Introduzione alla Fan Fiction
Questa Fan Fiction è strettamente legata al 7° libro di Harry Potter, quindi a coloro che non l’hanno ancora letto sconsiglio caldamente la lettura. L’universo in cui è ambientata l’intera vicenda e moltissimi personaggi che la animano sono opera della straordinaria Rowling, che ha saputo creare un mondo affascinante e ricco di spunti così originali da riuscire a scatenare l’immaginazione dei suoi affezionati lettori, tuttavia ho voluto narrare una storia che non avesse come protagonisti gli stessi creati da questa autrice fantastica, ma di nuovi nati comunque per diretta ispirazione.
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Missive
Durante la settimana che seguì, tutta la scuola aveva saputo del tentativo di furto a Hogwarts, era a conoscenza che i responsabili erano stati puniti e aveva rabbrividito nell’apprendere che la punizione era stata davvero terribile, anche se nessuno sapeva di che cosa si trattasse e ancora se ne discuteva animatamente. Inoltre c’era anche un po’ di astio nei confronti dei colpevoli, perché, a causa di questa “azione sovversiva” come fu definita dalla professoressa di Babbanologia, il Preside Piton aveva investito i Carrow responsabili della disciplina, per la gioia di Gazza.
Etty fissava Neville preoccupata, troppo riservata per chiedergli cosa avevano dovuto subire, o ancora stavano subendo, lui e le altre due ragazze.
Neville, forse avvertendo il pizzicorino che si prova, quando qualcuno ti fissa troppo insistentemente, alzò lo sguardo e le sorrise per rassicurarla, ma Etty non si sentì evidentemente troppo sollevata dal sorriso un po’ cupo del ragazzo.
Natalie in particolare non riusciva più a trattenere la curiosità di sapere cosa era realmente successo ai suoi compagni di Casa, tormentata però da preoccupazioni ben diverse da quelle di Etty. Stava giusto chiedendo per l’ennesima volta all’amica cosa secondo lei fosse successo quel fatidico martedì, quando sopraggiunse Nicolas.
- Buongiorno ragazze - sorrise.
Etty sembrò felice di cambiare discorso.
- Buongiorno Nicky! Vedo che hai dormito? -
- Fin troppo! - si stirò le braccia dietro la schiena.
- Certo che Nicolas hai un insolito orologio biologico - fece Etty.
- Che intendi? - chiese l’altro.
- O sei tra i primi a scendere o tra gli ultimi - rispose la ragazza con ovvietà.
- Beh! - scherzò il ragazzo - diciamo che la puntualità non è il mio forte! Cambiando discorso – si fece serio - come stanno i nostri compagni di Casa - e fece un cenno verso Neville.
- Stavamo giusto parlando di quello... - disse Natalie con un’espressione un po’ troppo ghiotta in viso.
- Io vado! Ci vediamo a lezione - disse Etty chiaramente in fuga dalla tavolata.
- Tu che ne pensi, perché avranno tentato di rubare quella spada? Cosa gli avrà fatto Piton? Credi li stia ancora punendo? -
- Credo non siano argomenti da pettegolezzo, Natalie! - li fece sobbalzare una voce imperante dietro di loro. Ginny era visibilmente arrabbiata e Natalie si sarebbe fatta volentieri piccola, piccola. Anche Nicolas, investito suo malgrado dalle domande della compagna, appariva colpevole e, per questo, desideroso di scomparire sotto il tavolo. Fortunatamente un enorme nugolo di gufi planò sulle quattro grandi tavolate delle relative case, lasciando cadere da becchi e artigli buste, lettere, pacchetti di varie forme e colori addosso ai sottostanti e pronti destinatari. Ginny prestò attenzione ad un vecchio gufo che aveva lasciato per lei una busta, dimenticandosi così dei compagni che si salvarono da una ben scomoda situazione. Anche Nicky ricevette un paio di missive: uno era un biglietto di avviso portato da un allocco d’ufficio, l’altra era una busta giallognola dall’aria un po’ sciupata lasciata cadere da un Barbagianni dal piumaggio marrone chiaro.
Nicky, sbiancato improvvisamente e altrettanto improvvisamente arrossito nell’inquadrare il mittente della seconda busta, nascose il tutto con un guizzo sotto la giacca dal distintivo rosso e oro. Interruppe subito la colazione, come se avesse perso d’un tratto l’appetito e lasciò il Salone di gran carriera. Natalie, che si era distratta per un attimo da un pacco ricevuto, si stupì voltandosi e non vedendo più il ragazzo greco.
