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mercoledì 18 novembre 2015

10 novembre 2015 - Meglio felici che fortunati!

Obiettivo: 

Fare una riflessione sul concetto di felicità, capire quali immagini di felicità vengono proposti e cercare di discernere al meglio gli oggetti della felicità: cosa cattura il nostro cuore? 

Preghiera I parte: Grandi cose 

RIT: Grandi cose ha fatto il Signore per noi 
ha fatto germogliare i fiori tra le rocce.
 
Grandi cose ha fatto il Signore per noi
 
ci ha riportati liberi alla nostra terra. 
Ed ora possiamo cantare, 
possiamo gridare l'amore 
che Dio ha versato su noi. 

Tu che sai strappare dalla morte
hai sollevato il nostro viso dalla polvere.
 
Tu che hai sentito il nostro pianto nel nostro cuore 
hai messo un seme di felicità.  RIT:

FOTOLINGUAGGIO 

La stanza viene riempita di immagini. Ogni ragazzo deve scegliere 3 immagini che rappresentano secondo lui tre cose: 
  1. L'immagine della felicità per la “Società”.
  2. La sua immagine personale di felicità.
  3. L'immagine della felicità per la “comunità cristiana”.

[Prima di continuare a leggere prova a vedere quali sono le immagini che penseresti per ogni indicazione ;) ]

Condivisione

  1. Le immagini che dipingono la felicità per la società sono immagini richiamano i concetti di: ricchezza, successo, bellezza, apparenza, realizzazione personale, identità sociale, unità e condivisione, sicurezza, pace, sviluppo tecnologico e culturale, pace… 
  2. Le immagini scelte per la felicità personale rappresentano: il cammino/percorso/viaggio, il superare gli ostacoli, raggiungere gli obiettivi, anche insieme alle altre persone, il sentirsi prezioso, il dare il massimo, la famiglia e le persone vicine, condividere con gli altri, l'amore… 
  3. Le immagini scelte per descrivere la felicità della comunità evocano: la preghiera, la liturgia come cuore della vita di fede, la condivisione, andare insieme verso un obiettivo, la speranza, una figura forte che traccia un cammino, la libertà e la resurrezione… 

Viene quindi letto il Vangelo. 

Preghiera II parte: Dal Vangelo di Luca (Lc 6, 20-23)

In quel tempo, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: 
“Beati voi poveri,
 perché vostro è il regno di Dio.

Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.

Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. 
Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
 
Ma guai a voi, ricchi,
 perché avete già la vostra consolazione.

Guai a voi che ora siete sazi, 
perché avrete fame.

Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti”. 

Divisi in quattro gruppi, si invitano i giovani a cercare le quattro immagini di felicità di Gesù presentate da Luca nelle sue beatitudini: i poveri, gli affamati, chi piange, i perseguitati. Alcune delle immagini scelte presentano più che una condizione di mancanza fisica, una condizione di mancanza spirituale.

Nella condivisione emerge che questo Vangelo è molto duro, perché in fondo i ricchi non hanno colpa perché devono essere “maledetti” con queste minacce. 

