire nel rigore. Ascolta il Signore che chiede: vedete, vedete in me il vostro corpo, le vostre membra, il vostro cuore, le vostre ossa, il vostro sangue. E se temete ciò che è di Dio, perché non amate almeno ciò che è vostro? Se rifuggite dal padrone, perché non ricorrete al congiunto? Ma forse vi copre di confusione la gravità della passione che mi avete inflitto. Non abbiate timore. Questa croce non è un pungiglione per me, ma per la morte. Questi chiodi non mi procurano tanto dolore, quanto imprimono più profondamente in me l’amore verso di voi. Queste ferite non mi fanno gemere, ma piuttosto introducono voi nel mio interno. Il mio corpo disteso anziché accrescere la pena, allarga gli spazi del cuore per accogliervi. Il mio sangue non è perduto per me, ma è donato in riscatto per voi. Venite, dunque, ritornate. Sperimentate almeno la mia tenerezza paterna, che ricambia il male col bene, le ingiurie con l’amore, ferite tanto grandi con una carità così immensa.

Le mani della preghiera di Jean-Luc Lefrancois
O Dio, tu ci hai creati con un corpo, con i piedi per venire incontro a te, 
con la testa per pensare, con il cuore per imparare ad amare. 
O Dio, tu ci hai dato le mani per stringere altre mani, e non per serrarle in pugni violenti. 
Mani aperte come un’offerta come una preghiera di domanda e di grazie. 
Mani che benedicono, mani che accolgono, mani che ricevono il pane di vita. 
O Gesù, con le tue mani, hai innalzato il povero e l’escluso, 
non hai gettato la pietra ma condiviso il pane, hai portato la croce... 
O Gesù, con le tue mani, hai fatto passare Tommaso dal dubbio alla fede. 
Le mani del Risorto ci invitano a sperare a prenderci per mano, 
a non far cadere le braccia davanti alla morte e all’isolamento. 
O Dio, insegnaci a condividere di più, 
perché le nostre mani sono il prolungamento del cuore 
e diventano le tue mani, quelle che danno vita. 


Emmanuel 
Dall’orizzonte una grande luce viaggia nella storia e lungo gli anni ha vinto il buio facendosi Memoria, e illuminando la nostra vita chiaro ci rivela che non si vive se non si cerca la Verità...

RIT: Siamo qui sotto la stessa luce sotto la sua croce cantando ad una voce. 
È l’Emmanuel Emmanuel, Emmanuel. È l’Emmanuel, Emmanuel. 

Dalla città di chi ha versato il sangue per amore ed ha cambiato il vecchio mondo vogliamo ripartire. Seguendo Cristo, insieme a Pietro, rinasce in noi la fede, Parola viva che ci rinnova e cresce in noi. RIT. 

Un grande dono che Dio ci ha fatto è Cristo il suo Figlio, e l’umanità è rinnovata, è in Lui salvata. È vero uomo, è vero Dio, è il Pane della Vita, che ad ogni uomo ai suoi fratelli ridonerà. RIT. 

La morte è uccisa, la vita ha vinto, è Pasqua in tutto il mondo, un vento soffia in ogni uomo lo Spirito fecondo. Che porta avanti nella storia la Chiesa sua sposa, sotto lo sguardo di Maria comunità. RIT.

5 aprile 2016 - Che corpo!

Lavoro individuale 

1) Distesi a terra si comincia chiudendo gli occhi e respirando con il diaframma: si inspira con la bocca, gonfiando la pancia il più possibile ma senza sentire dolore, si espira dalla bocca dischiusa senza emettere suono.

Mentre si fa l'esercizio al punto 1, chi conduce legge un versetto dalla Genesi (Gen 2, 7).
Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. 

2) Immaginare il proprio respiro come se fosse colorato e quando entra nel corpo si colora.

3) Mandare il respiro colorato a colorare il piede destro, caviglia, polpaccio, stinco ginocchio, coscia, gluteo; poi si passa al piede sinistro, caviglia, polpaccio, stinco ginocchio, coscia, gluteo.