Uscendo dall’imponente portone che dava sull’atrio e poi alle scale, Nicolas aggrottò la fronte e sbuffò. Si premurò di non essere osservato da nessuno e poi tolse da sotto la giacca la busta e fuggevolmente controllò ancora l’indirizzo del mittente, accigliandosi di nuovo in volto.
La busta recava il seguente indirizzo:
“Opera Santa ErmenegildaBrefotrofio StataleArcadia - GRECIA”
Nicky aveva passato le lezioni quasi come se sotto la giacca portasse una cacca-bomba pronta ad esplodere invece che un’innocua missiva. Dopo essersi assicurato di essere ben chiuso nella sua camera, aveva tirato fuori la misteriosa e spaventosa busta.
Guardandola sicuro nella solitudine della sua stanza, sorrise dolcemente. La busta ingiallita riportava in greco caratteri pasticciati di una grafia piuttosto infantile e rotonda.
Nicolas aprì le ante della sua finestra ed emise un forte fischio, soffiando con il pollice e l’indice chiusi a cerchio tra le labbra. Il suo enorme pennuto planò qualche istante più tardi sul braccio del padrone.
- Ciao Lio, abbiamo posta da Arcadia -.
Il gufo trillò di assenso, mentre il suo padrone richiudeva prudentemente la finestra e feceva accomodare Lio sul trespolo della divisa.
Lesse con un tono di voce più delicato del solito, come se stesse raccontando una storia a un bambino per farlo addormentare. Le parole seguivano il suono piuttosto melodico della lingua greca, la traduzione faceva più o meno così.
“Ciao Nicky,
Come stai? Come sta Lio? - Nicolas fece un cenno al gufo - Per cominciare ti mandiamo le nostre congratulazioni più sentite per la tua borsa di studio in Inghilterra, purtroppo non possiamo inviarti nessun regalo, come sai bene non ci è permesso possedere denaro.
Hai visto? Continuo ad esercitarmi nello scrivere, se non fosse per te non avrei mai imparato… Qui non è cambiato molto da quando hai tagliato la corda, se la Timeos sapesse dove sei adesso, impazzirebbe di rabbia. Non ti preoccupare nessuno sa di questa nostra lettera, abbiamo trovato un modo infallibile per spedirti le lettere.
Ti ricordi la radura segreta dove ti allenavi a volare? Abbiamo catturato un barbagianni selvatico e lo abbiamo ammaestrato, da lì possiamo spedire le nostre lettere, ma solo raramente riusciamo a farlo...”
La lettera continuava, ma Nicolas si fermò, accorgendosi di un secondo foglio che si era incollato per via dell’inchiostro al primo. La calligrafia era più sottile e le lettere diverse. Nicky non lo lesse subito, ma lo odorò per un attimo e sorrise dolcemente non più a Lio, ma alla pagina, poi, rimessi i fogli nella busta, la nascose nell’angolo più remoto del proprio baule.
Seduto per terra ai piedi del letto con le punta delle dita che gli sorreggevano la fronte, stette immobile per qualche istante.
- Poco per volta Lio, per farla durare di più! -
- Uh! - fece il pennuto.
- Aspetta mi era arrivato anche qualcos’altro ora che mi viene in mente... - e così dicendo trasse con un po’ di fatica dalla tasca interna della giacca il biglietto che gli era arrivato quella mattina stessa.
Emise uno sbuffo di riso dal naso.
- Con quello che è successo a Luna, Ginny e Neville, diventa per noi sempre più rischioso... è sempre più difficile per me mentire, ho il terrore di tradirmi... -
- Guh! Guh! - gorgheggiò il gufo con uno strano sguardo severo negli occhi.
- Tu ti fidi troppo di me, ok! Vediamo cosa dice il biglietto “Gentile Sig. Knightly La informiamo che il suo ordine al “Tocco di fata - Tutto per la manutenzione magica” è arrivato e La invitiamo a recuperare il suo pacco presso l’ufficio di Hogsmade il prima possibile”... Ottimo! - esclamò Nicolas - È arrivato il materiale nuovo per la riparazione di bacchette e visto che ho ancora qualche bacchetta in sospeso ti manderei subito a prenderlo -.
Dicendo ciò, spalancò con un colpo di bacchetta la finestra e guardò il suo gufo porgendogli il biglietto per ritirare il pacco, ma questi si girò dall’altra parte.
- Ehi Lio, mi hai sentito? Per cortesia andresti a prendere il pacco? - ma quello rimase immobile, quasi fosse impagliato. Nick sorrise e alzò le sopracciglia, probabilmente capendo la ragione che faceva desistere il suo gufo ad abbandonare la stanza.