Commento
In questo vangelo Gesù è quasi incomprensibile, va bene tutto, però sembra quasi che ci voglia fregare e alla fine non voglia mai che noi siamo felici. Ci dice che siamo “beati” se siamo poveri, affamati, piangenti e perseguitati, perché in un futuro imprecisato (forse) saremo saziati, rideremo e la ricompensa sarà grande. L'unico presente è quello di essere poveri che rende nostro il Regno di Dio, che però non sappiamo neppure cosa sia e che utilità abbia. Segue la minaccia di quando siamo ricchi, ridiamo o siamo sazi, ci maledice, insomma questo Gesù non ci vuole mai felici!! 
Eppure no... non è così ANZI Gesù ci sta avvertendo e ci sta dando l'indicazione per essere VERAMENTE FELICI. 
Questa pagina di Vangelo si colloca dopo diverse guarigioni di persone e dopo che tanta folla cerca Gesù perché venga guarita. Dice Luca “sanava tutti”. Aveva anche guarito l'uomo con la mano inaridita, sentendole su dai farisei perché l'aveva fatto di sabato. Ad un certo punto Gesù in mezzo alla folla che lo cerca piazza questo discorso. 
La lettura abituale che si fa di questo vangelo è quella della giustizia sociale, in una società come quella di Gesù divisa tra poveri e ricchi. C'è però un'altra lettura altrettanto interessante. 
Gesù ha negli occhi queste folle sofferenti che lo cercano per essere guarite. Poi fissa i discepoli e parte in quarta “Beati voi”. I discepoli non sono particolarmente poveri, né affamati, né piangenti, ma allora cosa voleva dire Gesù?
Gesù vuole dire a noi che quando siamo in una condizione di privazione esistenziale, allora è più facile mettersi in ricerca e in ricerca di Lui. Questo ci rende “Regno di Dio” e ci renderà davvero sazi, davvero ridenti, ma farà anche sì che il mondo ci perseguiterà perché saremo in cerca di Lui. 
Gesù lo stava vedendo in quel momento: chi soffriva lo cercava per essere guarito, facendo così lo trovava e lo incontrava!! “Beati voi che siete in cerca di me!” Questo ci dice Gesù! 
Se vi sentiste sazi, “pieni”, senza alcun problema al mondo, nulla vi spinge a “disturbarvi” nella ricerca di me. Chi invece è sazio, non si accorge che la sua esistenza manca di qualcosa, quando poi la vita porrà il conto, quando ci si accorgerà che l'essere ricco, sazio e compagnone non basta per rendere felice allora queste persone si renderanno conto di non aver speso la loro vita a cercare ciò che li poteva rendere davvero felici.
Quanti uomini e donne ricche e di successo sono morte suicide, disperate, perché hanno scoperto che tutte le loro ricchezze, la loro fama, il loro successo, anche il loro talento in realtà non bastava loro, continuavano a sentire un vuoto nella loro esistenza. Anche il giovane ricco era bravo, era ricco, ma sente che “non gli basta”. 
Gesù non ci sta maledicendo, non ci fa terrorismo psicologico ci avverte del grande pericolo di non avere il giusto stimolo che ci induce a cercarLo. “Guai” = “Attenti” perché prima o dopo sentirete quel vuoto esistenziale e allora? Sarete capace di sentirvi “poveri”, “afflitti”, “piangenti” e riuscirete a mettervi alla ricerca di Gesù? 
Infatti dopo queste parole Gesù parte con le indicazioni: come si cerca Gesù? Quale strada percorrere? Lo vedremo il prossimo incontro!

Domanda
Ma perché “guai se parleranno bene di voi”?
Gesù sa bene che chi è per la verità, non incontra benevolenza, chi ripeterà come lui “beati i poveri...” invitando gli altri a cercare Gesù, sarà calunniato, perché è molto più comodo sentirsi dire ciò che si vuole sentire! Chi ha il piede in tutte le scarpe è lodato e si fa amico di tutti, chi è coerente e dice le cose come stanno, sta sulle scatole ad un sacco di persone. Gesù è onesto, sa che sarà così, anche perché sarà poi il motivo della sua morte in croce. 

Preghiera finale: Chiesi a Dio

Chiesi a Dio di essere forte
per eseguire progetti grandiosi:
Egli mi rese debole per conservarmi nell'umiltà.
 
Domandai a Dio che mi desse la salute
per realizzare grandi imprese:
Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
 
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:

Mi ha fatto povero per non essere egoista.

Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me:

Egli mi ha dato l'umiliazione perché io avessi bisogno di loro.

Domandai a Dio tutto per godere la vita:

Mi ha lasciato la vita perché potessi apprezzare tutto.

Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,

ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno 
e quasi contro la mia volontà.

Le preghiere che non feci furono esaudite.

Sii lodato; o mio Signore, fra tutti gli uomini

nessuno possiede quello che ho io! 
Kirk Kilgour

mercoledì 4 novembre 2015

27 ottobre 2015 - Che cos'è la felicità?

Obiettivo: Capire cosa intendiamo noi con il termine “felicità” e cominciare a capire che cosa intende Dio quando parla di “felicità”. 

Canto alla preghiera: Cantiamo a Te
Cantiamo Te, Signore della vita:
il nome Tuo è grande sulla terra tutto parla di Te
e canta la Tua Gloria grande Tu sei e compi meraviglie, Tu sei Dio. 

Cantiamo Te, Signore Gesù Cristo,
Figlio di Dio venuto sulla terra, fatto uomo per noi nel grembo di Maria. 
Dolce Gesù risorto dalla morte sei con noi. 

Cantiamo Te, amore senza fine: Tu che sei Dio lo Spirito del Padre. 
Vivi dentro di noi e guida i nostri passi, 
accendi in noi il fuoco dell’eterna carità. 

