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lunedì 24 marzo 2014

La storia di Ann

Introduzione alla Fan Fiction 

Questa Fan Fiction è strettamente legata al 7° libro di Harry Potter, quindi a coloro che non l’hanno ancora letto sconsiglio caldamente la lettura. L’universo in cui è ambientata l’intera vicenda e moltissimi personaggi che la animano sono opera della straordinaria Rowling, che ha saputo creare un mondo affascinante e ricco di spunti così originali da riuscire a scatenare l’immaginazione dei suoi affezionati lettori, tuttavia ho voluto narrare una storia che non avesse come protagonisti gli stessi creati da questa autrice fantastica, ma di nuovi nati comunque per diretta ispirazione.

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Immagine da Web - Un personaggio a caso scoprendo l'identità di Nicolas… XD



Nicolas Susanne Knightly

Silenzio.
Nicolas teneva gli occhi bassi, stringendo nei pugni le lenzuola.
Il suo letto era circondato da un separé di tessuto e non le era possibile vedere il resto dell’infermeria.
- Harry ha vinto, vero? - riuscì finalmente a chiedere con voce roca.
- Sì, certo... - la rassicurò Etty.
In quel momento entrò la McGranitt con Dannis, Raymond e Walter.
- Come stai? - chiese con tono preoccupato l’insegnante di Trasfigurazione.
- A pezzi è la parola corretta, credo - fece triste l’altra.
- Con più di ottanta fratture, credo che sia la parola corretta - accennò a un sorriso la donna - allora Nicolas, come dovremmo chiamarti in realtà? -
- L’unico nome che ho mai conosciuto è Nicolas. - prese a raccontare la ragazza - Il nome completo è Nicolas Susanne Knightly. Mi trovarono con Lio su una strada poco lontano da un brefotrofio statale di Arcadia. Avevo poco più di un anno, indossavo abiti maschili e portavo una medaglietta al collo con inciso “Nicolas”. La donna che mi trovò si chiamava Agnes Agapes, dirigeva l’istituto e pensò, come era naturale, che Nicolas fosse il mio nome. Capì che ero inglese perché stringevo a me un libro inglese e le poche parole che pronunciavo erano in inglese. Mi fece subito registrare al comune di Arcadia, denunciando il mio ritrovamento, mi mise il cognome Knightly, a causa del libro che avevo con me e che si intitolava “Il piccolo Cavaliere”, infine mi portò al suo istituto.
Si accorse del mio sesso poco più tardi, cambiandomi il pannolino. Gli oziosi impiegati non vollero compilare un'altra scheda e modificarono quella già compilata. Agnes mi mise come secondo nome Susanne, il nome della protagonista femminile del libro, gli impiegati inserirono la S puntata davanti al cognome fittizio, senza specificare: non c’era spazio. -
Nicolas Susanne si interruppe cercando dell’acqua. Etty le versò un bicchiere e l’aiutò a bere premurosa. La ragazza continuò tenendo lo sguardo fisso sulla finestra.
- La prima direttrice era una donna intelligente, gentile e compassionevole, assolutamente in disaccordo con la politica reazionaria dell’isola, che vedeva le donne sottomesse agli uomini, non istruite nelle pratiche magiche se non per gli incantesimi di cucina e di cura della casa. Mi insegnò il poco inglese che conosceva per farmi leggere il mio libro e non volle mai che mi dimenticassi che ero inglese. Morì quando avevo cinque anni e venne sostituita da una donna arcigna che odiava i maschi e ancor di più le femmine, la signorina Timeos. Ci puniva duramente per ogni infrazione al regolamento e sembrava avesse un’antipatia particolare per me, forse per la mia origine, che tentò di farmi dimenticare in tutti i modi, al contrario di Agnes.
Odiava Lio e più volte provò ad allontanarlo dall’istituto, senza riuscirvi. Non sopportavo più la vita in orfanotrofio e non sopportavo l’idea di non poter apprendere la magia. La mia famiglia era di maghi, il libro parlava di maghi, streghe e babbani, di incantesimi e di voli sulle scope, tutte cose che desideravo ardentemente conoscere.