- Non leggerò la lettera dei bambini senza di te... -
- Uh! - si girò il gufo con aria soddisfatta.
- Ma non ti aspettare che ti legga la seconda! - e dicendo così arrossì.
Il gufo spiccò immediatamente il volo verso l’ufficio postale di Hogsmade, tra le risa di Nicolas.
- Che pennuto insolito! - disse il ragazzo ancora sorridente, mentre con un movimento di polso inverso al primo, chiudeva fuori l’aria gelida di quella giornata.
Poi, probabilmente preso da una curiosità implacabile, aprì nuovamente il suo baule e frugò nell’angolino più recondito.
Nicky stava studiando in biblioteca, concentrato su un grosso libro di incantesimi. Un’ombra apparve dietro l’alta vetrata che gettava una luce piatta all’interno dello stanzone, proprio di fianco al ragazzo. Nicolas, inizialmente non accortosi di quella presenza, girò meccanicamente la testa verso l’abbassamento di luminosità, ma non staccando ancora gli occhi dalla pagina. Quando finalmente girò anche lo sguardo, si ritrovò davanti gli enormi occhi gialli del suo pennuto amico, che appariva molto agitato.
- Che c’è Lio!? - chiese.
- Sssh! - fece imperiosa la vecchia bibliotecaria seduta alla sua scrivania.
Nick fece cenno all’animale di portarsi alla finestra del corridoio e si diresse velocemente ad accoglierlo. Aprì la finestra, porgendo al gufo il braccio, ma l’animale continuava a sbattere le ali, senza accennare minimamente a calmarsi.
- Cosa è successo, perché sei così scosso? Non ti hanno dato il pacco? - ma il gufo era sempre più agitato e, dopo una breve riflessione, Nicky sembrò capire.
- Ti ho già visto in questo stato Lio... tu hai visto qualcuno che conosci... non è vero! - subito il pennuto rispose con un suono stridulo, che Nick interpretò come un assenso.
- Allora fammi strada! -
Lio si lanciò per il corridoio e poi per le scale, alle sue spalle Nicolas cercava di stargli dietro. Si lanciò oltre il grande portone della scuola aperto, giù lungo il viale, e poi in alto, oltrepassando con un colpo delle grandi ali il cancello chiuso tra i due cinghiali alati. Ma qui la voce di Nicolas lo raggiunse.
- Lio dove mi stai portando? Non posso uscire dalla scuola! - fece il ragazzo trafelato e con il fiatone, piegato sulle proprie ginocchia, mentre cercava di recuperare il respiro.
Lio ancora agitato, tornò indietro, sbattendo le ali e gettando continue occhiate alle sue spalle.
Sembrava dire con lo sguardo ansioso “Per di là! Per di là!”.
Nicolas, preoccupato per il pennuto, lo fece appoggiare sul braccio e con un tono molto dolce gli sussurrò:
- Ho capito Lio, adesso calmati! È a Hogsmade? Mi vuoi dire che chi hai visto è al villaggio magico? -
Lio ancora piuttosto agitato, si muoveva a destra e a sinistra del braccio di Nick, costando fatica al padrone che sosteneva il peso con un notevole sforzo ad ogni movimento del pennuto.
- Ok! Riflettiamo un attimo, torniamo in camera mia... ti va? -
Lio spiccò il volo dal suo trespolo di carne e Nick, dopo un grosso respiro, riprese a correre verso la propria stanza. Quando Nick riuscì a raggiungerla, trovò Lio che continuava a muoversi lateralmente e nervosamente sull’appendino della sua divisa. Il pavimento era cosparso di fogli di pergamena accartocciati e sul letto era appoggiato un grosso pacco incartato, con un grande biglietto che titolava “Tocco di fata”, ma Nicolas era maggiormente preso dal proprio famiglio.
- Allora Lio, riflettiamo un attimo - Nicolas si mise a girare per la stanza, calciando i fogli di pergamena e ragionando ad alta voce.
- Con la formazione della nuova squadra disciplinare è semplicemente impossibile per me “evadere” dalla scuola oggi per vedere chi hai visto a Hogsmade - poi aggiunse pensoso - c’è solo da sperare che quel tale non sia semplicemente di passaggio, ma che viva lì... Intanto dovremmo appurare questo fatto! Dunque dovresti tornare a Hogsmade e sorvegliare chiunque tu abbia visto, controllando che non se ne vada... - Lio guardava come un gatto le palline di carta rotolare sul freddo pavimento di pietra, mentre il padroncino continuava a parlare - ... se ti sembra intenzionato a lasciare Hogsmade, vola il prima possibile qui, intanto penserò a un modo “alternativo” a quella che viene definita la solita gita al villaggio - si interruppe e, seguendo lo sguardo del proprio gufo sulle cartacce paglierine, si giustificò - Stavo tentando di rispondere alla seconda lettera... -
Il ragazzo aveva nuovamente infilato la testa nel proprio baule, traendone un sacchetto blu di tessuto grezzo con ricamate, non troppo elegantemente, le sue iniziali, in cui custodiva i propri risparmi.