4) Poi il respiro colora il bacino, il coccige, la colonna vertebrale, il petto le scapole il centro della schiena.

5) Entra nel braccio sinistro: dita, mano, polso, avambraccio, braccio, spalla. Così per il destro.

6) Infine nel naso, nelle labbra, negli occhi, nel cervello e dal cervello porta via i pensieri e le preoccupazioni.

Chi guida legge con calma la seguente invocazione allo Spirito Santo:
Vieni o Spirito Santo in me con il tuo fuoco ardente,
con la tua luce che risplende.
Accendi il mio cuore e rendilo capace di amare,
la mia mente e rendila capace di capire quello che devo fare,
i miei occhi e rendili capaci di vedere le cose meravigliose che mi doni,
la mia vita e rendila capace di comunicare gioia a quelli che mi sono accanto
e accendi la mia voglia di fare e rendila capace di collaborare
per un mondo più bello. 

7) Sentite il vostro corpo è rilassato, ma sentite quanta energia scorre:
- sentite le vostre gambe sono distese e morbide, ma potrebbero guizzare, correre, saltare, ballare. Che potere che hanno le vostre gambe.
- sentite le vostre braccia, sono inermi, ma potrebbero alzarsi, spingere, tirare, abbracciare, scrivere, sollevare
- sentite la vostra schiena che vi sostiene sempre, il centro del vostro movimento, permette ogni gesto, ogni azione.
- sentite il vostro cuore, che vi pompa nel corpo tutta l'energia, concentratevi sul suo battito.

Chi guida legge con molta calma un brano tratto dalla Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo (1 Cor 15, 44-54)
Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. Sta scritto infatti che 45 il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. 46 Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. 47 Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. 48 Come è l'uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l'uomo celeste, così anche i celesti. 49 E come eravamo simili all'uomo terreno, così saremo simili all'uomo celeste. 50 Vi dico questo, o fratelli: carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che si corrompe può ereditare l'incorruttibilità. 51 Ecco, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati, 52 in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. 53 È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d'incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d'immortalità. 54 Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura. 

8) aprite gli occhi, piegatevi su un lato, mettetevi in posizione fetale e, molto lentamente, issatevi sulle braccia per sollevarvi, fatelo molto lentamente.

9) tenete gli occhi bassi fino all'accensione della luce.

Prima condivisione

Prima di proseguire abbiamo condiviso un po' di sensazione, chi si è rilassato fino al momento della testa, che ha invece evocato pensieri e preoccupazioni. Qualcuno ha avuto difficoltà a gestire il respiro. Qualcuno ha sentito molto l'energia del corpo pronta a guizzare, qualcuno no.

Commento alla Lettura

Abbiamo commentato la difficile lettera di San Paolo, poco nota in questa parte. L'interesse era per afferrare la questione della resurrezione della carne. Stiamo vivendo la Pasqua in cui il Risorto è dotato di corpo, quindi il nostro corpo non sarà perso, ma verrà ripristinato, perché parte imprescindibile della nostra identità, così fondamentale da essere previsto per il compimento del disegno di Dio su di noi.

Lavoro a coppie

1) Specchio
Uno dei due fa lo specchio imitando i gesti dell'altro, prima solo usando il viso, quindi con la mimica. Poi usando le braccia e la parte alta del corpo.

2) Individuo i tratti del viso dell'altro mentre tengo gli occhi chiusi (prima uno poi l'altro)

3) Si sceglie chi nella coppia avrà il ruolo dell'angelo e chi invece del custodito (nel turno successivo i ruoli si scambieranno).

4) Le coppie iniziano a camminare. Per la prima parte con l'angelo che tiene la mano sulla spalla del suo custodito, sente il calore della mano sulla spalla, percepisce la sicurezza di avere sempre qualcuno vicino che lo guida

5) L'angelo cammina sempre dietro al suo assistito che si sente libero di girare ma appena vuole di nuovo la sicurezza della presenza del l'angelo si può fermare e subito sentirà la sua mano che si appoggia rassicurante

6) L'angelo rimane fermo e segue con lo sguardo il suo assistito, ora è libero di girare ma comunque sperimenta la presenza dell'angelo che pur rimanendo fermo continua a tenere gli occhi fissi sul suo assistito, prendendosene cura.

