Introduzione alla Fan Fiction
Questa Fan Fiction è strettamente legata al 7° libro di Harry Potter, quindi a coloro che non l’hanno ancora letto sconsiglio caldamente la lettura. L’universo in cui è ambientata l’intera vicenda e moltissimi personaggi che la animano sono opera della straordinaria Rowling, che ha saputo creare un mondo affascinante e ricco di spunti così originali da riuscire a scatenare l’immaginazione dei suoi affezionati lettori, tuttavia ho voluto narrare una storia che non avesse come protagonisti gli stessi creati da questa autrice fantastica, ma di nuovi nati comunque per diretta ispirazione.
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"...ma pensa bene a cosa vuoi fare della tua vita, senza fartelo dire dagli altri! " |
Hagrid
Etty e Nicolas, dopo la partenza di Dannis e dopo l’ultimo scontro con Nat, erano molti uniti. Parlare con Etty aiutava Nicolas a capire come andavano le cose prima dell’avvento di Voldemort. Il ragazzo cominciava a sentire una forte ammirazione per Harry Potter e Silente e a sentire un forte disprezzo per i Mangiamorte e l’attuale Ministero, dietro il quale persino i giovani studenti di Hogwarts capivano esserci i seguaci del Signore Oscuro.Inoltre le lezioni della professoressa Alecto erano divenute ancora più irritanti grazie allo strano comportamento del compagno di banco di Nicolas, infatti sebbene Raymond Emberce lo ignorasse completamente, spesso Nick lo sorprendeva a osservarlo nei corridoi e in Sala Grande ed era capitato che durante le lezioni, di punto in bianco, gli avesse domandato in tono inquisitorio delle sue origini e della sua famiglia, mettendo Nicolas terribilmente in imbarazzo e facendogli balbettare che quello non era il momento per parlarne visto che erano a lezione.
Mentre in Trasfigurazioni, Incantesimi e Artimanzia era uno studente brillante, in Pozioni, Cura delle Crature magiche e Difesa contro le Arti Oscure era mediocre, ma se per quest’ultima materia la cosa cominciava a non preoccuparlo, anzi appariva per i Griffondoroquasi un vanto, gli scarsi risultati nelle altre due materie sembravano pesargli come macigni.
Il professor Hagrid, in genere amato da tutti gli studenti non Serpeverde, in quel periodo stava insegnando alla classe del quarto anno a prendersi cura di orrende creature chiamate Schiopodi Sparacoda, una specie di orribili crostacei ciechi che lanciavano inaspettatamente fumi orrendi e pericolosissime fiamme dalla coda, facendo scendere il gradimento del professore tra gli studenti.
Nicolas sembrava detestare quelle creature raccapriccianti, ma la cosa buffa era che anche queste sembravano detestarlo con animosità, appena si avvicinava alla loro cassa questi cominciavano ad agitarsi in feroci mugolii sinistri e alzavano le code in segno di attacco, più di una volta il mantello di Nicolas aveva preso fuoco, facendo sbiancare il povero ragazzo.
- Nicky - gli disse benignamente il professore dopo l’ennesimo incendio - c’è qualcosa in te che li fa uscire fuori di matto, povere bestiole, non è che ci hai qualcosa addosso che li disturba? -
Nicolas perplesso, guardando gli abiti dei compagni e concentrandosi sui suoi, scosse la testa.
- Non credo professore -
- Forse è il cappellino... - fece Natalie con tono incerto.
- Ma certo, forse è quello! - confermò raggiante il professore - Toglilo Nicky, vediamo se funziona -
Nicolas incerto si levò il suo solito cappellino scuro afflosciato sulla nuca, da cui uscirono abbondanti capelli dalle mille sfumature castane, e incerto si avvicinò alla cassa. Gli Schiopodi Sparacoda però si animarono ancora di più e furibondi cominciarono a lanciare come impazziti altissime fiammate, distruggendo le loro casse. Finalmente liberi composero una mandria imbufalita e corsero minacciosi contro Nicolas, che terrorizzato scappò cercando rifugio verso il Lago nero.
Anche il professor Hagrid si lanciò in soccorso del ragazzo, che presto sarebbe stato raggiunto dalle creature informi. Nicolas, nella sua corsa scoordinata e buffa, inciampò e cadde a pelle di leopardo steso sull’erba bagnata, mentre gli orrendi crostacei lo stavano per ricoprire.
- Petrificus Totalus! - urlò una voce profonda come l’abisso, proveniente dal Lago nero.
- Nooo! Walter! Perché non l’hai lasciato divorare da quelle bestiacce - fece un’altra voce tra le risate a crepapelle proveniente dalla stessa direzione.
- Non dire scemenze Nat! - rispose severo Walter, aiutando Nicolas a rialzarsi, che nel frattempo lanciò un’occhiata inviperita al compagno di Casa.
- Grazie mille Walter! È la seconda volta che mi soccorri -
- Sei incredibilmente bravo a cacciarti nei guai - gli sorrise Walter.
Nel frattempo sopraggiunse Hagrid.
- Bravissimo Walter! Ora chiudiamo gli Schiopodi nelle loro casse prima che l’incantesimo finisca - fece affannato il professore - E tu Nicolas perdonami, non pensavo si infuriassero così -.
La lezione era finita ma l’enorme professore di Cura delle Creature magiche insistette per invitare Nicolas nel suo capanno per bere un buon tè ristoratore e calmante, vista la brutta esperienza. Nicolas ancora un po’ scosso e tremante accettò l’invito entrando nel capanno ai margini della Foresta Proibita.