Il guardiano del nostro istituto era Arboreos, un costruttore di bacchette anziano e scontroso, che inspiegabilmente mi prese in simpatia. Benché fossi una ragazza e le leggi lo vietassero, mi insegnò a riparare le bacchette magiche, mi trasmise molti trucchi del mestiere e io cominciai a dargli una mano in bottega all’insaputa di tutti. A dieci anni costruii la mia bacchetta, se la signorina Timeos l’avesse solo sospettato mi avrebbe mandato in riformatorio.
A undici anni mi arrivò la lettera per la Scuola di Magia di Arcadia, i soliti, fortunatamente pigri, impiegati non avevano controllato bene il mio nominativo, fidandosi esclusivamente del mio primo nome: le ragazze non erano ammesse a scuola.
La signorina Timeos inviò personalmente una feroce rettifica alla Scuola, ma io - Nicolas Susanne si interruppe guardando con aria colpevole la McGranitt che ascoltava attentamente - io intercettai la lettera grazie a Lio, falsificai un’altra lettera che diceva che “lo studente Nicolas S. Knightly avrebbe frequentato la scuola”. Pianificai la mia fuga dall’istituto. Arboreos aveva pagato il mio lavoro a bottega e, quando gli dissi che me ne sarei andata, mi ha assicurato una fetta dei suoi clienti per sostentarmi. Non ero mai stata una gemma di femminilità - sorrise arrossendo - e per me fu facile in quell’estate imparare a comportarmi da maschio. Chiesi ai bambini di non chiamarmi più Ann ma solo Nicky, per abituarmi. Non avrei voluto mentire a nessuno direttamente, quindi imparai a non usare gli aggettivi femminili, a non declinarli rivolti alla mia persona. In effetti questo aspetto è molto più facile in inglese. - disse ridendo - Con l’abitudine mi venne facile girare le parole e le frasi perché fossero sempre generiche. Se uno voleva vedere quello che voleva vedere io non l’avrei certo impedito, anzi... -
Cercò nuovamente il bicchiere d’acqua, trovò ancora Etty. Tutti erano immobili e in silenzio, completamente rapiti dal racconto. La ragazza fece un lungo respiro e ricominciò.
- I miei primi anni alla Scuola di Magia furono fantastici, imparai a giocare a Quidditch, volare era stata la mia passione anche in brefotrofio, come testimoniano i segni di punizione sulla mia schiena, attività proibita alle donne. Ma il mio fisico mutava velocemente e il clima caldo e mediterraneo di Arcadia non concedeva tanti strati come quello inglese. Il mio terzo anno ad Arcadia fu tutto concentrato a trovare una soluzione: dovevo andarmene da lì, tornare in Inghilterra. La soluzione si presentò con l’arrivo in Arcadia delle cioccorane, al suo interno trovai la figurina di Silente: il Preside dalla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Lio impazzì quando vide l’uomo nella figurina, ci misi un po’ a capire che con quella sua reazione voleva dirmi che lo conosceva. Quindi Hogwarts poteva non solo dare un rifugio alla mia femminilità, ma qui avrei potuto trovare indicazioni sulle mie origini.
Convincere i miei insegnanti non fu particolarmente difficile: a scuola andavo benissimo ed era ovvio che volessi cercare qualche indicazione sulle mie reali origini. Loro volevano, per un certo verso, mostrare a una delle Scuole più celebri del mondo magico quali qualità avesse un “loro” studente. Per loro era una sfida, per me una seconda fuga.
Confidavo di poter rivelare la mia identità subito e di chiedere asilo, ma mi bloccò la questione del censimento dei Nati-babbani. L’ultima cosa che potevo provare erano le mie origini, inoltre qui scoprii che mi era stato addirittura inventato un albero genealogico fittizio per proteggermi. Non potevo dire a nessuno che ero una ragazza, perché avrei smascherato il trucco e creato molti guai a persone, che, senza conoscermi, avevano voluto aiutarmi -.
Nicky aveva concluso il suo racconto.
La McGranitt la scrutò ancora per qualche secondo in silenzio, poi parlò.
- Sono senza parole - disse estrefatta.
- Mi dispiace avervi nascosto la verità - mormorò Nicolas Susanne.
- Sei stata veramente coraggiosa ad affrontare tutto questo da sola, ma adesso che il Ministero è ancora in mani sicure non devi più preoccuparti. Sicuramente ti aiuteremo a scoprire la tua identità -.
La ragazza era commossa da tanto trasporto e finalmente apparve più serena.