Condivisione finale delle sensazioni ed esperienze 

Durante la condivisione si è rivelato come alcune ragazze avessero provato un po' di imbarazzo con il contatto del volto, oppure pensare che l'altro vedesse le proprie smorfie. Altre ragazze invece hanno sentito maggiore imbarazzo sentendo lo sguardo dell'angelo che le seguiva. I ragazzi invece si sono detti assolutamente non imbarazzati durante il lavoro. Il lavoro era proprio percepire che il corpo non è uno strumento da utilizzare, ma parte integrante della mia stessa identità: io non "ho un corpo", io "sono un corpo". Allo stesso tempo io non "ho un'anima", io "sono un'anima" che pervade il mio corpo e che il corpo pervade l'anima. Sant'Agostino diceva "corpore et anima unus". La nostra società, sulla scorta della filosofia greca decisamente dualista (io sono anima, imprigionata nel corpo), ci suggerisce di strumentalizzare il corpo, di usarlo per rilassarci, per divertirci, di tenerne bene la manutenzione, in modo che sia prestante e performante, ma non valorizza affatto che ciò che il mio corpo fa segna inesorabilmente la mia anima e viceversa. Ne sono esempio la ferita che riceve il mio corpo, magari guarisce anche, ma la mia identità ne rimane segnata, oppure le malattie psico-somatiche, quanto il corpo riflette uno stato di squilibrio psicologico o emotivo. Anche l'atto sessuale che prevede l'intimità più profonda del nostro corpo, non possiamo davvero credere che rimanga sulla superficie della nostra identità, ma ci segna nell'intimità della nostra stessa anima. Se diventa banale e ripetitivo, quale tipo di identità produrrà in noi? Da cui abbiamo dialogato sulle diversità di uomo e donna, i due ragazzi presenti hanno messo in evidenza quanto noi donne tendiamo a ponderare troppo a lungo oppure che tendiamo a farci troppo condizionare dal nostro aspetto fisico. Anche se si ribatteva però quanto la società tenda a strumentalizzare il corpo della donna molto più di quello dell'uomo. Le ragazze hanno dichiarato di invidiare un po' la leggerezza degli uomini. Si è comunque decretato praticamente all'unanimità che uomini e donne sono strutturalmente diversi oltre che nel corpo nell'anima, a conferma del precedente discorso.

15 marzo 2016 - Una più del diavolo

Ai giovani è stato richiesto di portare due oggetti: un oggetto a cui tengono e un portafortuna.
Le sei partecipanti hanno portato: Oceano Mare di Baricco, l'orologio del papà, una spilla legata ad un ricordo, un anello di legno di cocco ed un solo portafortuna, che era un braccialetto di brillantini.

A ciascuna delle partecipanti ho affidato un cartoncino rotondo, chiamandolo "credito", che ho chiesto di personalizzare.

Poi, divise in tre coppie, due coppie hanno dovuto scegliere un oggetto del gruppo "oggetti a cui teniamo" e l'ultima coppia ha dovuto lavorare con il "portafortuna".
Ogni coppia doveva trovare il modo per convincere le altre partecipanti a scegliere il proprio oggetto attraverso degli spot, infatti alla fine degli spot ogni partecipante doveva dare il proprio credito per uno o per l'altro oggetto.