L’ambiente era molto accogliente, sebbene in disordine. Era un’unica stanza circolare con un grande fuoco che ardeva sulla parete, un tavolaccio al centro e in un angolo un enorme letto ricoperto da una trapunta fatta in patchwork. Hagrid lo fece accomodare su di un grande sgabello, gli mise davanti una tazza grande come un secchio e un piatto di biscotti che sembravano estremamente pastosi. Il ragazzo guardò il piatto, guardò il faccione sorridente di Hagrid, riguardò il piatto e, infine, ne prese uno un po’ perplesso.
- Allora Nicky come ti sembra Hogwarts? -
- Una meraviglia professore, anche se mi raccontano che ha avuto tempi migliori - rispose educatamente il ragazzo.
- Eh, già! - fece cupo il gigante, poi cambiò discorso, forse sopraffatto da un ricordo doloroso - Ma eri tu che chiedevi al Cedro di darti del legno da bacchetta? - chiese Hagrid scrutando il volto del ragazzino.
- Sì, ero io, - arrossì visibilmente - non potevo? - chiese con un filo di voce, cercando di sfuggire al suo sguardo.
- Certo, certo - rispose allegro il gigante - ma conosco poche persone che si procurano il legno da bacchetta in quel modo e nessuno poi ha la tua età, ma costruisci bacchette? - domandò leggero Hagrid.
- Per lo più le riparo, mi ci vuole molto tempo per riprodurne una -
- Caspita, credo che tu sia il più giovane in questo mestiere, chi ti ha insegnato tuo padre? Tuo nonno? - fece Hagrid sempre più curioso sull’argomento.
- No - Nicky sembrò farsi evasivo nel rispondere - il custode... è molto famoso in Grecia e nel Mediterraneo, si chiama Arboreos! -
- Ah! Lo conosco è amico di Olivander, infatti la tecnica è la stessa... e da grande pensi di continuare questo mestiere, è molto nobile... - disse il gigante, dopodiché buttò giù una lunga sorsata di tè.
- Pensavo di sì, soprattutto perché è un mestiere abbastanza raro e qualcuno lo deve fare, anche se ultimamente... - si ammutolì.
- Ultimamente... - incalzò l’altro.
- ... bè! Pensavo... sarà impossibile, naturalmente... pensavo l’auror - e arrossì.
- Perché no, al diavolo, chi dice che devi fare per forza il costruttore di bacchette! Se desideri altro! - fece con forza Hagrid
- Però il mio maestro non vorrà che la sua arte vada persa, lui non ha eredi a cui trasmetterla, e poi è un lavoro indispensabile... - ribatté Nicky fissandosi le ginocchia. Hagrid lo squadrò.
- Il primo di una famiglia numerosa, vero? - concluse - Bravo ragazzo, ma pensa bene a cosa vuoi fare della tua vita, senza fartelo dire dagli altri! Ok!? - Nicky annuì.
- Professore, questa mia attività di fabbricatore di bacchette... vede il Preside Piton - qui Hagrid fece una smorfia come se gli avessero lanciato contemporaneamente una decina di maledizioni Cruciatus - non vuole che si sappia in giro, quindi non gli dica che lo sa... - finì speranzoso Nicolas.
- Ci mancherebbe che io faccio la spia a quello là - disse quasi offeso, poi gli rivolse un’occhiata carica di affetto attraverso il pelame.
- Vorrei capire perché i miei Schiopodi ce l’hanno tanto con te... - fece pensieroso - comunque ho trovato un buon affare al banco dei pegni di Hogsmade “Incantesimi di Terza”, queste uova, sembrerebbero uova di fate, che ne dici forse sono meglio degli Schiopodi -.
Nicolas fece un sorriso smagliante alla proposta di Hagrid e il professore avvedutosene ne fu molto compiaciuto.
- Ora è meglio che vada, devo fare i compiti e devo sistemare un paio di bacchette - disse Nicolas, bevendo l’ultimo sorso di tè.
– Spero che tu torni ancora a trovarmi, non sei bravo con le Creature magiche, ma sei un bravo ragazzo -
- Grazie, professore -.
Nicolas era immobile, affondato nella poltrona e completamente immerso in un pensiero, fissava il fuoco del caminetto della Sala Comune e si faceva passare da un dito all’altro della mano destra la medaglietta d’oro con inciso il proprio nome.
- Che peccato Nick che quelle orribili creature non siano riuscite a farti la festa – lo burlò Nat appena arrivato alle sue spalle.
Nicolas lo ignorò, alzandosi per ravvivare un po’ il fuoco del cammino, soffiando lievemente sulle braci che si fecero splendenti e dettero subito dopo una bella fiamma scoppiettante.
Nat alzò la voce.
- Ehi! Damerino! Subito dopo Halloween arriva il tuo ordine, vedi di avere i soldi pronti -.
Nicolas si fece buio in viso e, rimessosi a sedere, ricominciò a giochinare con la sua medaglietta, nel tentativo di ignorare il ragazzo più grande.
- Mi hai capito?! – urlò Nat sul naso a Nick dopo aver girato verso sé con violenza la poltrona, presa per i braccioli.
Occhi negli occhi Nicolas arrossì per l’estrema vicinanza e per l’improvvisa azione del compagno, ma si ricompose subito fissando glaciale lo sguardo del compagno.
- Non ti preoccupare i soldi ci saranno... - mormorò in risposta - E ora ti secca proprio lasciarmi in pace? – chiese retoricamente Nick.
Nat colpito da quello sguardo e dalla freddezza di quelle parole si allontanò.
- Damerino! – finse di ridergli dietro, forse per dimostrare di fronte agli altri Griffondoro di avere avuto lui l’ultima parola.
- I soldi ci saranno... – bisbigliò Nicolas, stringendo forte nella mano destra la medaglietta.
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