Attività: Facciamo il gioco del personaggio sulla fronte che ognuno deve riconoscere attraverso una serie di domande a cui si deve rispondere con Sì e con No. Invece di avere dei personaggi avremmo sulla fronte le emoticon positive di whatsapp. Ogni partecipante avrà anche un foglio davanti a sé, su cui scriverà le risposte positive che corrispondono alla propria faccina (es: “facciamo questa emoticon quando qualcuno fa una battuta divertente?”). Non si po' fare una domanda sull'elemento fisico (“ha gli occhi chiusi?” “si vede la lingua?”), obiettivo oltre indovinare è individuare come e quando usiamo la corrispettiva faccina, così da capire quali occasioni ci rendono "felici". Quando tutti hanno fatto le domande, si cerca di capire chi ha indovinato e chi è stato più utile nel dare le risposte. Infine selezioniamo la meno felice (28) e la più felice (1).


Nella condivisione scopriamo che non sempre le faccine corrispondono ad un'intensità reale di felicità, che spesso le usiamo “truccandole” e cominceremo quindi a scoprire che la natura della felicità ha più profondità di quanto possiamo pensare. 

Dal libro del Qòelet (Qo 8, 10-15)
Frattanto ho visto malvagi condotti alla sepoltura; ritornando dal luogo santo, in città ci si dimentica del loro modo di agire. Anche questo è vanità. Poiché non si pronuncia una sentenza immediata contro una cattiva azione, per questo il cuore degli uomini è pieno di voglia di fare il male; infatti il peccatore, anche se commette il male cento volte, ha lunga vita. Tuttavia so che saranno felici coloro che temono Dio, appunto perché provano timore davanti a lui, e non sarà felice l'empio e non allungherà come un'ombra i suoi giorni, perché egli non teme di fronte a Dio. Sulla terra c'è un'altra vanità: vi sono giusti ai quali tocca la sorte meritata dai malvagi con le loro opere, e vi sono malvagi ai quali tocca la sorte meritata dai giusti con le loro opere. Io dico che anche questo è vanità. Perciò faccio l'elogio dell'allegria, perché l'uomo non ha altra felicità sotto il sole che mangiare e bere e stare allegro. Sia questa la sua compagnia nelle sue fatiche, durante i giorni di vita che Dio gli concede sotto il sole.

Commento: Questo brano ci colpisce perché non ci sembra tanto coerente con i discorsi che siamo abituati a sentire normalmente.
Questo brano in effetti sembra dirci fare il bene non rende felici: il giovane ricco ad esempio faceva tutte le cose giuste e osservava tutte le leggi, ma allora perché se ne va triste? Dice invece che la felicità sta nell'avere timore di Dio, cioè nell'avere una relazione con Dio… ma siamo d'accordo e cosa significa tutto questo? Lo scopriremo!

L'educatrice ha poi chiesto di fare un confronto tra la faccia più felice e quella meno felice. Ne è venuto fuori che la faccina era identica tranne che per il gocciolone che colava.
Che significato ha? Uno è infelice quando c'è distacco con l'altra persona (il gocciolone indica imbarazzo quindi distanza): se sono felice con quella persona, sono più vicina a lei e lei lo percepisce. Quando siamo tristi ci sentiamo più distanti dalle persone e se loro si avvicinano a me, mi rincuora che io sia triste per loro.
Felicità è (o centra con) una relazione interpersonale (esempio: una persona che diventa felice facendo volontariato, non intesse un rapporto di relazione intima, ma si fa vicino a qualcuno o a qualcosa, si fa Prossimo). Vivendo nuove esperienze con delle persone, mi avvicino a loro, creo un legame con loro e quindi il mio rapporto si rafforza e io sono più felice quando sto con loro.

GESTO: Ognuno doveva inviare un messaggio su whatsapp in cui si faceva un augurio di felicità, mettendo anche una faccina tra quelle usate durante l'incontro.

Preghiera corale: Brillare veramente
Signore, facci ricordare
che il tuo primo miracolo,

alle nozze di Cana,
 lo facesti per aiutare
alcuni uomini a fare festa.

Facci ricordare
che chi ama gli uomini,
ama anche la loro gioia,

perché senza gioia
non si può vivere…

Fammi comprendere, Signore,

che il Paradiso è nascosto 
dentro di noi.

Ecco, ora è qui, 
nascosto dentro di me.

Se voglio, domani stesso,
 comincerà a brillare veramente
per me

e durerà tutta la vita.
(Fëdor Dostoevskij)