Abbiamo letto la premessa del libro Lettere di Berlicche di C.S.Lewis
"Non ho intenzione di narrare come mi capitò nelle mani la corrispondenza che offro ora al pubblico.
Vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno è di non credere alla loro esistenza. L'altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d'ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago. Quel genere di scrittura convenzionale usato in questo libro può essere facilmente imparato da chiunque ne abbia una volta appreso il congegno; ma le persone malevole ed eccitabili, che potrebbero farne un uso cattivo, non l'apprenderanno da me.
I lettori sono pregati di ricordare che il Demonio è un bugiardo. Non si deve ritener vero, neppure dal suo punto di vista, tutto ciò che Berlicche dice. Io non ho fatto alcun tentativo per identificare l'uno o l'altro degli esseri umani ricordati nelle letture; ma ritengo che non sia probabile che ritratti come quelli, ad esempio, di P. Spike e della madre del paziente, siano del tutto in- giusti. V'è un modo di pensare pieno di desiderio al- l'Inferno come sulla Terra.
Infine, dovrei aggiungere che non è stato fatto nessuno sforzo per stabilire la cronologia delle lettere. Il numero XVII si presenta come scritto prima che il razionamento diventasse una cosa preoccupante; ma in generale il metodo diabolico di datare pare che non abbia relazione con il tempo terrestre e io non mi sono sforzato di riprodurlo. La storia della guerra in Europa, eccetto nei casi sporadici in cui interferisce nella condizione spirituale di un essere umano, è evidente che non interessava Berlicche.
Magdalen College 5 luglio 1941
C.S. Lewis"

[A questo link potrete trovare l'intero libro --> http://www.chiesariformatasalerno.net/media/le_lettere_di_be.pdf]

A questo punto abbiamo osservato come il diavolo giochi su queste due posizioni: materialismo e magia/superstizione. Già dall'introduzione vedendo gli oggetti portati, abbiamo capito che sono due condizioni che non appartengono molto al gruppo. Gli oggetti portati non avevano un grande valore in sé, ma erano pieni di valore per ciò che rappresentavano. Nessuno eccetto una persona ha portato il portafortuna, ma era chiaro che legasse l'oggetto non tanto alla superstizione quanto al ricordo e all'incoraggiamento di una relazione che esso rappresentava.
Satana punta sul materialismo e sulla magia perché punta all'illusione di controllo che queste dimensioni ci offrono. Il materialista si circonda di beni per essere "sicuro" che non gli manchi mai nulla, di essere accettato, di apparire forte, separarsi dalle sue cose lo rende instabile, si smarrisce se capita qualsiasi cosa al suo gruzzoletto, e il gruzzoletto che gli garantisce la solidità. Il superstizioso cerca di controllare il futuro, attraverso riti scaramantici tiene lontana la cattiva sorte. Entrambi questi soggetti fanno affidamento su altro che non è Dio e questo piace molto a satana.

Il credito rappresenta proprio questa scelta: di chi ci vogliamo fidare? Qui il credito era "affidato" allo spot più convincente o all'oggetto più utile. Ma nella nostra vita è necessario capire su chi vogliamo fare affidamento, di chi ci fidiamo?

La preghiera

Come preghiera abbiamo recitato il Compieta del martedì, che infatti parla del diavolo. Il Compieta fa parte della Liturgia delle Ore che è la Preghiera universale della Chiesa e che usa i salmi che era lo stesso modo di pregare di Gesù. Facendo questa preghiera abbiamo fatto unità con tutta quanta la Chiesa.

Conclusione

Infine abbiamo fatto un gesto, abbiamo incollato due crediti fra loro, formando una medaglia con due facce. Diavolo deriva da due parole greche dia è una preposizione greca che indica "allontanamento", separazione e ballo è un verbo greco che indica movimento, quindi diavolo significa "portare lontano", "spingere via". Diavolo è l'esatto contrario del "simbolo" che viene da syn particella greca che significa "con" "unione"; simbolo significa quindi "portare insieme" "congiungere" "unire". Il simbolo richiama una realtà, si lega ad un concetto preciso. Satana non è l'opposto di Dio, è l'opposto del Symbolum, che è il nostro "Credo", il nostro Simbolo apostolico che nella messa recitiamo insieme e che ci tiene uniti alla verità della Trinità. Alla fine abbiamo spezzato il credito unito e abbiamo dato una metà a ciascun componente presente. Se questa metà potrà riunirsi con la propria metà sarà un "simbolo", altrimenti no.