- Professoressa ho partecipato alla battaglia perché sapevo che il professor Lupin aveva conosciuto mio padre: volevo chiederglielo e quella era forse l’unica occasione che mi si sarebbe presentata per farlo. Durante la battaglia mi ha detto solo il suo nome, ma se potessi parlargli per un istante magari potrebbe ricordarsi più dettagli - fece speranzosa la ragazza.
Tutti abbassarono lo sguardo. Gli occhi di Etty già lucidi per la storia della ragazza lasciarono cadere due lacrimoni.
- Susanne, mi dispiace... -
- Non lo dica... ho capito... - disse la ragazza trattenendo le lacrime.
- Adesso devo andare a parlare con il nuovo Ministro e ho molte urgenze da sbrigare. Tu riposati, che ne hai bisogno e sappi che ora sei in buone mani, d’accordo? -
- Sì, grazie professoressa - accennò la ragazza distesa.
L’alta donna uscì, lasciando soli i ragazzi.
- Che storia incredibile Nicky! - esclamò Etty - oh! Scusa! Come ti devo chiamare adesso? -
- Come preferisci, Nicky, Ann... fa lo stesso! Sono entrambi miei nomi - le sorrise l’altra.
- Etty non fare tanto la ragazza latte e burro... - disse seccato Nat, poi si rivolse a Nicky - Tu ci hai mentito Nicolas - disse quel nome con durezza - e lo hai fatto deliberatamente! -
- Hai ragione Nat, ma non avevo scelta -
- Non tirare fuori la storia che non potevi dirlo per via del Censimento: noi non siamo l’autorità ministeriale, ti avremmo protetto, non ti avremmo certo tradito, ma tu non ti sei fidata! -
- C’erano troppi segreti da mantenere, io stessa stavo impazzendo a non poterne parlare con qualcuno! - finalmente Nicky rispose a tono.
- Calmi ragazzi, calmi... - si misero in mezzo Dannis e Walter. Raymond invece si beava di quella discussione.
- Scusalo Nicky - Walter tentò di giustificare il compagno di corso - ma ci siamo sentiti dei perfetti idioti scoprendo la tua identità, credo che tu possa immaginare perché... -
- Già conosco la sensazione - fece acida ed elencò - dire ad un’altra ragazza di non essere “interessato” a lei, senza poterle dire il vero motivo, sentirsi osservata in malo modo perché sono troppo “amico” della ragazza di un altro, condividere commenti maschili sulle altre ragazze quando... - la voce le morì in gola.
- Senti - avvampò Nat - non è certo colpa nostra se tu ti diverti a… ! -
- Divertirmi? Divertirmi? Sai che divertimento non poter urlare sotto tortura perché avrei gridato come una ragazza! - gli urlò in faccia Nicky, ma si tappò la bocca con le mani come se si fosse lasciata scappare qualcosa di molto grosso.
Nat rimase di sasso.
- Senti Nat, tu sei molto stanco, usciamo e calmiamoci, ok? Troppe cose per un solo giorno... - Walter prese Nat per un braccio e l’accompagnò fuori.
- Walter ha ragione, Nicky. Ti devi riposare adesso... Non pensare più a niente e rilassati -
Susanne annuì e si girò su un fianco nascondendo il volto a Raymond, le lacrime le sgorgarono giù per il naso.
Il ragazzo di Serpeverde, che ancora non aveva detto una parola, si sedette dove prima stava seduto Nat.
- Non so se ti può consolare... ma io ho sempre saputo che tu eri una ragazza -
- Cosa? - la ragazza si girò di scatto verso Ray - Perché non me l’hai detto? -
- Vedi ora sei arrabbiata... esattamente come Nat, quindi puoi un po’ capire come ci si sente -
- Davvero sapevi che ero una ragazza o l’hai detto per difendere Nat? -
- Non difenderei Nat per tutto l’oro del mondo, specialmente se a dargli addosso sei tu. - ghignò il ragazzo - Non te l’ho detto perché sapevo che stare con me nella stessa stanza ti avrebbe innervosito, visto che sapevo chi eri realmente. Diciamo che l’ho fatto per delicatezza nei tuoi confronti, ma posso aver sbagliato -.
Nicky avvampò.
- Come l’hai capito? -
- Come dite voi ragazze? Sesto senso... Ora riposati grande stratega, che sei stanca! - le consigliò il ragazzo. Finalmente Nicolas si abbandonò al materasso e si addormentò.
- Stai qui tu un attimo Raymond? - chiese gentilmente Etty.
Ray annuì con lo sguardo fisso sulla ragazza.
Etty uscì con Dannis e gli prese la mano.
- Che storia - disse il ragazzo stringendo la mano della ragazza e portandola al cuore.
- Già! Ragazza da tre giorni e ha già due pretendenti... Ora capisco molte reazioni - sorrise con una punta di malizia Etty.

Continua

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