- Così pagherai anche l’ordine... - avvicinandosi finalmente al pacco sul letto.
- COSA?! - imprecò Nick - Come mai gli devo tutti quei soldi - fissando stupefatto la bolla applicata al pacco. Scartò con furia il voluminoso involucro.
- Cento flaconi di Calmante per bacchette! Io ne avevo ordinato una confezio... - la voce si spense.
- Che totale idiota! Ne ho ordinato “una confezione” non “un flacone” e loro per “confezione” intendono proprio il pacco da cento... - continuando a confrontare la bolla dell’ordine con il pacchetto di Calmante. Arresosi all’evidenza, Nicolas piegò il capo sul suo borsino, scrutandone con uno sguardo mesto il contenuto.
- Addio manico... avevo appena confermato a Nat il prezzo! Mi userà come mazza da bolide... -
disse gettandosi supino sul letto e soffocandosi la faccia nel cuscino.
- Meglio parlargliene subito -
Si alzò si sistemò la divisa e fece i pochi gradini che dividevano la sua stanza dalla Sala comune. Lì trovò Nat e Lisa che ridevano sopra il tema di incantesimi.
- Ancora non capisco come hai fatto a prendere tanti punti in questo mese e mezzo - stava dicendo stupito Nat.
- Non stupirti troppo - fece falsamente indispettita Lisa - mi sono applicata! -
- Non dire scemenze, nei temi non sei migliorata di un’h, di’ la verità hai trovato qualche formula strana... -
- In realtà non so spiegarmelo neanch’io - si arrese la ragazza bionda spostandosi una ciocca dietro l’orecchio.
Nicolas si avvicinò imbarazzato.
- Scusami? - fece timidamente.
- Oh! Ciao Nick! Ti serviva qualcosa? - gli si rivolse cortese e con un po’ di imbarazzo Lisa.
- Veramente dovrei parlare con Nat - si rivolse gentilmente al ragazzo seduto, subendo un’occhiata di vivo stupore negli occhi azzurro-grigi della ragazza.
- Che c’è Knightly? - fece con un’ostentata indifferenza Nat.
- In privato per cortesia... -
- Umpf! - sbuffò il ragazzo avviandosi in un angolo isolato della stanza.
- Allora? - disse Nat.
Dalla selezione della squadra di Quidditch tra i due ragazzi si era instaurata una certa tolleranza, con addirittura qualche accenno di simpatia durante l’ordine del manico, in cui Nat aveva prestato una consulenza molto particolareggiata a Nicolas per la scelta della sua scopa.
- Avrei un problema con il pagamento del manico - fece Nicky terribilmente imbarazzato.
- Stai scherzando vero? - domandò più sbalordito che adirato l’altro.
- È che ho avuto una spesa imprevista e che... - ma Nicolas ormai color rosso peperone si fermò notando che il compagno stava fremendo d’ira nei suoi confronti.
- Come non detto cercherò di trovare un altro modo per fronteggiare il problema - si rimangiò tutto, volgendo lo sguardo in basso a sinistra senza riuscire ad alzare lo sguardo negli occhi nocciola di Nat.
- Ti conviene! - fece l’altro con una nota severa e di puro disprezzo nella voce più profonda.
- Ok! Scusami... - si allontanò il ragazzo greco senza altre parole.
Nat ritornò al suo posto al fianco di Lisa arrabbiato e scuro in volto.
Lisa anche se aveva notato il cambiamento di umore tra i due cercò ugualmente di trattenere il ragazzo più giovane.
- Nicky! Devi andartene subito, non puoi rimanere un po’ qui? -
Nicolas scosse la testa e si allontanò facendole un cenno con la mano.
- Te l’avevo detto Lisa di quel ragazzo non ti devi fidare, sembra tanto ingenuo, ma in realtà ci vuole fregare - fece con un tono di scherno rabbioso Nat.
A quella frase Nicolas accelerò il passo e si rifugiò nella propria stanza.
Decisamente di pessimo umore tirò un’occhiata tra il truce e il disperato alla confezione, causa di tanta disperazione.
- Che me ne faccio di 100 flaconi di Calmante per bacchette! Almeno servissero per i maghi!! -
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